Capitolo 104. Chi era?

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N/A: c'è un po' di azione, giuro!

Poi, ovviamente, sapete che le mie scene d'azione sono quello che sono, quindi non aspettatevi niente di più (al massimo di meno), ma almeno non ci sono solo nazioni e regioni che hanno bisogno di terapia per quello che sentono.



Oliver annuì entusiasta e batté le mani tre volte.
Ma chi di dovere non aspettò altro per ergere degli scudi.
E fece bene!

Una tempesta di colpi fece vilbrare e quasi ruppe le difese magiche. Alfred sparò preventivamente, stupido, dato che ruppe definitivamente le barriere. Sparò dietro a una sagoma scura che zig-zaggó davanti ai nemici, ben protetti da Oliver che non aveva a che fare con idioti impulsivi con le loro pistole.

Invece un'idea terrificante si faceva strada nella mente di Ludwig, che ebbe avuto almeno il buon senso di non rompere la loro difesa.
L'idea si fece ben più concreta quando tale figura non venne neppure sfiorata da un colpo. Una seconda figura, comparsa chissà dove e come, tale e quale all'altra, difendeva  la gemella agitando qualcosa come una sorta di scudo.

<Ma non vale!> lamentò lo statunitense.
<E tu non aiuti la causa!> ribatté Arthur, alzando le mani al cielo, mentre tutti i suoi tentativi di protezione (o quasi) venivano resi briciole.
<E perché tu non spari? Non eri brava?> domandò Alfred, cambiando discorso.

Giovanna scosse la testa, incredula, mentre la nuca le pizzicava.
<È...> riuscì solo a balbettare.

Luciano sorrise e annuì incoraggiante, neanche fosse un maestro che esortava un alunno a completare una frase.
<Vedo che nonostante tutto il sangue non mente, mh? Oliver, non c'è bisogno di trattenere più niente.>

Il britannico annuì e schioccò le dita. Le due figure smisero di essere... sagome, e tutti videro alla perfezione Feliciano e Lovino.
<Non c'è problema, li posso sconfiggere benissimo! Già fatto!> gongoló Alfred.

<Sono posseduti, quindi sono più potenti.> sottolineò Angela, pronta ad una controffensiva (dato che i suoi attacchi neanche avevano fatto una nuvoletta di magia! Come era possibile?!).

<Ah.>
<Te ne eri scordato?!> si scioccò Matthew, sorpreso dall'esser sorpreso della stupidità del fratello.

<E non sono gli unici! Davvero pensavate che con qualche bella parolina aveste risolto una possessione magica d'ultimo livello? Vi pensavo più intelligenti.> punzecchiò Luciano.
E Oliver premette qualche pulsante sulla console di metallo sul lato della pedana.

Tutte le regioni gridarono come una sola persona prima di accasciarsi a terra. A parte Franco, che stava osservando terrorizzato la scena. Si chinò e provò a scuotere Marie, ma dalla sua pelle sgorgò un fumo sottile, nerastro.

Il molisano alzò la testa e notò con orrore che anche a tutti gli altri stava succedendo la stessa cosa.
Scattò in piedi ma non arretrò, bloccato nello shock, mentre il fumo prese forma in una creatura non antropomorfica, oleastra, del colore del petrolio.
Rantolò, ma ancora il suo corpo era pesante e la sua mente era distante.

Il mostro aveva braccia e tentacoli e prolungamenti più simili a rami che altro. Spalancò le fauci, mostrando fila su fila di denti violacei e ben aguzzi.
Allungò un "braccio" verso Rita e Franco si risveglió d'impatto, come se gli avessero rovesciato addosso un secchio d'acqua gelida.

<Non ci provare!> strillò, correndo nella direzione della sarda, inciampando nei suoi stessi piedi.

Eppure fu lo stesso efficace.
La creatura venne sbalzata indietro e non gradì affatto la cosa. I suoi occhietti, due puntaspilli d'avorio, si spostarono su Franco, aprendo leggermente le fauci. Si leccó la prima fila di denti superiori con la lingua nerastra e a punta, poi spalancò appieno le fauci e strillò.

E poi avanzò verso Franco con pesanti e lunghi passi.

La regione si guardò velocemente intorno, alla ricerca di -qualcuno-, ma notò con orrore che le nazioni stavano combattendo contro Feliciano, Lovino e le nazioni di quell'altro mondo pazzo (quando e come era successo?! Come non se ne era reso conto?!).

Arretrò mentre tornò a fissare la creatura che guadagnava sempre più terreno, e si bloccò quando sfioró un braccio di Anna.

Guardò i fratelli sparsi per terra, ignorati dalle nazioni, e notò un delicato velo verde chiaro ricoprirli come una seconda pelle. Li stava proteggendo con la sua magia? E se sì, quanto poteva durare?

Aggrottò le sopracciglia mentre volgeva la testa verso la minaccia più incombente.
Se c'era qualcuno interessato ai suoi fratelli era quell'essere. E lui non l'avrebbe lasciato avvicinarsi!

Fece uno sprint e, a giudicare dai passi pesanti sempre più vicini, il mostro aveva ancora occhi solo per lui.

Si fermò quando realizzò, troppo tardi, di essersi avvicinato troppo al bordo dell'enorme stanza.
Si girò di scatto, giusto in tempo per notare la creatura muovere i numerosi arti in giubilio mentre s'avvicina.

Il cuore batteva nel petto come un pazzo e Franco provò ad agitare le mani e le braccia, imponendo: <Vattene! Sparisci!>
Ma senza nessun successo.
Dove era la sua magia quando serviva?!

Non poteva ricredersi sulle sue parole così presto! I suoi fratelli, anche se incoscienti, contavano su di lui!

Tentò di costeggiare il bordo della stanza, ma venne interrotto dalla creatura che, ormai vicina, agitó un tentacolo: da esso fuoriuscì un liquido grigio che sfrigoló a contatto con il terreno e bruciacchió l'angolo della maglietta del molisano, colpita da una gocciolina che era rimbalzata.

E poi lo sentì.
Come uno schiaffo in faccia.
Un'ondata che gli pizzicò la faccia e le gambe.
Magia.
Ma era la magia del mostro.

Una magia che soccombeva.

Le gambe divennero molli come gelatina e dovette appoggiarsi al muro per reggersi.
Il molisano alzò lo sguardo sul mostro, che si stava di nuovo leccando le fauci, ma con calma. Sapeva di averlo in trappola. E quindi, perché non godersi il momento?

Quando un arto simil-ramo molto flessibile s'abbassó nella direzione della regione, questi crolló a terra, a carponi, tutto il corpo che pizzicava e debole come un castello di carte al vento.

Un'impotenza non sua si arrampicó nelle ossa e gli fece calare le palpebre.
Tutto era buio. Eppure ondeggiava.

C'era una tempesta, stava affogando. Perché stava lottando? Il mare vinceva sempre. E lui era un nonnulla in quell'oceano vasto, sconfinato.

Steso a terra, più inconsciente che sveglio, Franco non s'accorse che l'arto simil-ramo l'aveva agguantato.

Era il solito Franco, l'inutile Franco, il più "piccolo" Franco. Chi era lui per poter vincere contro l'oceano?

Sottosopra, il mostro stava sollevando il molisano, che era sempre più vicino alle fauci agognanti della bestia.
Questa si leccó i denti un'ultima volta prima di allungare la lingua verso la piccola regione, pronta ad avvolgerla lì dentro per ingoiarla in un sol boccone.

Già, chi era lui?




N/A: spero vi sia piaciuto nonostante abbia avuto pochissimo tempo per scrivere questa settimana (guarda te, fare supplenze di "tante" ore prende tempo!).

In ogni caso, alla prossima!

Gabbia di séWhere stories live. Discover now