Capitolo 107. Il vuoto e una promessa

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N/A: SKSKSKSKSKSKSKSKSKSKS!
SKS! SKUSATEH!
Questa settimana è stata infinita, un delirio, stancante, io sono pazza nel cervello e quindi avrò delle "vacanze" di natale in cui sarò sempre (o quasi) dietro a fare qualcosa e quindi neanche oggi ho avuto tempo per scrivere!

Ho usato il tragitto in auto mentre andavo con delle mie amiche a fare un giro e ora tornata a casa dal suddetto giro (e mi è servito, stavo uscendo pazza e tutt'ora non mi sento troppo sana di testa).

Quindi ho davvero fatto in tempo zero ma ci rimuginavo su da tutta la settimana quindi spero possiate accettare il ritardo!

Sksksksk e buona lettura!



Ludwig sparò gli ennesimi colpi contro il suo alter-ego. Non sapeva neanche più perché digrignava i denti ogni volta che Feliciano li parava.

Ricaricò l'arma e il cuore gli saltó un gola quando vide Gilbert schivare per un soffio il tridente del nemico, cadendo però a terra.

Con la voce bloccata in gola si fiondó verso il fratello. Gli avevano stregato il fidanzato, non potevano rubargli per sempre il fratello. Sarebbe stato lui il suo scudo!

Ma tutti i suoi propositi eroici scoppiarono quando venne buttato a terra da un'onda d'urto.

Buio.
Dolore.

E arrivò.
Il boato.

Lo scoppio di una granata, no, di una bomba. Una di quelle atomiche, che non lasciava traccia di sé se non nella distruzione.
Venne investito da un'ondata di calore che gli pizzicò qualsiasi pelo sulla pelle.

Finì anche il boato.
Ma le orecchie lo ripeterono ancora e ancora.
Ancora buio.

Strizzó gli occhi e li riaprì. Grigio. Pietra.
Si mise a carponi.
Mancava qualcosa...?

La pistola! Scattò in piedi.
Barcollò. Cadde di nuovo a terra.
Gemette di dolore.
Alzò un braccio e la richiamò a sé.

Quasi rantolasse anche lei, la pistola strusciò contro il terreno, inciampando e rotolando, prima di tornare nella mano del proprietario.

Ludwig guardò il fratello e con sollievo notò che si stava risvegliando anche lui.
Poco più avanti notò Feliciano. Girò il volto e poggiò una guancia contro il freddo pavimento. Ma non si mosse.
Sembrava una marionetta senza fili.

Ludwig avrebbe solo voluto raccoglierlo e strappargli a mani nude qualsiasi cosa l'avesse reso un oggetto.

Strizzó gli occhi e mosse lo sguardo.
Il suo alter-ego era ancora svenuto. O almeno sembrava. Chi lo sapeva che non fosse tutto un bluff.

E se anche Feliciano non fosse altro che un bluff?!
Tremò come se l'avesse scosso un fulmine e per un breve istante ebbe il terrore di essere diventato cieco.
Poi il mondo riprese in una cacofonia di gemiti e insulti tra i denti.

E poi le sue orecchie vennero squarciate da uno stridio che lo fece vacillare e quasi buttò la pistola a terra nella disperazione di tapparsi le orecchie.

Si girò con il cuore in gola e la testa ondeggiante, mentre le tempie pulsavano.

•~-~•

Per un attimo tutto fu colore. E poi fu vuoto.
Neanche nero.
Solo vuoto.

Franco era così stanco che avrebbe solo voluto rimanere raggomitolato, sospeso, nullo come un granello di polvere.
Non sapeva bene perché. Non lo ricordava.
Ma non doveva muoversi. Non era utile.

Era così semplice rendere tutto disinteressate, quando non eri altro che una nullità.
Ecco.

È nel vuoto perché lui è un vuoto. Non ha spessore, né valore.
Avrebbe solo voluto togliersi quel corpo e diventare davvero nulla, senza forma.

Quindi srotolò gli arti e si guardò intorno, alla ricerca di come togliersi quelle spoglie mortali.
Sfioró con un flebile mugugno la pelle nuda della pancia, pensando a quale sarebbe stato il metodo più veloce per tagliarsi via quel corpo.
Valeva la pena partire dal ventre, essendo uno dei posti più ampi da cui forse la sua nullità sarebbe uscita più facilmente?

Una risata.
Alzò lo sguardo.

Un volto noto, un corpo noto.
Michele, vividamente nudo eppure dai contorni sfumati come lui stesso, comparve in quel vuoto e lo riempì.
Di errore.
Era lui l'errore, vero?

Michele s'avvicinò battendo le mani e a gran voce proclamò: <Oh povero piccolo Franco! Aveva un solo compito e non è riuscito a portarlo a termine! Che nullità! Perché non ti uccidi?>

<Non trovo niente.> fu l'atonale risposta del molisano.
Il pugliese alzò le sopracciglia in stupore e rise sguaiato: <Neanche controbatti!? Che nullità, che nullità davvero! Hai almeno abbastanza spessore come essere da ucciderti o alla fine chiederai a me?>

<Dammi e ti farò vedere.>
Michele annuì incoraggiante.
Mosse la mano nell'aria e fece comparire un pugnale. Piccolo, rozzo, incompleto.
Come lui.
No, il pugnale avrebbe avuto uno scopo: portarlo alla sua vera natura.

Il pugliese glielo consegnò dalla parte del manico e Franco lo prese in fretta, rigirandolo nelle mani.
Qualcosa formicolava. Dal pugnale alle sue dita. E si stava diffondendo per le braccia.

<Embè, davvero non hai il fegato? Dammi qua, su!> esclamò Michele.
Franco fece un passo indietro e lo guardó attento. Per un attimo i capelli del pugliese erano sembrati fumo.
Forse questo vuoto danneggiava chi non era un nulla come lui, mh?

<Ho una sensazione strana. Ma non preoccuparti. Lo faccio subito.> e prese il pugnale con ambe le mani e appoggiò la punta contro la pancia. Bastava premere con forza. E avrebbe finito. La sua nullità sarebbe scivolata fuori da quel foro e tutto sarebbe andato bene.

Michele si sedette a terra, batté le mani e lo esortó: <Su, su! Non sto più nella pelle! Finalmente siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Voglio vederti morto. E tu vuoi ucciderti, no? Su su!>

Un gessetto sfregato contro una lavagna.
Qualcosa non andava.
Franco chiuse gli occhi.

Li riaprì per trovarsi con addosso una maglietta di Evangelion ben più grande di lui contro cui la lama era sempre puntata.

Abbassò le braccia e la lama finì ciondoloni contro i fianchi (su cui poggiava l'elastico di un paio di boxer nascosti dalla maglietta).
Michele aggrottò le sopracciglia: <Hai perso fegato? Andiamo! Sei davvero un buono a nulla!>

<Tu non sei Michele.>

Michele s'alzò in piedi e aggrottò le sopracciglia.
<E chi dovrei essere? L'uomo nero?>

<Per cosa ho visto uscire dai miei fratelli, sì. Tu non sei Michele perché per quanto lui mi odi e prenda per il culo, quella sera me l'ha promesso. Mi ha promesso che c'è un motivo per il suo comportamento. E per quanto sia un coglione e lo odi per come mi tratta, so che non mi vuole morto! Perché altrimenti quella sera non mi avrebbe confortato! Non avrebbe mantenuto il segreto e non mi avrebbe lasciato in pace per ben più di una settimana! Vattene, mostro di merda!>

Michele, da scioccato, prese a ridere come un matto e si piegò in due.
La voce rimbombò per quel vuoto, stordendo Franco, che arretrò di qualche passo. Strinse la presa attorno il pugnale mentre Michele rialzò il volto.

Il suo volto era spaccato, un ghigno innaturale lo distorceva.
<Allora basta con questa sceneggiata!>



N/A: SKS SKS SKS SKS ANCORA E ANCORA!
Ma spero davvero tanto tanto tanto che vi sia piaciuto!
Vi auguro buone feste, mangiate tanto e bene e riposatevi anche per me!

Noi ci vediamo sabato prossimo, ciao ciao!

Gabbia di séWhere stories live. Discover now