Capitolo 12. Non tutti i poteri sono disponibili

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Kuro osservò la scenetta, inclinò la testa e commentó: <Io pensavo che almeno un limone sarebbe partito. Non dico una scopata, riconosco sarebbe stato scomodo e non c'era tempo, però-!>

<Siamo in missione, non stiamo ricreando una telenovela.> ribatté Lutz, annoiato, che lo cingeva da dietro, tenendolo seduto sulle proprie gambe.

<Intanto lo stai guardando con me! E non pensare che prima non abbia sentito quel tuo «uh, si piacciono» detto sottovoce!> gli rinfacciò il giapponese.

<Se dobbiamo monitorare la situazione, almeno cerco di non mi annoiarmi.> borbottò il tedesco.
<Che è successo?> domandò Luciano, rientrando nell'ampia stanza.

<Hanno salvato anche lui.> rispose Kuro.
<Stanno facendo in fretta.> decretò l'italiano, spingendo il nipponico di lato, appropriandosi di una gamba del germanico.

<Si. Non ti preoccupa?> domandò Kuro, non arrabbiandosi: comunque una gamba era rimasta sua.
<Non eccessivamente. Oliver mi ha assicurato che non è così semplice liberarsi di quella magia. Guarda.> asserì l'italico.

Premette l'indice sulla sfera e tutto divenne grigio e nero, eccetto alcune piccole scintille che risiedevano dentro il corpo delle regioni italiane possedute.

<Quindi non è tutto perduto.> concluse Kuro.
<Hai pensato a tutto questa volta.> si complimentò Lutz, depositando un bacio sulla guancia di Luciano.

All'italiano non bastò, prese il suo volto con forza e lo baciò con passione, trascinandolo in un momento di foga, di lingua e denti e ansimi.

<Per quanto sia bello ammirarvi, mi piacerebbe-> ma Kuro venne interrotto perché Luciano allungò la mano e gli tirò indietro la testa attraverso i capelli sulla nuca, un suo punto debole.

Emise un gemito strozzato, soffocato poi dal bacio dell'italiano che lo prese di contropiede e lo costrinse a sottomettersi al suo volere.

Mugugnò in approvazione, muovendo una mano sul petto di Lutz e l'altra si diresse verso le gambe di Luciano.
Adorava quando il lavoro prendeva quella stupenda piega~.

•~-~•

Maurizio si staccò abbastanza in fretta, anche se il profumo di Angela si era impresso ancora una volta nella sua mente.

Lei lo aiutò ad alzarsi e lui finalmente notò come era vestita. Chiese: <Che hai addosso?>
<Un vestito da monaca, tipo. Pietro ha avuto più influenza di quanto mi piaccia ammettere.> spiegò ella.

<Boh, io sono vestito normale.> notò Maurizio.
<Meglio! Ti assicuro che queste gonne sono pesanti!> si lamentò Rita, anche se aveva un sorriso in volto.

<Perché non ne togli una?> chiese l'umbra.
<Perché non sento dove sia il filo e credo che, come mio solito, l'abbia infilato sotto i vestiti. Per levare il sopragonna dovrei mezza spogliarmi e non ho decisamente voglia o tempo. E in un certo senso mi piace avere la doppia gonna.> rispose la sarda.

<Beh, a me non dispiacerebbe se ti dovessi spogliare~.> commentò Francis, ammiccando all'isolana.
Il sorriso di lei divenne una gelida maschera e gli rivolse un delicato dito medio.

<Sei disgustoso.> borbottò Arthur.
<Papà!> si esasperò Matthew. Ci voleva provare con lei e ovviamente lui doveva mettersi a fare il viscido, così non avrebbe avuto chance!

<Non è una novità.> ella liquidò la questione. Finché riguardava se stessa era un conto, ma doveva anche solo osare farlo con Roberto: lì l'avrebbe ammazzato.

Gabbia di séKde žijí příběhy. Začni objevovat