Capitolo 53. Alfred texano mode: on

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N/A: non ho granché da dire, se non che se ne vedranno delle belle, con una regioncina che stanno per incontrare.

Io vi "invito caldamente" sempre a lasciare stelline e/o commenti, vi auguro un buon weekend perché non lo faccio mai e vi lascio alla lettura!



Il gruppo finalmente uscì dal tunnel dissestato, per trovarsi di fronte un enorme spiazzo deserto. Sembrava un altopiano brullo di montagna.

<Non ditemi che sono di nuovo caselle musicali, ma questa volta nascoste.> pregò Arthur, osservando con circospezione la zona.

<C'è un solo modo per scoprirlo!> notò Alfred. Fece comparire una pistola e sparò in qualche punto a caso.
Molti si conficcarono nel terreno senza tanti effetti, però uno casualmente beccò una microscopica dunetta sotto cui si nascondeva una sorpresina.

Un'esplosione colse tutti di sorpresa, mentre la terra della zolla veniva schizzata in tutte le direzioni.

<Un campo minato?! Pensavo di aver finito di avere a che fare con loro!> si lamentò Francis.
<Quindi per andare avanti continuo a sparare dovunque?> domandò lo statunitense.

<Troppo lungo. E questa volta non abbiamo un pattern che possiamo seguire e che ci può aiutare.> ribatté Angela.

<Provare a volare? Mica ci sarà anche qua una barriera!> commentò Yao.
<Io non rischio una seconda volta!> ritorse subito Arthur.

Vennero interrotti da varie urla provenienti dalla sfera e un ruzzolare di corpi in modo sgraziato.
<Porca troia Eva.> maledisse Francesca, mettendosi quasi subito in ginocchio, massaggiandosi il naso.

Si guardò intorno, commentando: <O troviamo Giorgio o troviamo Feli.>
<Tutto bene? Nessun osso rotto?> domandò Franco.

<Tuuutto bene!> assicurò Mario, alzandosi, un po' frastornato. <Ma dove siamo? Non è la piazza San Marco.>
<Non credo saremo troppo distanti.> Sofia storse il naso <Spero solo di non dover di nuovo prendere una barca. Questo odore lacustre non aiuta la nausea.>

<Potresti volarci vicino, se il viaggio non fosse troppo lungo.> suggerì intelligentemente Ivan.

<Beh, pensiamo ad arrivare in piazza. È troppo importante per non esserci qualcosa.> decretò Ludwig, guardandosi attorno, nella speranza di riconoscere qualcosa. Ma tutto sembrava così diverso dalle volte in cui c'era andato con il suo fidanzato.

<Voi perché siete fermi?> domandò Antonio.
<C'è un campo minato.> rispose lapidario Matthew.
<Ah.> fu l'unico commento dello spagnolo.

<Siamo tutti disorientati.> concluse Kiku. Un venticello prese a serpeggiare e qualche piccione volò sopra la loro testa.
<Seguiamoli!> ordinò il tedesco <Cercano di sicuro il cibo e il posto in cui tutti i piccioni si riuniscono sono le piazze.>

<Non mi sembra la più scientifica delle notizie, ma dato che non c'è di meglio, mi va bene. Al massimo, arriviamo a dell'acqua di mare che non passa per un canaletto.> commentò Henrique.

E allora si misero a seguire quegli uccelli che cagano in modo seriale, mentre l'altro gruppo era ancora indeciso sul da farsi.
Tutti eccetto Alfred.
Alfred aveva ri-iniziato a sparare, spaventando tutti con altre esplosioni.

<Basta, cretino!> lo rimproverò Arthur.
<Se continuiamo a fare rumore, potrebbero raggiungerci dei nemici.> notò Domenico.

<Ma dovrebbero passare per il campo minato, ci farebbero un favore!> replicò Francis.
<Girati.> consigliò l'abruzzese.
Tutti lo fecero e notarono come, al posto del tunnel dal quale erano venuti, ci fosse solo altra terra brulla.

<Non ci sono mine.> commentò Maurizio. Provò ad andare in quella direzione, per prendersi una craniata contro un muro invisibile, lanciando qualche ingiuria.

<Ok, possiamo solo passare per il campo minato.> sospirò Matthew.
<Forse ho un'idea.> dichiarò Rita. Evocò il bastone e lo sbatté contro il terreno.
Si creò un ponte che, innalzandosi di poco, sorvolava sul campo minato.>

<Wow, comodo!> si rallegrò Michele, salendo senza pensarci. Vedendo che non cadeva né che il mondo stava per implodere, salirono tutti.
Dopo neanche un minuto di serenità, le mine presero a sbucare dal terreno di loro volontà, lanciandosi in alto ed esplodendo a mezz'aria.

<Mai un attimo di pace!> si lamentò Yao, colpendo con il wok una mina e facendola esplodere.
<Ora ho tutto il diritto di sparare!> gioì Alfred, facendo uscire il texano dentro di sé.

<Ma se tanto lo fai anche senza il nostro consenso!> ribatté Matthew.
<La mia Costituzione me lo permette!> si difese lo statunitense, mentre i botti iniziavano ad assordare tutti.

<Ma qua siamo in Italia, anche se in una dimensione parallela o cosa.> gli fece notare Angela, provando a catturarle senza esplodere, con poco successo.

<È inutile, lascialo fare, così si stanca.> consigliò Arthur.
<Come con i bambini.> commentò Maurizio.
Nessuno negó.

•~-~•

Il gruppo impiegato nel bird watching (o, forse, il termine più corretto sarebbe stato bird chasing) raggiunse piazza San Marco, dove i volatili si posarono qua e là.

Ad un bar in un angolo dell'ampia piazza, dove solitamente si trovebbero caffè a 10€, c'era una locanda e fuori, in piedi, un gruppo di uomini stava bevendo, ridendo e parlottando.

<Che è, di nuovo tutto come ai tempi dee repubbliche marinare?> domandò Rosa, riconoscendo la parlata di quei tempi.

<Non mi stupirebbe.> commentò Francesca, avvicinandosi. Se c'era una ciurma, il capitano non poteva essere troppo lontano.

<Cosa?> domandò Ivan.
<Storia lunga, ma per riassumere: per tutto il medioevo e buona parte dell'età moderna non è che ci siamo fatti scrupoli nell'attaccarci l'un l'altro. O, per lo meno, chi poteva, come Giorgio.> spiegò Sofia.

<Poi anche lui è stato fregato dagli Asburgo.> concluse Giuseppe <Anche se quelli d'Austria, quindi odia i crucchi con tutto il suo cuore.>

<Sembra più Lovinito, che Feliciano, così.> notó Antonio.
<Prova a dirlo di fronte a Lovì e Giorgio e vedi che ti fanno. Per una volta, almeno, andrebbero d'accordo.> rispose Mario.

Intanto la toscana aveva urlato al manipolo di uomini, in italiano: <Ehi, voi!>
Essi si girarono verso di lei e uno esclamò: <La pisana!>
E subito dopo un altro: <Il genovese!>

<Sì, siamo noi! Vogliamo vedere il vostro capo. Dove sta?> domandò Rosa, pronta ad evocare le sue falci.

<Là!> indicò uno, oltre la piazza e gli edifici, puntando ad un'isoletta poco più in là.
<E perché?> domandò Anna, ormai avvicinatasi.

Nonostante non la riconoscessero né avessero motivo di portarle rispetto nella paura, il più basso raccontò: <Vuole star da solo, non sappiamo di più. È strano oggi, molto più indemoniato del solito.>

<C'è una barca da poter usare?> inquisì la toscana.
<Sì!> assicurò uno dei più massiccio <E sarebbe un onore avere la pisana o il genovese al comando!>

<Sembra tutto fin troppo facile.> mezzo sussurò Henrique.
<Non portarci sfiga!> lo ammonì Antonio, per dargli fastidio.
Il nascente litigio venne terminato da Kiku che commentò: <Al massimo c'è Sofia che può aiutarci.>

<Però sta male in mare.> ricordò Mario.
<Seguirò l'esempio di Russia. Volo molto volentieri per così poco.> assicurò l'occhialuta, guardando con un misto tra disgusto e orrore l'imbarcazione che galleggiava.




N/A: comunque c'è sicuramente una correlazione tra magia e problemi con l'acqua perché Arthur, canonicamente, non sa nuotare, lol.

È un sacrificio che bisogna fare per i poteri. Sofia ancora ancora le va bene, è nell'entroterra, Arthur è un'arcipelago... SFIGATOOOO.

Gabbia di séWhere stories live. Discover now