Capitolo 42. Giorno fortunato per Arthur

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N/A: non è il capitolo più bello che abbia scritto perché mi sono resa conto ieri che l'avevo a malapena iniziato (pensavo di avere già il capitolo pronto e invece qwq) e quindi ho scritto alla meglio.

Spero che sia leggibile e, se vi va, stellinate e commentate.
Buona lettura <3



<Giuse'!> si spaventò Mario, fiondandosi sul fratello finito faccia a terra.
<Abbiamo liberato Giuseppe, ma Sofia e Portogallo sono rimasti feriti.> riassunse Francesca.

Arthur, spaventato dalla notizia, ammonì l'amico: <Henry! Solo perché io rischio di morire non significa che ci devi provare anche tu!>

<Non mi sono preso una pallottola di striscio nella gamba per solidarietà, Artú!> sbuffò il portoghese. Ci mise un secondo a capire un'altra cosa e scioccarsi: <Cosa vuol dire che hai rischiato di morire?!>

<Non è importante, sto bene! Questi territori delle due Italie sono miracolosi!> replicò il britannico
<Mate*, dovresti cercare il migliore da cui prendere energia.>

Sofia, capendo di essere l'interessata, ridacchiò in acuto, un sorriso freddo e leggermente disturbante in volto e ribatté: <L'unico con un'anima comoda, bella carina di pazienza, sta ancora sanguinando! Dubito sia una buona idea prendere energia da lui!>

<Prendi l'energia da me!> suggerì Ivan <L'hai fatto prima.>
<E non so come ho fatto.> ribatté l'emiliana <Hai un'anima blu, di integrità, è appena più concessiva della mia ma neanche tanto.>

<E io?> domandò Anna, parandosi di fronte alla gemella <Ho un'anima come la tua?>

<No, no...> mezzo borbottò Sofia, trafiggendola con il tuo sguardo. Sembrò indecisa, ma infine si arrese: <Va bene, hai un'anima gialla, di giustizia. Perfettamente a metà.>

Anna le porse una mano e l'emiliana l'afferrò e si aggrappò, in fretta riprendendo colore e scostandosi delicatamente dal russo.

Comunque in fretta dalla sorella, la quale si sentì per un attimo la terra vacillare sotto i piedi.
Ivan si prodigò a sostenerla.
<Me lo faccio bastare.> decretò Sofia, avvicinandosi ad Henrique.

Sfiorò con le dita la zona della ferita e recitò qualche parola sottovoce.
Quando ebbe finito, chiese al diretto interessato: <Come va?>

<Sto bene.> notò il portoghese, mettendosi meglio seduto e sciogliendo la benda di fortuna del giapponese. La ferita era totalmente ricucita e pulita.

<Grazie!> esclamò João, scattando in piedi, porgendo la mano alla regione.
Sofia rimase seduta a terra, tenendosi la testa, dichiarando: <Ora io voglio due minuti di time-out, per favore.>

<Finché non ti sei quasi prosciugata, tutto dovrebbe andare bene.> commentò Arthur.
Vennero distratti da un borbottare sconosciuto alle nazioni, mentre Mario esclamava qualcosa in dialetto.

<Che male alla faccia, porca puttana!> si lamentò Giuseppe, fatto sedere dal fratello, stropicciandosi la faccia. Aprì gli occhi e fissò Mario, il primo nel suo campo visivo.

Sorrise calorosamente, allargò le braccia e proclamò: <Fratm!>
<Fraté!> ricambiò il laziale, fiondandosi sul fratello e abbracciandolo <La prossima volta se provi a non ammazzarci sono anche più felice di vederti!>

<Cosa?!> domandò scioccato il campano, interrompendo l'abbraccio e cercando di alzarsi <Cosa ho fatto?!>

<Una magia ti aveva stregato e hai provato a fare il gangster perché pensavi fosse l'unica cosa che potessi fare, ma non è da te!> mentì in parte Mario, evitando la brutta parola con la 'm' <È bastato parlarti della pizza e sei tornato a posto!>

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