Capitolo 102. Bisogna fare le presentazioni

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L'enorme gruppo proseguì in silenzio per qualche minuto. Il passaggio era ben illuminato da potenti torce che, in quel freddo cunicolo, donavano anche un briciolo di calore molto gradito.

<Sarà la mia paranoia, ma a me sembra di andare al macero.> commentò Maurizio a mezza voce, rompendo ansiosamente il silenzio.
<E la spunteremo anche con questo mattatoio, se davvero esiste. Spero sinceramente che sia solo una tua paranoia; senza offesa.> replicò Arthur.

<E se c'è un mattatoio, che almeno ci siano anche Lovino e Feliciano! Non abbiamo neanche la più pallida idea di dove siano!> s'aggiunse Mario, che si voltò verso Giorgio prima e poi nella direzione di Giovanna, nella speranza che li risollevassero.

<Niente.> sospirò la sicula <Per un breve istante, poco fa, ho avuto un'emicrania lancinante. Ma, appunto, è passata subito. E forse non c'entra neanche con Lovino. Dopotutto, ho provato a ricontattarlo ma è come ci fosse il muro di prima.>
L'ex repubblica marinara annuì e borbottò: <Secondo me l'hanno fatto apposta, chiunque ci sia dietro tutto questo, per farci sperare di trovarli e farci abbassare la guardia.>

<Prima o poi li troveremo. Anche solo perché non ci credo che il nostro nemico non li userà mai come esca. O come ricatto.> rifletté Carlo.
<O...? Manca un "o".> incalzò Roberto.
<Non manca nessun "o".>
<A me sembrava di sì...>
<Capita a tutti di sbagliare, Roberto.>

<Beh, polentone, anche a me è sembrato ci fosse un "o" mancante. Quindi spara. Non è il momento di tenersi segreti o chissà altro dentro!> ribatté Giovanna, interrompendo quella scenetta.

Carlo le riservò un'occhiata truce e avvisò: <Volevo essere clemente e risparmiarvi un'ondata di pessimismo, ma l'avete voluto voi. Ho il brutto presentimento, perché è l'azione più logica, che usino Feliciano e Lovino come arma.>
<Ma non sono così bravi a lottare; scappano subito. A differenza vostra, che siete più resistenti.> s'intromise Yao.

<Non è questo il punto. Forse alla maggioranza di voi nazioni non farà né caldo né freddo, ma onestamente io non combatterei contro il mio capo. Anzi, forse mi verrebbe impedito. Potrebbero tranquillamente ordinarci di non attaccarli e di distruggere voi. E noi saremmo costretti. Non sarebbero più delle armi così scarse, mh?> spiegò il lombardo e rivolse uno sguardo di sfida nella direzione del cinese. Un chiaro tentativo sciocco di negare tale esito. Yao lo confermó, muto.

<Allora ci tocca sperare che i nostri nemici non ci abbiano pensato!> esclamò Gilbert <Non possiamo disperarci a furia di sé e ma. È giusto prepararsi al peggio, ma qua mi sembra un raduno di profeti del malaugurio!>

<Per una volta non hai detto una cazzata, sai?> lo stuzzicó Francesca.
<Io non dico mai cazzate!> si difese il germanico.
<Adesso non esageriamo.> lo smontò Rosa.

<Non capisco perché continuare ad insultarmi!> lagnò il prussiano.
<È divertente.> notò Giuseppe <Beh, per me col tuo compare altrettanto scemo.>
<Ehi!> s'aggiunse Antonio, che subito fissò truce sia Arthur che Henrique, annuenti.

<Quindi dalla disperazione al litigio?!> s'esasperó Ludwig a gran voce, ammutolendo il nascente bisticcio.
<Ma no! Conversare così tu lo chiami litigio? Bah!> si scandalizzò Francesca.

<Beh, è anche vero che forse per loro un litigio non è caratterizzato dal dover essere pronti a seriamente ammazzarsi.> notò Domenico.
<Ma questa è una quisquillia.> notò Carmela, che scosse la testa incredula.

<Secondo me stiamo iniziando a perdere il senno.> sospirò Sofia.
<Siamo solo stressati... ma ciò non ci giustifica.> ribatté Anna.
<Quindi prendiamo tutti un bel respiro e proviamo a darci una calmata?> suggerì Vincenzo <E no, non c'è bisogno di prendere fisicamente un bel respiro, se non piace.>

E da lì proseguirono in silenzio fino a che il tunnel non cominciò ad aprirsi. Spuntarono in un'ampia sala, come quella precedente, se non forse addirittura più ampia, ma...
<Qualcosa mi puzza.> sibilò Arthur dopo pochi passi dentro la stanza, bloccandosi sul posto.

<Una vibrazione?> chiese Rita.
Il britannico annuì, fissando torvo avanti a sé. Vari metri più avanti la luce delle torce illuminava una pedana di pietra, come il resto della stanza.
Era difficile stabile con certezza cosa fosse ma, sul lato destro della pedana, era stato costruito un semicerchio di metallo.

<Qualsiasi cosa sia quella, è piena di magia.> e il sopracciglione indicò la costruzione misteriosa.
<Che sia un qualche centro di controllo? Non mi stupirei se siano state orchestrate da qua tutte le catastrofi da cui siamo scappati e tutti quegli esseri strani che abbiamo affrontato.> propose l'emiliana.
<Potrebbe e, anche se non lo fosse, non mi ci avvicinerei.> decretò Arthur.

<Dovremmo fare le belle statuine?> indagò Francis, incredulo <Dopo tutto il battibecco sul sbrigarci neanche cinque minuti fa?!>
Ma il britannico non ebbe mai l'occasione di ribattere: «E mentre si discuteva di stare attenti che stavi facendo?!».

<Non male come idea; velocizzerebbe il nostro lavoro!> appoggiò entusiasta una voce.
Una moltitudine di teste scattarono verso la pedana. Tre figure, chissà come e chissà quando, erano spuntate.

Tre figure molto familiari.
O quasi.

<Ditemi che ho le traveggole e che lassù non ci sono dei doppioni di Ludwig e Kiku e un Feliciano con un sorriso inquietante.> quasi supplicò Gilbert.
<No, ci vedi benissimo.> replicò Ivan, ma il suo tono non era leggero. Con il tubo del dolore in mano, fissava guardingo i tre.

<Avevo ragione!> strillò Arthur, le braccia al cielo. Un sorriso nervoso gli tagliò la faccia mentre fissava il soffitto della stanza e urlava, incredulo: <Avevo ragione! Erano degli altri noi!>

<Ora sei contento?!> s'esasperó Antonio.
<No, porca puttana! Per una volta che volevo avere torto!> ribatté il britannico, fissando lo spagnolo, sempre con quella smorfia nervosa in faccia.

<Possiamo passare avanti o ne avete ancora per molto?> inquisì, stizzito, l'altro-Kiku.
L'altro-Feliciano sorrise ancora più entusiasta, bloccando il suo complice con un gesto della mano, e ribatté: <Non ci siamo neanche presentati! Ma penso che sia giusto lasciar fare le presentazioni a chi ci conosce già, nevvero Ludwig~?>

Occhi inquisitori su occhi scioccati si girarono verso il tedesco, che si trovò congelato sul posto.
Si girò verso Luciano, che gli fece "ciao ciao" con la mano, in beffa. E poi osservò qualcosa di lato a sé.

<Correte!> strillò Ludwig, arretrando più in fretta possibile.




N/A: ZAN ZAN ZAAAAAAN! Sono arrivati in scena i pazzi in culo più adorati (ma quando mai!... Cioè, boh, non so, se vi piacciono).

E questo vuol dire guai per l'idiota Ludwig che ha fatto la più grande furbata al mondo, ossia rimanere zitto.
Ma chissà perché ha urlato. Sta iniziando ad impazzire? Vuole sviare la conversazione? Ha visto qualcuno pronto ad attaccare?
Chissà!

Alla prossima settimana e spero vi sia piaciuto!

Gabbia di séWhere stories live. Discover now