Capitolo 36. Zitto e nuota, nuota e nuota

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N/A: non so cosa mi abbia posseduto per ideare questo titolo, se non un'improvvisa nostalgia di Nemo.

<Attenta!> gridò Francesca, usando la sua frusta e deviando la direzione della spada.
Sofia fece un piccolo balzo, guardando la spada conficcarsi nel terreno poco più avanti di lei, poco più in là.

<Grazie.> sussurrò alla rossiccia, tornando presto a guardare la gemella, ancora piangente per la morte di quegli esseri.

<Loro... Non sono reali, Anna. Sono personaggi di finzione.> notò con calma l'occhialuta.
<Per me sono loro la realtà, perché sono più belli della cruda realtà! Ma ora è come questo mondo!> e la romagnola agitò le braccia attorno a sé <Questo mondo di merda! Io non lo voglio!>

<Ci devi vivere, ci dobbiamo vivere, per quanto non ci piaccia.> asserì l'emiliana.
<Ma in questo mondo io non voglio più starci! Voglio solo l'altro, perché non si può vivere in due mondi, mi lacererei!> ribatté Anna.

<Eppure questo castello è reale.> contrattaccò Sofia.
La romagnola fu un attimo spiazzata. Scosse la testa e ribatté: <Non è la stessa cosa, è solo... il contorno.> ma la sua voce era meno sicura.

L'occhialuta allora capì dove poteva colpire. Scosse la testa e asserì: <È la stessa cosa. Stai facendo coesistere due mondi, il vero e l'immaginario, anche se su bassa scala. Puoi farlo al meglio: quei personaggi esistono, ma dentro di te, nella tua fantasia e sensibilità, senza ignorare la realtà, la tua famiglia e tua sorella, cioé me!>

<Io... Non ti concosco.> mentì spudoratamente Anna, facendo di tutto per non guardarla.
Sofia si avvicinò a lunghe falcate e le prese il volto tra le mani, parlando lentamente ma con enorme sicurezza: <Non negare l'ovvio, siamo gemelle, siamo quasi identiche, sono una realtà che non puoi ignorare. Integrami nella tua fantasia, non puoi ignorare questa verità, non puoi ignorare me.>

Studiò la gemella, la quale era in tumulto interno. Ogni tanto la osservava e a tratti sembrava non la vedesse.
Sotto le sue dita l'emiliana poteva percepire qualcosa pizzicare. Con un minimo di sforzo, capì essere quella sostanza melmosa e orripilante che li controllava.

Poteva manipolarla?
Si concentrò, affondando un pochino i polpastrelli nelle guance di lei, sussurrando: <Anna, lo so che mi senti, combatti questo stronzo dentro di te.>

Chiuse gli occhi, cercando quella corrente oscura e maligna che percepiva dentro di lei. Rischiò, con enorme orrore, di essere risucchiata di nuovo da essa, ma non si lasciò accarezzare di nuovo da parole e promesse viscide.

Sapeva la realtà ma, ancora più importante, c'era in ballo sua sorella Anna. Non avrebbe per nulla al mondo perso, se c'entrava lei.

Stanò quell'essere e lo scacciò fuori, urlando insieme alla sorella per l'enorme shock magico che causò ad entrambe, tramite il contatto. Capitombolarono a terra mentre una figura nerastra mutaforma, assumendo il volto di tanti personaggi, incombeva sulle due.

Sofia era pronta a proteggere e ad attaccare, nonostante la stanchezza dell'aver scacciato fuori quell'essere.
Ma ci pensò prima Francesca, saltando in avanti e avvolgendo la sua frusta attorno a quell'essere. Strinse la presa sulla creatura e la fece trapassare dal massimo dell'energia elettrica che riusciva a scaricare in una volta sola.

Il mostro stridette con mille voci e poi esplose.
Se ne era andato...
Allora perché Sofia lo sentiva ancora girare dentro Anna, piccolino ma presente?

Non poté pensarci più di tanto perché la voce di Ivan interruppe il momento. Infatti questi fissò il soffitto, da dove un piccolo ciottolo gli era caduto in testa, e osservò: <Il castello si sta distruggendo.>

Gabbia di séWhere stories live. Discover now