Capitolo 71. Lovino biondo

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N/A: questo titolo non è neanche scemo, se non fosse che è un'eresia
Ovviamente verrà spiegato, ma se volete tirare ad indovinare, provateci!

Buona lettura!



Giovanna rifletté lunghi secondi prima di scrollare le spalle e commentare: <Se l'ho creata da pazza, chissà a cosa stavo pensando; una strada vale l'altra. Ma proverei ad andare verso la Fontana della Vergogna, mi piace quel posto.>

E si incamminò con sicurezza; anche se era una versione fittizia della città, le sembrava di essere lì e di potersi orientare perfettamente al suo interno.

<Perché 'della Vergogna'?> domandò Yao, provando ancora una volta invano a trovare l'uscita in un'arcata qualsiasi.
<In realtà perchè fu acquistata ad un prezzo esagerato quando si moriva di fame e quindi era della vergogna perché rappresentava quanto fosse corrotta la nobiltà; ma mi fa ridere che la versione più conosciuta sia perché c'era accanto un convento di suore che si dovevano sempre coprire gli occhi perché c'erano le statue con il cazzo di fuori, molto poco decoroso per la Chiesa. Le mie genti l'hanno resa molto meno tragica.> raccontò con tono allegro la siciliana.

<Capisco: molto meglio passar per pucidi che per spendaccioni.> replicò Yao, probabilmente non troppo ironico.
<E io mi sto stancando di provare a vuoto ancora e ancora.> si intromise Michele.

<Non abbiamo altra scelta.> notò Angela.
<Carmela, davvero non hai idea di come uscire di qui?> chiese Maurizio, giusto un pochino disperato.

La lucana tirò fuori dalle tasche della gonna indossata solo degli ammassi di tritolo e altre sostanze scoppiettanti (anche se le aveva fatte apparire con la magia, era solo per far scena) e ammise: <Io ho solo le mie bombe.>

<Lanciale, su!, al massimo distruggiamo questo posto finto.> la pregò Michele.
<E se rimaniamo intrappolati perché ha distrutto la nostra unica via di fuga?> inquisì Arthur.
<Shhhh, voglio vedere anche io le esplosioni!> lo ignorò Alfred, entusiasta.

<Prova a prendere anche lui mentre lanci le bombe e di' che è stato un incidente!> suggerì Ivan, ancora più entusiasta del nemico.

<Allontanatevi che se poi morite è colpa vostra.> ordinó Carmela e in fretta obbedirono.
La lucana tirò fuori tanti piccoli oggettini, quasi dei ciccioli da far esplodere ma non del tipico colore rosso, e li lanciò verso alcune porte.

Prese a correre e iniziò a lanciare altri di quei non-ciccioli-ma-peggio verso le porte, fermandosi dopo aver lanciato polvere da sparo contro ad un quarto delle porte.

Fu come vedere delle texture in un gioco diventare un bug: tutta la zona esplosa si attorcigliò su se stessa, lasciando dietro di sé uno spazio piatto e nero.

Ma la cosa ancora più strana era che si crearono tanti puntini luminosi in quegli spazi distrutti; un puntino per ogni arcata scomparsa.
<Stavamo sbagliando tutto.> commentò Domenico.

<Devo quindi continuare?> domandò a denti stretti Carmela, che intanto stava creando altre di quelle mini bombe potenti mentre aveva l'involucro con cui avvolgerle tra i denti e le sostanze esplosive nelle mani.

<Se servono esplosioni, si possono anche fare con la magia, non devi dissanguare le sue riserve.> commentò Arthur.

Angela mosse le mani e in fretta viticci spuntarono dal terreno e si avvolsero attorno alle colonne o si intricarono nello spazio sotto l'arco. Poi scoppiarono in una luce violacea con un botto meno fastidioso di quelli di Carmela, nonostante la maggiore quantità.

Molti altri puntini luminosi comparvero e pulsarono ad intermittenza quando tutte le entrate furono "distrutte".
Le lucine pulsarono sempre più velocemente finché non divenne impossibile distinguere tra il momento massimo e minimo tanto erano veloci le pulsazioni.

Gabbia di séWhere stories live. Discover now