Capitolo 117. Bravi padroni di casa (non propria)

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N/A: e concludiamo questa settimana con un altro capitolo più lungo del solito!
Non lungo come gli altri due, ma comunque più del solito.

Infatti, per chi se lo fosse perso, è uscito il secondo capitolo (dopo quasi 4 anni di attesa) di "Una nuova casa (e vita?) per Lovino", mentre mercoledì è uscito un capitolo "lunghetto" (giusto quelle 4mila parole) riguardante la coppia gay, blasfema e con problemi di alcolismo più amata.

Quindi andateli a recuperare se vi interessano ora o dopo e a chi non interessano o è "in pari", vi lascio al capitolo.

Buona lettura!




Il soffitto di pietra svanì come spazzato via dal vento e le pareti si sbriciolarono mentre il pavimento continuava a vorticare.

Le nazioni e le regioni si misero subito in posa d'attacco, pronti a rispondere all'ennesima minaccia.
E poi tutto quel grigiume svanì e lasciò lo spazio al celeste e al verde con ocra e cannella.

Tutti i colori presero contorni e si ritrovarono in un ampio giardino, vicino ad un capannone degli attrezzi e sullo sfondo una casa mastodontica, meglio dire una villa, troneggiava sul terreno.

<Siamo praticamente tornati al punto di partenza?> domandò Franco, che poi scoppiò a ridere e si appoggiò a Marie, confusa.

<Quindi è finita?> invece chiese Gilbert.
<Non sento più nessuna magia estranea come prima, quindi... possiamo dire che si sono ritirati. Abbastanza definitivamente, se Dio vuole.> spiegò Arthur.

<Cosa-> balbettò Feliciano. Ora che il pericolo sembrava svanito e l'adrenalina era scemata, si sentiva investito da una secchiata d'acqua fredda.
E come se, contemporaneamente, si fosse svegliato dopo un lungo pisolino, quindi discretamente confuso.

<Bastava uno sparo per spaventarli?> chiese invece Lovino, che però era scioccato e confuso come il fratello.
Giovanna scoppiò in una risata un po' di cuore e un po' isterica come quella di Franco e lo stritolò, blaterando qualcosa di sconnesso in messinese.

Qualcosa scattò in altre regioni e quelle meridionali si fiondarono su Lovino, in un abbraccio di gruppo, tra proteste sconclusionate e non sincere di un imbarazzato di questi.

Feliciano invece si fiondó su Giorgio e lo abbracciò forte, mentre il veneto imprecò: <Dio can Feli, mi fai cadere!>
Ma Veneziano lo ignoró e continuò a sorridere a trentadue denti, stritolandolo. Alzò un attimo la testa ed esortó: <Su, abbraccio di gruppo!>

E chi quasi trascinato, chi più spontaneo, crearono un secondo abbraccio di gruppo dopo anche un po' di tentennamento di alcune regioni, reclamate da Giuseppe con: <Lasciate quei costipati emotivamente a bollire nel loro triste brodo e venite qua ad abbracciare questo antipaticone!>

E così Rita, Mario, Domenico e Franco si unirono all'abbraccio nei confronti di un ancora più imbarazzato Lovino.

<Toccante.> criticò Yao senza troppa enfasi.
<Sei solo geloso perché avresti voluto abbracciare te il piccoletto.> se la sghignazzò Ivan sotto i baffi.
Il cinese gli riservò una mezza occhiataccia e borbottò qualche insensatezza, dando ragione all'amico.

<Abbiamo finito con gli abbracci?> indagò qualche istante dopo Marie, curiosa.
<Dipende.>
<Magari!>
Furono le esclamazioni di, rispettivamente, il Nord e il Sud Italia.

<Beh, avete altri da ringraziare, quindi io suggerirei di sì.> commentò Angela.
<Vuoi solo smettere di dover abbracciare.> sghignazzò Mario dall'altro gruppo.
<Effetto collaterale gradito.>

Gabbia di séWhere stories live. Discover now