Capitolo 63. L'importante è non vomitare per davvero

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N/A: i superbi insegnamenti che divulgo nei miei titoli sono inequiparabili.

E quanti paroloni per una sola frase, per di più all'interno di questa storia!
Vi lascio al capitolo, che è meglio, oggi non ho di voce e la mia creatività se n'è andata con essa, quasi.


Angela gli cinse il braccio con entrambe le braccia e ordinò: <Tu avanza, io mi faccio piccola per non essere presa.>

E mantenne la sua parola, perché in fretta si rimpicciolì e divenne una graziosa apetta sulla sua spalla, che prese a illuminarsi d'oro.

Quell'aura in fretta fu attorno anche a Domenico che, conscio di aver sprecato già abbastanza tempo, iniziò a correre verso la lucana.

Superò i lenti Rumit (almeno nel reagire, dato che continuavano a scagliare bombe quasi non stop), lasciandosi guidare dalle risate di Carmela.

Detriti (e una volta pure una bomba intera!) comparivano da tutte le parti, colpendolo, e buche più o meno grandi lo ostacolavano. Non era facile avanzare, ma avanzava, ringraziando mentalmente Angela.

Senza di lei sarebbe stata davvero una missione suicida! Lo rincuorò pensare che l'umbra si era prodigata, rischiando anche la sua vita, a proteggerlo al meglio delle sue capacità.

Carmela ormai non era solo una voce, ma un corpo intravisibile anche nel mezzo della polvere, in groppa a una di quelle creature.

"Devo fare in modo che sia a terra, altrimenti è inutile... Devo attaccare e sconfiggere questo colosso." realizzò mentalmente l'abruzzese.

Prese un profondo respiro e passó dal passo svelto alla corsa, fiondandosi sulla "gamba" del Rumit.
La strinse con forza, evitando di essere scalciato via quando la creatura provò a scrollarselo di dosso come se fosse un pezzettino di nastro adesivo attaccato alla suola della scarpa.

Quando la creatura si fermò un momento, Domenico ne approfittò per piantare bene i piedi sulla parte inferiore della creatura e tirare via un grosso pezzo di corteccia.

Il Rumit emise un verso gutturale, chiaramente ferito, chinandosi, pronto ad acciuffarlo con l'arto nodoso e pieno di foglioline.
Non vi riuscì perché Angela lo protesse con uno scudo umano e l'abruzzese ne approfittò per vendicarsi.

Balzò verso l'alto, si attaccò a un ramo grosso e ballonzolò nell'aria finché la forza di gravità non vinse la resistenza del legno, staccando uno dei due rami principali della "mano" della creatura.

Carmela strillò qualcosa preoccupata, saltando giù dal Rumit, furente. Lanciò una sua bomba, accusandolo: <Assassino!>

<Stai provando ad ammazzarci da almeno dieci minuti!> si difese l'abruzzese, incurante dell'esplosione e del resto grazie alla magia dell'umbra e si fiondò addosso la lucana.

Quest'ultima, non aspettandosi che l'altro ne uscisse indenne senza neanche arretrare o fermarsi, inciampò e cadde a terra.
Angela si ritrasformò rapidamente e, con un globo dorato che le avvolgeva la mano, provò a catturare la meridionale.

Carmela rotolò di lato mentre dei raggi violacei, su cui lei non aveva alcun controllo, le uscirono dal corpo, dirette verso i due nemici.
Angela difese entrambi ed arretrò, percependo come l'altra fosse carica di una magia non sua.

Era tutto nelle mani di Rita.

Quest'ultima, fortunatamente, aveva recitato bene la sua parte, fingendo di essere presa ad attaccare qualche Rumit. Non appena il collaboratre segreto aiutò palesemente Carmela, la sarda percepì la sua posizione alla perfezione e si fece attrarre come una farfalla dal nettare, scomparendo e materializzandosi accanto al nemico più nascosto.

Gabbia di séWhere stories live. Discover now