Capitolo 17. L'amore, illusorio e fugace

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La nuova creatura puntò lo specchio addosso al gruppo più nutrito e un fascio azzurrino proruppe.

Rita difese tutti attraverso una barriera magica, che fece scomparire appena il raggio venne interrotto da Arthur e Angela.

<Va bene, allora parlate! E intanto cerchiamo di non venire uccisi!> decretò Antonio.
<Senza di te non ci sarebbe mai venuto in mente!> ironizzò Henrique.

<Non ora!> impartì Ludwig, sparando al Tribunale.
Questo deviò il colpo con il suo specchio e, nel mentre, mosse l'altra mano.
Accanto a lei comparvero due creature. Una dalla forma a clessidra, di un incarnato dorato, l'altra più bassa, tozza, quasi tonda, dalla pelle di palissandro e aghi di pino*.

<Uhhh, minions!> si stupì Alfred, partendo alla carica e sparando alle due creature.

Matthew provò a fermarlo ma, conscio non avesse chance, lo seguì, sparando frecce per proteggerlo.

La "clessidra" sfuggiva come acqua di un torrente montano; prima era un po' più avanti, poi indietro, dopo più a destra, successivamente ancora indietro e così via.

La "palla", invece, non era una palla: mutava continuamente forma. Filiforme, sciolto a terra, simile ad un'opera dadaistica... era quasi impossibile stargli dietro.

Francis venne per primo fregato dalla "clessidra", venendo risucchiato e poi spinto lontano, sbattendo sonoramente la testa.

Arthur non ebbe neppure il tempo di fare una battuta acida che l'altro minion si sciolse sotto i suoi piedi e si ricompose pressocché quadrato dietro di lui. Con un poderoso pugno in mezzo la schiena lo fece volare in alto e all'indietro, in una graziosa parabolica.

Cadde addosso al francese, scaturendo un lamento di dolore ad entrambi.
Vennero salvati, prima di diventare cenere per via del raggio del Tribunale, grazie Gilbert e Matthew.

<Ci sei?> chiese il prussiano, mettendo in piedi il francese.
<Non ho mai avuto un mal di schiena del genere, neppure quella volta che-> ma venne interrotto dall'esclamazione del britannico: <Non lo voglio sapere!>

<Bisogna farvi avvicinare a lei per parlarle.> analizzò Kiku, studiando la tecnica migliore per farli passare.

<Basta usare la forza bruta! Compagno Yao, mi aiuteresti?> propose il russo.
<Ci sto, dimmi che devo fare!> accettò il cinese, carico di un'adrenalina che gli mancava percepire, in parte.

<Devi costringere la creatura più alta ad abbassarsi, così lei> e Ivan indicò Rita <Potrà creare quelle piattaforme rimbalzanti e andare a parlare con l'altra regione.>

<E io che faccio, una volta che ho saltato?> domandò Yao.
<Abbi fiducia dei poteri datomi dal Generale Inverno.> asserì Ivan.

Il cinese, non vedendo altre idee, annuì sotto lo sguardo critico del giapponese.
<Attento!> si raccomandò Franco.
Yao si sciolse internamente alla dolcezza del piccoletto. Gli accarezzò i capelli e poi si voltò verso Ivan.

Ad un accenno del più alto, corsero verso la creatura, aiutati dalle altre regione nel distrare i due più bassi.
Ivan fece da base di lancio di Yao e, una volta che il cinese schizzò verso l'alto, il russo richiamò a sé la magia.

Un vento veloce e gelido sospinse Yao sempre più in alto, fino al volto del nemico.
<A noi due!> strillò il cinese, dandogli il wok intrinseco di magia sul naso.
La creatura piegò la testa in un'angolazione innaturale, la maschera bluastra che si incrinò.

Cadde in ginocchio mentre il cinese si teneva al bordo superiore della sua maschera.

Ivan creò uno scivolo di ghiaccio avanti a sé. L'asiatico stava per saltare e scivolarci, che la creatura afferrò il ghiaccio e lo ruppe, scrollando la testa ancora più indietro.

Gabbia di séWhere stories live. Discover now