Capitolo 91. Un tipo ben preciso

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N/A: volevo scrivere le stronzate presenti in questo capitolo da moooolto tempo, quindi godetevi il trash!




Le esclamazioni di gioia e spavento insieme che scoppiarono ad un tratto dalla sfera, che a questo punto sembrava un essere quasi senziente a furia di essere un blocco di magia unico, attirarono l'attenzione del gruppo.

Soprattutto di Rosa che si fermò all'istante, corse indietro fino alla sfera e urlò: <Il diabetico ha vinto? Rita non ce l'ha fatta?!>

<Quanta preoccupazione per una a cui non gli importa di Roberto o Rita.> punzecchiò Carlo.
<Zitto, cretino!> ribatté la ligure.

Il lombardo, offeso, stava per contrattaccare che Maurizio rispose: <Roberto ha ammazzato quelle ombre che rappresentavano i Savoia.>

<Allora ha il fegato che serve! Perché non l'ha fatto nel '46?! Avrei aiutato! Anzi, avremmo aiutato!> borbottò indispettita la settentrionale, ma sotto sotto era contenta di sentire tali parole.

<Rosa, il passato è passato e l'importante è che Roberto non sia posseduto.> commentò Angela <Ora bisogna solo aspettare che si svegli.>

<Sventolate del cioccolato sotto il suo naso e sicuro si sveglia.> ironizzò Rosa, riprendendo a camminare, più serena.
<Ma quanto dura questa discesa?!> si lamentò invece Giuseppe.

Intanto Roberto mugugnò qualcosa, facendo balzare di gioia il cuore nel petto di Rita, che lo scosse delicatamente per svegliarlo.

Il piemontese si risvegliò abbastanza di scatto e la sarda arretrò prontamente, giusto il necessario per evitare una testata.
<Cosa-> e il settentrionale si bloccò, osservando come era diviso e il gruppo appena dietro le spalle di Rita.

<Dove siamo?> domandò dopo lunghi secondi, aiutato ad alzarsi dalla sarda.
<In qualche illusione magica. È tutto creato da quelle cose che ci hanno posseduto e noi ti abbiamo appena liberato. Stai bene?> chiese Rita.

L'ex sabaudo annuì e allora Rita lo stritolò in un abbraccio, sussurrando: <Sei stato bravissimo. Hai sconfitto da solo la tua paura, quelle sorta di ombre dei Savoia. Puoi anche non credermi, ma è così.>

A Roberto quasi cadde una lacrima mentre provò a ricambiare la stretta e sussurrò: <Non ricordo tanto, ma sono sicuro che tu hai aiutato.>

<Aspetta, devo segnarlo sulla mappa!> esclamò Gilbert, spaventato, rovinando il momento toccante anche nell'altro gruppo.

(E facendo spaventare il vicino Antonio a tal punto che si bloccò con un piede alzato, quasi finendo addosso a Ludwig.)

Roberto fece un salto sul posto, fissando confuso Rita e le regioni dietro di lei, notandole veramente in quel momento.

<Siamo divisi in due gruppi. Quella sfera ci tiene in contatto.> spiegò Franco, indicando la sfera da cui si poteva vedere Gilbert che trovava il Piemonte sulla cartina grazie a Mario.

<Beh, grazie per avermi salvato. Meno grazie per lo spavento.> notò Roberto, abbozzando un sorriso.
<Di nulla! Siamo gli eroi della situazione! E poi ora ci avete promesso un pranzo, quindi ancora più volentieri vi aiutiamo!> spiegò Alfred.

Davanti la faccia confusa dell'ex sabaudo, Vincenzo rispose: <Giuseppe come sempre parla troppo.>
<Non l'ho fatto apposta!> lagnò il diretto interessato <Anche se, tanto, babbo mi strozzerà lo stesso!>

<Beh, apposta o non apposta, ha giocato a nostro favore.> sghignazzò Francis.
E fu allora che Roberto si rese conto che quell'odore che conosceva bene non poteva venire solo da Canada, né che stava avendo le traveggole.

Gabbia di séWhere stories live. Discover now