Capitolo 121. La rosellina è un sempreverde!

39 6 101
                                    

<È.cosí.carino!> scandí Yao con tono quasi sofferente per la troppa carineria della piccola regione. E, con una velocità che solo un turista cinese esperto poteva avere, tirò fuori il telefono e scattò delle foto al molisano, che in fretta si ritrovò con una poker face come espressione.

<Non è in vendita.> si ripeté Lovino.
<Non ti viene un crampo alla mano a fare tutte quelle foto?> invece si stupí Marie, accigliandosi.

Il cinese sbuffò e ripose via il telefono (ora pieno di nuove foto adorabili) e commentò: <Bimbetta, sono un esperto nel fare foto non-stop.>

<Infatti sei assillante pure con un qualcosa di delicato e prezioso come la fotografia.> mezzo sibiló Kiku.
Feliciano avrebbe voluto da un lato calmare i bollenti spiriti, dall'altro però non voleva che la conversazione tornare sul vendere Franco.
Anche perché quest'ultimo si stava dileguando silenziosamente con Marie al seguito e quel magico coniglio verde tra i capelli.

Quando il settentrionale si riconcentró sulla conversazione, la conversazione si stava scatafasciando da sola perché Francis, a giudicare dalle indignazioni di Arthur e dalle risatine del primo, aveva proposto di fare uno shooting fotografico con una rosellina come vestiario (era il suo sempreverde e lo era per un motivo; effetto assicurato!).

Si versó il suo nuovo bicchiere di vino bianco, sorseggiandone un po' mentre il francese continuava le sue provocazioni con il britannico.

Preferendo adottare il metodo svizzero, silente prese la grande padella di pasta e si versò una seconda porzione (un po' più piccolina, solo 60 grammi! (E c'era ancora pasta, c'era stato largamente lo zampino di qualcuno che non fosse Rosa!)).

<Allora, è chiaro che i vostri territori non sono in vendita.> dichiarò ad un certo punto Alfred, che era stato infatti sospettosamente silenzioso per troppo tempo <Ma non si può fare una sorta di scambio?>

<In che senso?> fece in uno stridulo il povero Feliciano, che rischiò di strozzarsi con la forchettata di pasta che stava ingoiando.
<I nostri territori non sono dei pacchi, men che meno delle escort!> s'indignó Lovino.
<Quindi è un no?>
<Hai capito il concetto.>

Francis scosse la testa deluso, sospirando: <Alfred, non hai tatto! Il massimo che puoi fare è corteggiarle, ma neanche su quel versante sei molto portato!>
<Ehi, io le corteggerò tutte!> asserì Alfred, che aggiunse poi per buon misura <E tutti!>
Fece una smorfia e si corresse: <Che mi interessano.>

Lovino nascose la faccia tra le mani e prese a contare fino a dieci (mila) per evitare di urlare come un ossesso.
Arthur arcuó le sopraccigliona e domandò: <Devo vederlo come il tuo coming out?>

<Tanto con quel cervellino piccolo che si ritrova ha doppiamente zero chance.> sghignazzò Ivan.
<Io confido in te, Matieu.> e Francis diede delle pacche sulla spalla al canadese.

Lovino alzò lentamente il volto dalle mani e lo fissò con una certa furia omicida negli occhi. Sibilò: <Anche tu?>
Il povero canadese stava provando a balbettare qualcosa quando, in lontananza, si sentì una voce cantare in italiano: <Nel momento piccante ti messaggia l'amante ma va bene così!>

E quindi la conversazione si perse mentre Giuseppe si avvicinava baldanzoso, continuando la canzone a gran voce: <Ti piace che sono perverso e non mi giudichi se  metterò il rossetto in ufficio il lunedì!>

Ignaro dello sguardo scioccato di Ludwig (che era nella sua versione puritana), proseguì: <Da due passiamo a tre, più siamo e meglio è!>
Però sulle note di "Ci dicono di no" si fermò perché si accorse di essere osservato.

Pigiò con la spalla, riuscendo, al terzo tentativo, a spegnere le cuffiette bluetooth, e s'avvicinò con il suo solito sorriso da "non prometto di non fare guai".

<Ed ecco a voi un bel po' di polpo! È immerso nel sugo, ci sono capperi, olive e un po' di peperoncino, quindi, se siete delicati di stomaco o bocca, siete stati avvisati.>

<Hai messo tu il piccante?> indagò Lovino.
<Ho lasciato l'onore a Vincè mentre "prendevo in prestito" le cuffiette di Mimi.> e il campano fece un sorrisone a trentadue denti ancora meno rassicurante.

<Vedremo se conti balle.> e Lovino si fece portare la pentola e mettersi dentro il piatto il polpo teneressimo. Ne assaggió un pezzo e commentò: <Sì, la mano di Vincenzo c'è tutta.>
Si girò verso Matthew e con un sorrisetto sadico commentò: <Prendine un po' Matt, è scortese non mangiare ciò offerto.>
<Ma io non tollero il piccante.>
<Esatto.>

<C'ha fatto Canadà, con la sua casetta con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà?> indagò Giuseppe, sempre pronto al gossip.
<Alfred mi aspettavo avrebbe perso l'unico neurone che ha per via dell'ormone, ma speravo meglio da Matthew!>

Henrique notò una leggera inflessione di sincero dispiacere e, discretamente, prese ad accarezzargli il ginocchio da sotto il tavolo.
Il campano ignoró di verbalizzare il dolce gesto, annuì solenne mentre Feliciano faceva il finto tonto e serviva, in silenzio, a sé e Ludwig la loro porzione (aveva ripulito la seconda porzione di pasta a velocità spaziale, ok?!). Poi il meridionale aggiunse: <Non è stato il primo né l'ultimo. E suppongo che tutti diranno di no per un motivo o per l'altro. Anche Roberto, che di solito non sa dire di no.>

<Roberto?> ripeté Feliciano, instupidito.
<Beh, era in divisa e ha qualcosa che a quanto pare attira quando si mette a minacciare quel francese là.> semi-mentí Giuseppe, perché si poteva tranquillamente mettere in quella categoria.
Fece spallucce, scompigliò i capelli di Lovino e se ne andò lesto, riprendendo a cantare: <E adesso ci lasciate fare il sesso, made in Italy!>

Il ché risulto in Ludwig che si strozzò con il pomodoro. Feliciano gli diede leggere pacche sulla spalla e sussurrò in tedesco: <Potessi, ti farei vedere subito di nuovo quel tipo di made in Italy. O preferisci ripropormi il made in Germany?>

Nessun altro lo sentì perché Gilbert stava sparando a gran voce supposizioni stupide su cosa avesse sentito Ludwig, ma quest'ultimo aveva sentito forte e chiaro il commento di Feliciano e dovette iniziare a recitare i presidenti del Parlamento Europeo a retroso per non diventare rosso quanto il pomodoro con cui s'era strozzato.
Non era il momento, però allo stesso tempo era servita su un piatto d'argento!
E la proposta non gli dispiaceva troppo.

Riprese contegno, fece una finta tosse e propose diplomatico: <Non possiamo cambiare argomento? Totalmente?>

<Io volentieri passerei alle mie solite avanches verso questo ometto testardo che non->
<-Ti ha ancora ucciso perché gli dispiacerebbe sporcare di sangue la tovaglia e le stoviglie!> sibilò Arthur, sbuffando, fulminando con lo sguardo il francese che stava ridacchiando in quel suo modo inquietante.
Dannazione, perché Mint Bunny se n'era andato con il suo nuovo amico, aveva bisogno anche lui di conforto!



N/A: non no niente da dire se non che sono indecisa sul fare accadere una cosuccia o meno su cui sto riflettendo da tanto e quindi ho dubbi :^

Ma sono cose che riguardano moi, no? Quindi non vi annoierò con ciò!
Spero vi sia piaciuto il capitolo e buona Pasqua in anticipo!

Che sia meglio della mia!
(Che stasera lavoro come gestore dell'area bimbi di un ristorante, che essenzialmente vuol dire andare nella giungla qwq)

Gabbia di séDove le storie prendono vita. Scoprilo ora