Capitolo 74. Certe effigi e marcette

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<Sembra in tutto e per tutto una metropolitana, ma non ci sono treni.> commentò Kiku, osservando la struttura attorno a loro.

<Beh, meglio: i treni sarebbero sicuramente dei Trenini Thomas inquietanti che provano a tirarti sotto!> commentò Giuseppe, mazza con i chiodi sempre sotto mano.

<Degli inquietanti cosa?> domandò Rosa.
<È un personaggio di un cartone animato.> spiegò Mario.
<Stile quei cinque in costumi colorati che combattono mostri fatti tanto male che sembrano dei peluche?> domandò la ligure.

<No, trenino Thomas è un cartone animato occidentale, più sobrio e scemo.> la corresse Giuseppe.
<Ma che cavolo di cartoni animati ci sono in Italia?!> inquisì invece Gilbert.

<Credo che Rosa si riferisca alle prime stagioni di un cartone che danno alla sera per gli umani nostalgici della loro infanzia... Com'è che si chiamava? Power qualcosa!> aggiunse Anna.
<E comunque non è italiano.> rettificò Sofia, salendo i primi gradini di una scala che (si sperava) li avrebbe riportati in superficie da un'altra parte.

La luce del sole la accecò ma appena si riabituò, capì subito dove si trovavano.
Giovanna la batté sul tempo nel commentare, lamentandosi: <Lo sapevo che con la mia solita fortuna saremmo subito finiti dall'essere che meno al mondo voglio salvare!>

<E ne sei sicura da una chiesa gotica qualsiasi?> domandò Antonio.
<Punto primo, in Italia non esistono tantissime chiese gotiche, molte sono romaniche. Punto secondo, per gli italiani è abbastanza riconoscibile; è il duomo di Milano.>

<Aspetta, Milano forse so dov'è!> esclamò Gilbert, tirando fuori la mappa <Francis se ne lamenta sempre quando c'è la fashion week o quella cosa lì.>

<Quindi... Andiamo a salvare questo qua?> domandò subito dopo, indicando correttamente la Lombardia.
<Sì, ci tocca.> sbuffa Giuseppe.

<Vi sta antipatico?> indagò Ivan, ovviamente incurante di toccare tasti dolenti.

<È lui antipatico.> si difese il campano.
<Beh, non facciamo troppe anticipazioni.> si intromise Giorgio <Che scoprano da soli come gli italiani vedono spesso il Nord Italia.>

<Ma sei tu quello legato a Feli-> commentó Ludwig.
<Certo, ma purtroppo non rappresento al 100% lo stereotipo dell'italiano del nord; che invece è Carlo.> spiegò il veneto.

<Voi nazioni vedete come sono gli italiani all'opposto di come gli italiani si vedono, diciamo. Se voi chiedeste ad un italiano qualsiasi se una persona solare, pronta sempre a mangiare, bere e divertirsi è del nord o del sud, minimo al 90% vi risponde che è del sud. E se invece gli chiedete di dove è una persona scontrosa, riservata, che appare sempre infastidita e calcolatrice, sempre minimo al 90% vi diranno che è del nord.> illustrò Aleksander.

<Mi verrà il mal di testa; più vi sento parlare, più mi sembra di parlare di un mondo al contrario!> si lamentò Antonio.

<Perché in Italia funziona tutto al contrario. Se pure Lovino e Feliciano sono al contrario rispetto a ciò che dovrebbero rappresentare, non stupitevi che noi siamo all'opposto dei nostri capi. Siamo noi quelli giusti, da un punto di vista rappresentativo.> ribatté Giovanna.

E mentre facevano questa simpatica e chiarissima lezioncina alle nazioni, avevano girato l'intera piazza del duomo, alla ricerca di una via insolita, senza tanti risultati.

<Comunque lo vedrete con i vostri occhi.> decretò Francesca, mettendo le mani sui fianchi con fare arrabbiato <E qua non vedo niente che ci aiuti a capire dove andare.>

Sofia si morse il labbro inferiore per non fare un commento crudele, ma Anna non la graziò e la interpellò: <Sofi? Cosa ti frulla per la testa?>

<Niente.> mentì l'emiliana.
<Ti conosco e ti sento a livello simil-psichico. So che c'è qualcosa che vuoi proporre.> asserì la romagnola.

<È una cattiveria nei confronti di Carlo, non so se è il caso.> borbottò Sofia.
<Io sono pro alle cattiverie verso il polentone, spara.> la incitò Giovanna.

<Se ci fossero stati... state certe effigi avrei proposto di provare a cercare finché non sentivamo una certa marcetta o riproporla noi nella speranza che Carlo ci sentisse e venisse qua.> mezzo bofonchiò Sofia.

Anna si diede una manata in fronte, esasperata.
<Ma dato che non ci sono suddette effigi allora propongo "Bella ciao" che quella gli dà sempre fastidio.> aggiunse in fretta l'emiliana.
<Per me possiamo pure metterci a cantare "Bella ciao", se dà fastidio al polentone sempre e comunque.> e Giovanna scrollò le spalle.

<Io invece spero di star interpretando male le "effigi" e la marcetta citate.> commentò Kiku, decisamente più all'erta con certi temi.
Ivan invece sghignazzò e ribatté: <Oh, secondo me invece stiamo capendo tutti benissimo~.>

<La situazione va di bene in meglio...> commentò a mezza voce Henrique; accorgendosi con una punta di ironia che lì tutti (ma proprio tutti) erano stati sotto un regime totalitario di qualche tipo il secolo precedente.

<Allora inizio a cantare!> ruppe il ghiaccio Sofia, mentre le proprie mani si illuminavano di viola <Giovanna, ti aggreghi?>
<Potrei sapere in disordine i pochi versi ma ci posso provare.> rispose la sicula.

•~-~•

<Vincenzo, non vogliamo farti del male-!> provó a parlare Michele, ma venne interrotto quando la terra si mosse sotto i suoi piedi.

<Non so chi sia questo Vincenso o quel che sia. Voi siete solo degli stranieri armati che vogliono invadermi. Non vi permetterò di ferire le mie genti!> rispose il calabrese.

Gli umani fittizi riuniti nella piazza si dispersero velocemente nelle viuzze opposte da cui erano venute le regioni e le nazioni. Nel mentre, la terra continuava a tremare sotto i piedi di questi ultimi.

<Morite!> urlò Vincenzo.
La terra si spaccò sotto i loro piedi.

<Col cazzo!> strillò Carmela, buttandosi di lato per schivare la frattura. Da stesa a terra, tentò la fortuna e lanciò una bomba nella direzione del fratello.

La bomba fumogena scoppiò accanto al calabrese, che prese a tossire come un matto.
La frattura nella terra si chiuse, dando il tempo al gruppo di rimettersi in piedi senza rischiare di morire.

<Non volevo arrivare a ciò ma non ho avuto altra scelta!> si scusò la lucana a metà voce <Non ti ricordi di noi, Vince'?>
<Non so chi tu sia.> rispose secco Vincenzo, pronto ad ucciderli.




N/A: questo capitolo si poteva anche chiamare "Sofia e metodi poco ortodossi", perché anche le persone intelligenti hanno il diritto di dire 2 stronzate.

E mi sono messa ridere mentalmente quando ho realizzato che tutti, in quel gruppo, hanno avuto a che fare con delle dittature.

E vi lascio immaginare come reagiranno a Carlo, soprattutto sapendo che è come gli italiani vedono quelli del nord XD.

Spero vi sia piaciuto il capitolo!

Gabbia di séWhere stories live. Discover now