Capitolo 73. Qualche volta animale o sempre da reparto psichiatria?

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Ludwig notò lo sguardo spaventato (se non terrorizzato) di Gilbert, ma decise che avrebbe indagato, se se lo fosse ricordato, più tardi, e rispose: <No; ma è anche vero che sono abbastanza giovane come nazione.>

<Neanche io, personalmente. E ne ho visti di Imperi e Stati crollare! Non erano mai reincarnati. Ciò che rimaneva di loro era solo un discendente con qualche tratto identico a chi c'era prima, ma... nulla di più.> s'aggiunse Yao.

<Allora siamo strani forti noi, perché ben due in casa nostra sono frutto di una reincarnazione e lo sanno perché hanno ricordi di questa vita passata. E uno di questi è Vincenzo, molto probabilmente chi stiamo per affrontare.> raccontò Carmela.

<E con ciò? Come mai il fatto che sia reincarnato è un problema?> chiese Alfred.
<Perché se la magia che ci rende malvagi fa leva su argomenti per noi sensibili, di sicuro con Vincenzo farà leva su questa sua vita passata che ricorda poco. E di cui noi non sappiamo un cazzo.> illustrò Michele.

<Ah, splendido!> esclamò Arthur, fintamente entusiasta.
<Sicuri di non sapere alcunché?> domandò Matthew.

<L'unico che l'ha mai visto in quel periodo ero io. E l'ho visto solo qualche secondo prima che morisse definitivamente.> rispose Giovanna, il tono greve.

<Allora meno male che la sua assassina non è qui.> commentò Francis.
<Non l'ho propriamente ucciso! Mi sono presa i suoi territori e lui è sparito perché la sua popolazione era diventata troppo mescolata con i coloni greci.> si difese la sicula.

<Che c'entrano i greci, ora?> indagò Gilbert.
<Sono nata come colonia greca e solo dopo sono diventata territorio di Romulus. In un certo senso, sono parente di Heracles.> tagliò cortò la siciliana.

<Non mi ha mai raccontato di te.> mezzo mormorò Kiku.
<Sono poco rilevante nella sua vita, ma ci sta. Comunque quando sua madre è sparita, io ero già da tempo sotto dominio di Romulus, anche lui crepato.> scrollò le spalle Giovanna, mentendo in parte.

<Ti lasci dietro tanti morti...> commentò Francis.
<Vuoi essere il prossimo?> lo minacciò la meridionale.

<Forse ho trovato qualcosa. Ma possiamo sempre prima vederti ammazzare quel cretino lì e poi venire tutti qua.> annunciò Francesca.

<Sono sicuro che si possano fare entrambe le cose contemporaneamente, sai?> domandò retorico Ivan, già abbastanza vicino perché stava seguendo come un'ombra Sofia e Anna, in "gruppo" con la toscana.

<Cosa hai trovato?> inquisì invece Rosa, imbronciata di essere stata battuta dalla rivale di lunga data.
<Sembra abbiano creato una finestrella in quella statua lì e dubito sia originale.> rispose Francesca, indicando.

<Eh già, sono giusto un po' sicura non ci sia nella fontana originale.> commentò Giovanna con un'ombra di sarcasmo.
<Scavalco io!> si propose Rosa per poi subito saltare nella fontana, incurante di bagnarsi dal polpaccio in giù.

<Sei un animale, ogni tanto.> sbuffò Francesca, irritata dall'essersi bagnata fuori programma per via dei grandi schizzi della settentrionale.
<E tu sei sempre da reparto psichiatria.> ribatté a tono la ligure. Evocò una sola falce e fece leva con la lama sul bordo della finestrella, che si aprì di scatto senza troppa fatica.

<Se fosse stato rosso, mi sarei sentito all'interno di un enorme cartone animato.> commentò Aleksander, confuso ma non sorpreso dal pulsante di metallo che si celava dietro la finestrella.

<Pigiamolo!> fece subito Rosa, schiacciandolo con gran forza.
La fontana prese subito a tremare violentemente.
La ligure lanciò qualche insulto in un misto tra dialetti ed italiano e si fiondò fuori dalla fontana, bagnandosi ancora di più.

Scostò pure (facendolo quasi cadere a terra) Giorgio di malagrazia, il quale non si era allontanato più di tanto perché era sicuro che la fontana non sarebbe esplosa.
E aveva ragione.

La fontana si ripiegò su se stessa e si inabissò, trasformando le pregiate statue in anonime scale.
<Mi sembra l'entrata di una metropolitana.> commentò Antonio.

<Finché non è una barca, mi va tutto bene.> dichiarò Sofia, avanzando verso l'entrata. Accese una piccola fiamma sulla mano e iniziò a scendere cauta le scale, sfiorando con le dita il corrimano.

Ivan non ci mise tanto a ritornare alle sue calcagna, canticchiando qualche canzoncina allegra. Laggiù c'era un bel freschino, decisamente meglio della calura appena lasciata alle spalle!

•~-~•

<Non possiamo rimanere qua in eterno.> decretò Angela <Che sia propriamente Vincenzo o meno dobbiamo affrontarlo, no? Non possiamo bloccarci con così poco.>

Carmela rimase in silenzio lunghi secondi prima di annuire e iniziare a discendere la collina.
Strinse le mani a pugno e cercò di incoraggiarsi mentalmente, anche se con poco successo: la paura era lì, tremenda e tangibile.

Aveva visto ma allo stesso tempo non poteva totalmente capire quanto il problema dell'identità perduta fosse grave per Vincenzo, ma non ne sapevano abbastanza.

Avrebbero dovuto far leva sul Vincenzo che conoscevano. O solo Michele avrebbe dovuto far leva, aveva paura di non aver più voce quando l'avrebbe visto.
Perché non era decisa quando serviva?!

Scesa la collina, la strada per arrivare al villaggio fu molto breve. Non provarono neanche essere silenziosi o discreti, perché era impossibile non essere notati in quello spiazzo di verde ameno e privo di esseri oltre l'umano.

Il villaggio non aveva mura o fossi difensivi, quindi scelsero una stradina qualsiasi per entrare.
Il paesello sembrava una città fantasma tanto era silenziosa.

<Solo a me è sembrato, mentre arrivavamo, che ad un certo punto il poco rumore che c'era è smesso?> domandò Alfred.
<No, non sei solo. Non promette bene.> rispose Arthur, cupo.

<Non prometteva bene già da sopra la collina.> commentò Maurizio.
<Quella piazza che abbiamo visto gremita di gente da sopra la collina non potrà essere tanto lontano ormai, no? Il villaggio è piccolo.> domandò invece Domenico.

Michele, in testa al gruppo, svoltò e si bloccò all'entrata della piazza.
Era spaziosa, fin troppo spaziosa per essere congruente con il resto del paese, e tutte le persone che erano radunate, uomini e donne, grandi e piccini, li fissavano con una faccia priva di espressione.

<Chi osa invadermi?> tuonò una voce e tutti volsero il capo nella direzione di essa.
<Di sicuro l'accoglienza sarà ottima.> notò a bassa voce Franco, sarcastico.



N/A: ce lo immaginiamo tutti, Franchino!

E niente, spero vi sia piaciuto e, se fosse così, fatemelo sapere.
Ciao ciao!

Gabbia di séWhere stories live. Discover now