Capitolo 55. Torre. Angelo rovesciato.

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N/A: se volete immaginare cosa mai significa questo titolo, cercatevi il significato dei tarocchi.
Col cuculo che vi do la risposta chiara fin da subito.

(Ma dato che siete pigri almeno quanto me rimarrete nell'ignoranza).

Vi auguro una buona lettura!

Quando Kiku fendette l'aria in direzione di Giorgio con la sua katana, si chiese come mai l'altro rimanesse immobile.

Lo capì quando la lama si scontrò con la sua pelle. Per poco non gli volò via l'arma, quando rimbalzò.
Kiku arretrò velocemente, mentre il posseduto schivò un attacco di Sofia. Ivan, comparso accanto a lui, non aveva  sortito alcun effetto. Il suo ghiaccio si era distrutto come burro contro le sue carni.

<Così non vale.> si lamentò il russo, indeciso sul da farsi.
<Questa magia deviante non può durare all'infinito. Le sue carte non possono durare all'infinito.> decretò Sofia.

E, manco a farlo apposta, il labirinto dietro di loro scomparve, così come i venti molesti, lasciando il resto del gruppo sbatacchiato a terra.

<La mia schienaaaaaa.> lamentò Gilbert.
<Se non ti alzi te la spezzo tre volte e ti rendo uno sgabello.> minacciò Rosa, balzando in piedi, le falci pronte a fare danni.

Giorgio, senza preavviso, fuggì, dirigendosi verso il centro assoluto della piazza.
<Ehi, non vale scappare! Codardo!> lo riprese Giuseppe, sperando di scatenare il suo orgoglio, ma niente: proseguiva imperterrito.

Furono costretti a seguirlo prima che lo perdessero di vista.
Giorgio si fermò e si voltò verso di loro in mezzo la piazza. Sollevò una carta, la lanciò urlando: <Luna rovesciata!>

La carta si spezzò in due e, come se qualcuno avesse spinto un interruttore, si passó dal giorno alla notte più buia.
La luna piena si stagliava in cielo, ma non bastava a rischiarare quella cappa d'inchiostro.

Non si vedeva neanche più Giorgio!
<Maremma cane di quel porco di Dio, è scappato!> notò Francesca, guardinga.
La situazione di tensione su rotta dall'urlo di Mario che si ritrovò a testa in giù in un secondo.

<Che cazzo?!> strillò il laziale, scalciando, ma colpendo alcunché, mentre la gonnella della divisa scopriva i boxer grazie alla forza di gravità.
<Non c'è niente!> lamentó Giuseppe, provando a fendere l'aria attorno al fratello senza successo.

L'aria gli finì fuori dai polmoni, esalò un rantolo dolorante e si rannicchiò, mentre quel qualsiasi cosa che l'aveva colpito spariva chissà dove.

<Sono invisibili?!> si esasperò Antonio, spaventato di finire chissà come.
Ivan si avvicinò a Mario, impose: <Stai fermo.> e provò a ghiacciare tutto attorno l'italiano e poi a scongelarlo.

Finalmente Mario tornò a terra, cercando in fretta e furia di rialzarsi.
Acciuffò il fratello per il retro della camicia e lo tirò vicino al russo.

<Può darsi.> concluse Ivan.
<Anna!> strillò Sofia, mentre la gemella scomparve da accanto a lei, lanciata chissà dove in aria.

Non poté far niente, perché qualcosa le bloccò i piedi a terra e, subito dopo, si sentì tirata all'indietro.
Finì stesa a terra, le braccia immobilizzate vicino alla testa, che aveva sbattuto a terra.
Le girava tutto e le pulsava la nuca. E riusciva solo a pensare alla sorella.

Ivan non ebbe tempo di aiutare la simpatica regione perché avvertì attorno la vita la presa di qualsiasi presenza fosse.
La congelò e la distrusse, ma non bastò.

Ne sentì un'altra subito dopo sul braccio destro, e poi una che gli tirava la sciarpa. Preferì diventare un bozzolo di ghiaccio.
<Grazie dell'aiuto!> commentò Rosa.

<Non può durare all'infinito. E dobbiamo trovare il modo di farlo ragionare.> asserì Francesca.
<E come?> domandò Giuseppe, più o meno ripresosi dalla botta.

Rosa si profuse in una sequela di ingiure molto divertenti mentre affettò l'aria, vicinissima alla sua caviglia. Tirò un sospiro di sollievo al sentire la presa svanire.

<Io sono stufa!> esclamò, agitando le falci <Cosi invisibili o no, io trovo quel cretino anche in mezzo a questo buio e gli spacco la faccia finché non torna un po' furbo!>

E si tuffò nel mare di buio, determinata. Ma non servì perché subito tornó il giorno e Giorgio si allontanò da Anna, che stava provando a prendere in ostaggio.

Il veneto lanciò qualche ingiuria perché schivò per miracolo una fila di aguzzi spuntoni di ghiaccio che, invece, avvolsero e protessero la romagnola.

Sofia, finalmente libera dalla magia, anche se rintronata, si alzò e corse verso la gemella, usando uno scudo magico per difendersi.

<Non so chi tu sia, ma mi stai sulle palle!> dichiarò Giorgio, guardando truce il russo, non più nel bozzolo di ghiaccio.

<Bentornato.> commentò sarcastica Francesca.
<Non avrei aiutato nessuno, da immobilizzato o svenuto.> spiegò, pacato, il russo.

L'emiliana aveva raggiunto la sorella e la teletrasportò con sé dove stavano gli altri.

<È Russia, una nazione potente.> spiegò Mario.
<Non lo conosco, ergo non è importante.> ribatté il veneto.

<Dio cane, non puoi essere serio!> si esasperò Francesca.
<Non sei più Girolamo da un bel po' e neppure la Repubblica di Venezia esiste da svariati secoli! Anzi, sai una cosa? Finirai sotto il controllo dei germanici. Degli Austriaci, per essere precisi.> punzecchió Rosa.

La sua strategia era sperare che l'odio per quello là lo disincantasse, ma non fu così.
Si incazzò ancora di più, rimanendo Girolamo.

<Non è possibile!> rispose inorridito il veneto <Io ho sconfitto chiunque esistesse! Giusto poco fa, tutti in quella inutile Lega di Cambrai! Il papa, i francesi, gli spagnoli, quel nano biondo che ora è una colonna... Pure gli Estense c'erano! Tutti loro contro io, solo soletto. E ho vinto io.>

<Da lì a poco andrà tutto in malora, per te.> notò Mario <Perderai potere.>
<Impossibile! Controllo io i traffici del mediterraneo con l'Oriente!> ribatté Giorgio.

<C'è tutto un continente nell'Oceano, oltre le colonne di Ercole.> affermò Sofia <Gli Stati che si affacciano lì avranno la meglio sui commerci. Tu decaderai. E poi, secoli più tardi, verrai sconfitto dai francesi che ti daranno agli austriaci.>

Giorgio scosse la testa e urló. Si sgolò come una bestia ferita, strillò come un uomo che implora pietà al suo carnefica, gridò come i bambini che vedono morire la propria famiglia durante le guerre.

Un suono primordiale, che fece scuotere la piazza in cui erano. Il suo corpo sprizzava magia incontrollata, sembrava sul punto di scoppiare. E forse lo era.

<No!> urlò, la voce già rauca <Feliciano non verrà conquistato! Solo uno di noi due deve soffrire per rimanere liberi e così sarà per sempre. Dovranno passare sul mio cadavere per prendermelo!>

Due carte gli apparsero al di sopra della testa e subito scomparvero in una scintilla sfrigolante. Come due micce prima di esplodere.

Tre parole furono sussurrate dal veneto: <Torre. Angelo rovesciato.>

La terra tremò e si spezzò come un cracker in mille pezzi. Tutti caddero a terra, presi di sorpresa dalle potenti scosse che spezzarono la piazza.

Al veneto spuntarono delle ali e una tromba, nonostante le prime fossero spennacchiate non gli impedì di livrarsi in volo.
Soffiò nella tromba ma essa funzionò come al contrario, risucchiando l'aria.

E una nazione in particolare.



N/A: vi lascio immaginare quale sia la suddetta nazione. Tanto non avrete risposta fino alla prossima settimana.

Sì, vi sto augurando le buone feste con questo piccolo cliffhanger, insomma. Dai, sono buona, non è niente di tragico!

Ciao ciao!

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