Capitolo 92. Test (dell'ammmore) e dell'amicizia

42 5 89
                                    

N/A: il titolo c'entra con il capitolo ma è anche palesemente un richiamo ad un gameplay portato da uno Youtuber, TheLoneGamer, ossia Castle Crusher in cui diceva di avere il "potere dell'ammmore e dell'amicizia!", che qua è diventato il test "dell'ammmore e dell'amicizia".
Amore mica troppo, però, quindi è tra parentesi.

E niente, giusto per farvi capire il processo creativo dietro ai miei titoli stupidi.
Buona lettura (piano piano ci avviciniamo alla fine... MOOOLTO PIANO).






Roberto, con una semplicità e maestria invidiabile, s'avvicinò ad un muro e premette verso l'interno tre mattoni, non vicini. Poi spostò un quadro e una statua e afferrò una piccola scanalatura nel muro che non sarebbe stata visibile se non si sapeva che esistesse.
Tirò e un varco si aprì nel muro. La luce del corridoio inondò solo l'inizio della discesa, dove gradini piccoli, ripidi e poco usurati li attendevano.

Rita evocò una piccola palla di luce e scese subito dietro il fratello, chiedendo: <Quanti ne esistono nel castello?>
<Molti. Più di venti, considerando anche quelli che portano in varie parti del giardino.> rispose Roberto.

<E non ci hai mai detto niente?! Sono un ottimo posto dove nascondersi! Sarebbero stati utili.> si lamentò Rosa, evitando con un salto un grosso masso.
<Avevo promesso di non dire niente.> fu la risposta del piemontese, dispiaciuto.

<Sicuro fa freddo.> notò Michele, cambiando argomento, appoggiandosi alla parete.

<Già, d'inverno erano quasi più una tortura che un aiuto.> ribatté Roberto, abbozzando un sorriso <Ma giuro che siamo quasi alla fine. Usciremo nel giardino.>

<Io invece vorrei smettere di fare lo stambecco su per questa montagna di merda.> sbuffò Giorgio, quasi scivolando su uno spiazzo di neve misto a ghiaccio.

<Non hai nessuna magia in grado di rendere la discesa più veloce?> indagò Francesca, fissando mezza truce il suo cammino, quasi sfidandolo di farla cadere.

<Solo per me. Io sarei contentissimo di scendere in fretta, ma sicuro non è corretto perché "sei in squadra Giorgio, bisogna stare insieme, gne gne gne!">

<Dovrei essere io?!> si offese la toscana.
<Non per forza? Non stavo pensando a nessuno in particolare. Però quasi quasi sì. Saresti abbastanza ipocrita da dirlo.>
<Non istigarmi a buttarti giù della montagna.>
<Appunto.>

<Nessuno butterà giù nessuno!> s'intromise Aleksander, tirando un pochino più a sé il veneto.

Il silenzio calò sul gruppo, giusto per un secondo, perché Kiku decretò: <Sarà che ormai sono poco allenato, ma inizio ad accusare segni di stanchezza.>
<È normale, suppongo. Io sono stanco da un po'.> rispose Franco. La mano di Yao sulla sua spalla diede una strizzatina e la nazione assicurò: <Finito tutto ciò, potrai riposarti.>

Poi, in modo cospiratorio, chiese a bassa voce: <Ti piace Hello Kitty?>
Franco lo fissò confuso ed esclamò: <Perché?!>
<Perché ho tantissime cose di Hello Kitty, sicuro ho un completo letto con tanti cuscini su cui puoi riposare.>

<Ehm... ma sono a casa tua, no?>
<Appunto! Potrai dormire quanto vuoi.>
<Devi smetterla di trovare esseri non umani da adottare. Non bastano i tuoi panda?> domandò Kiku.
<Per quanto voglia bene ai panda, non sono nazioni! O regioni.> si difese l'anziana nazione che si stava comportando come un ragazzino.

Roberto interruppe la conversazione avvertendo: <Siamo arrivati> e aprendo la porta, la luce accecante per qualche istante.

Appena aprì gli occhi, si spaventò: non era il giardino della villa dei Savoia! Dove erano?!
<Oh, direttamente abbiamo già cambiato ambiente? Marie ha così fretta di essere trovata?> si chiese a voce alta la sarda, avanzando cauta.
<Si passa da un posto all'altro così, di botto, senza senso?> si stupí il piemontese.

<Ringrazia che non hai dovuto fare la Cagnotto non so più quante volte.> ribatté Sofia <Davvero, a questo punto spero solo di non dovermi tuffare nel vuoto per l'ennesima volta.>
<Oh.> fu la furba risposta di Roberto.

Rita gli diede qualche pacca sulla spalla e, a braccetto, avanzarono insieme. La sarda gli rivolse un dolce sorriso e notò: <Se c'è qualcuno che può destare qualcosa in Marie, sei tu. E forse, chissà, anche io.>

Salirono una piccola collina, sulla cui sommità si trovava una casetta, quasi una baita, ma abbastanza fuori luogo in un posto così verde e colorato.

Però, appena prima di arrivare alla porta, spuntò dal terreno un cancello così alto che sembrava perforare il cielo.
Un portone con un pannello elettronico permettevano l'accesso.

Sulla porta, in una grafia poco ordinata, era scritta una domanda.
<Ma che cosa-> fu l'unico commento di Roberto, confuso, di fronte a: "Chi ha scritto Ievan Polkka?"
<Ho giusto la -vaga impressione- che in nessun dialetto di Marie esistano le parole "Ievan Polkka", ma più di ciò-> ma Rita venne interrotta da Franco: <Lo so! Lo so!>

Si divincolò da Yao e sgusciò fino in prima fila, rileggendo attentamente la domanda per essere sicuro che Rita non avesse letto male.
<La conoscerò da meno tempo, ma siamo molto amici!> notò Franco, leggermente offeso di essere stato escluso dalla piccola lista delle persone importanti per Marie.

Scrisse, facendo lo spelling a mezza voce, "Hatsune Miku". La porta fece un "bip" positivo e la domanda sparì, ma la serratura rimase chiusa.
<Fan dei Vocaloid?> chiese Kiku, curioso e un po' contento che qualcun altro fosse fan di Miku.
<Entrambi. La mia preferita è Miku, quella di Marie Luxa.> spiegò Franco.

Un'altra domanda comparve sullo schermo "Qual è il mio dolce preferito?" e sotto comparvero tre opzioni.
Roberto schiacciò subito "Gelato alla fragola", praticamente senza degnare di uno sguardo le altre due opzioni.

<È un quiz, quindi?> domandò Matthew.
<Speriamo solo sia veloce.> aggiunse Arthur.

La porta fece un altro "bip" e si silenzió, diventando una porta qualsiasi per lunghi secondi, finché non comparve una terza domanda.
"Odio, affetto, amore?".
Sotto c'erano diversi nomi e le tre parole usate nella domanda davano tanto l'idea di essere disposte come tre colonne, dato che occupavano in modo equo la larghezza della porta.

Rita, Roberto e Franco iniziarono a parlare quasi in simultanea, per alla fine borbottare tra di loro e velocemente mettere a posto tutti i nomi, tranne uno: "lo stalliere".

<Chi è "lo stalliere"?!> domandò ad alta voce Roberto.
<Come chi è?!> si scioccó Rosa, fermandosi immediatamente <Non lo conoscete?!>
<No...?> fece Franco.

<Solo a me ha fatto una testa grossa così a riguardo? Bah, mi sembra strano! Comunque cosa c'entra quello lì?> domandò la ligure, schioccando la lingua.

<Dobbiamo metterlo in una delle tre categorie: amore, affetto o odio.> elencó Rita.
Rosa non ci pensò un istante e decretò: <Odio, mille per cento, ci scommetto 5€.>
<Addirittura!> la prese per il culo Giuseppe.

<Come mai odio?> chiese invece Franco, dubitoso prima di spostare il nome nella rispettiva colonna.
<Marie si era presa una sbandata per questo umano qua, uno stalliere appunto, a circa metà Ottocento. Ma quando, dopo taaaante rotture di palle a me, ha detto i suoi sentimenti a questo qua, 'sto stalliere non solo l'ha rifiutata dopo aver fatto certi atteggiamenti da corteggiatore, ma l'ha pure presa per il culo. Pesantemente. A quanto pare le è rimasta più in testa di quanto mi aspettassi.> illustrò Rosa.

<Meglio averlo perso.> notò Rita, mentre Franco finalmente spostò il nome nella tabella "odio".
Dalla porta svanirono tutte le scritte, che emise per la terza volta un "bip".
Qualche secondo di silenzio. Un ronzio lo ruppe. Piano piano la porta s'aprì e tutta la recinzione svanì in un istante.

<Che senso ha avuto aprire la porta se è sparito tutto?> chiese Francis.
<Sarà stato qualcosa di simbolico? Sembrava un test d'amicizia e forse significa che ci dà piena fiducia? Forse per una volta non combattiamo?> sperò Matthew.
<Sarebbe bello, ma non ci spero.> sospirò Arthur.

<Non portate iella!> si lamentò Michele.
<È un po' difficile portare iella in questo enorme casino.> ribatté Domenico.
<Ma comunque cerchiamo di non tirarci addosso altro, mh?> notò Maurizio.

E così entrarono in quella piccola casetta.

Gabbia di séWhere stories live. Discover now