Capitolo 9. Bloccati

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<Uffaaaaaa, da quanto stiamo camminando? Secondo me da almeno mezz'ora!> si lamentò Alfred.

<Secondo me dovresti chiudere quella bocca.> sbottò Ivan, seccato dall'americano.

<Non lo so Alfred-san, ho notato che da quando siamo qua gli orologi non funzionano.> rispose invece cortese Kiku.
<E i cellulari sono caput!> si aggiunse Francis <Volevo guardarmi nella fotocamera... e mi sono dovuto accontentare del riflesso dello schermo nero.>

<Oh, nooo, non puoi controllare i tuoi capelli assolutamente ridicoli, che tragediaaa.> lo prese in giro Arthur.
<Angleterre, con quelle sopracciglia e capelli puoi solo stare zitto.> ritorse il francese.

<Ci stiamo avvicinando a qualcosa.> asserì Angela, interrompendo il litigio come se nulla fosse.
<Scusami petite, ma qua staremo litigando!> si indignò Francis, che considerava i suoi battibecchi con il britannico sacrosanti.

<Osa chiamarmi di nuovo in quel modo e ti assicuro che ti ritroverai ribaltato come un calzino, con le interiora di fuori.> minaccciò l'umbra e non sembrava scherzasse.

<Sei di Lovino sicuro-.> commentò Yao.
<No, di Feliciano.> asserì la regione montagnosa, infastidita.
<Davvero?> si stupì il cinese.

<Lei si, io e Franchino sia di Feli, sia di Lovi.> aggiunse Rita <È un po' strano, ma succede.>
<Tu si vede e lui pure, abbastanza... Ma lei no.> commentò il russo.

<Allora vi cadranno gli occhi dalle orbite per quanto vi stupirete, con svariati... soggetti.> assicurò Angela.
<È vero, quelli di Lovino erano simpatici!> rimembrò Gilbert, il ricordo del karaoke fatto con loro che riaffiorò.

<Non ci credo.> decretò Arthur.
<Ti stupirai.> asserì Henrique, dato che li aveva incontrati pure lui, d'altronde.

<E quello più vicino a Feli sembra un'altra versione di Lovino, ma più incazzata con Dio.> ricordò Gilbert, spalancando leggermente gli occhi.

<Impossibile.> rise Alfred.
<Io ormai penso che tutto sia possibile.> si intromise Matthew.

<Hanno ragione. Ce l'ha a morte con me, Gilbert e Roderich esattamente come Romano e ti fissa sempre torvo.> descrisse Ludwig <E fisicamente assomiglia a Feliciano ancora di più di Lovino.>

<Almeno sarà divertente raccattarli tutti.> commentò Ivan <Non troveremo piagnucoloni.>
<E davvero ci stiamo avvicinando a qualcosa di serio.> Arthur interruppe il discorso, percependo un pizzico di magia in più nell'aria.

<Per un motivo vi ho chiesto di stare zitti.> sospirò Angela.
<Non è la magia di Sofia, però.> commentò Rita.

<Beh, finché è uno di noi ben che venga, no?> domandò retorico Franco.
<Si.> acconsentì l'umbra.

<Io devo ancora capire perché stiamo camminando in questo tipo di corridoi. Come mai siamo passati da una chiesa a... questo?> domandò Antonio.

<A parer mio, ognuno dei distretti ha creato un luogo "perfetto" per sé, per quello che l'artificio maligno li spinge a credere. Quindi questo ha significato per il distretto che stiamo per incontrare.> illustrò Kiku.

<Ha senso! Rita all'aperto, per stare distaccata dagli altri, Angela nella chiesa... E questi tunnel allora che rappresentano?> domandò Franco.

<Lo scopriremo solo vivendo.> scrollò le spalle Henrique.
Da avanti, una corrente d'aria fredda li investì e fece rabbrividire la maggioranza.

<Vuol dire che siamo vicini ad una uscita.> si rallegrò Ivan, evocando già il suo fidato rubinetto.
<E il tunnel è più regolare.> commentò Francis.

Udirono un borbottio di una chiara voce maschile, ma erano troppo distanti per comprenderne le parole, ma il tono era abbastanza riconoscibile.

<Maurizio?> sussurrò Angela, il cuore che nel petto prese a battere con più forza. Perché era così agitata? E perché si sentiva come oppressa, schiacciata dall'idea di doverlo combattere?

<Sembra proprio di sì.> rispose Rita, mentre si avvicinavano e finalmente vedevano la fine del tunnel.

<Chi era? Sofia? Sembrava lei? Forse era Anna con gli occhiali? No, no, non ha senso! O forse sì...? Però non si è fermata a salutare. Tipico di Sofia, mh? Chissà. Era di fretta? Non voleva vedere la mia faccia? Ho un brutto viso?> erano le parole di Maurizio, in italiano.

Il tono era agitato e sinceramente perplesso.
Però si interruppe nelle sue elucubrazioni mentali quando udì dei nuovi odori dietro di sé.

Si girò con la testa e poi con il corpo, da seduto a gambe incrociate a terra, inclinando la testa.
<Oh, altre nazioni? Ma sento anche altri odori? I miei fratelli?> continuò a domandare, accarezzando l'impugnatura della propria lancia.

<E questa è una perfetta rappresentazione della psicos-AHIO.> si lamentò Gilbert.

Ludwig gli aveva rifilato una gomitata, cercando di zittirlo, ma non funzionato abbastanza efficacemente.

Maurizio si alzò in piedi, la sua lancia ancora in mano. La posa non era difensiva, anzi, era un perfetto bersaglio.

<Cosa ho fatto di sbagliato? Perché volete uccidermi?> domandò il marchigiano, percependo la stanza fare il suo dovere.
Così semplice, tutta di pietra grigio chiaro, eccetto per un tondello all'estremità del soffitto per far filtrare luce naturale.

Eppure così letale in maniera subdola, come la sua mente con le sue speranze. Non aveva certezze nella vita. Tutto era relativo e fittizio: il mondo era mera ombra di un'idea originale a lui proibita.

<Non vogliamo farlo!> ribatté Franco.
<Eppure avete le armi in bella vista, mh? O forse ne mancano alcune? Si può davvero combattere solo con un tubo di metallo?> li interrogò Maurizio.

<Ti assicuro che il mio tubo magico del dolore si è meritato il suo nome!> ribatté Ivan, offeso, imbronciandosi.
Sempre se per broncio si potesse considerare un'occhiata assassina vagamente addolcita dalle sue guanciotte.

La povera regione arretrò di pochi passi, spaventata. Strinse di più la propria lancia e si mise in posizione difensiva.

<E poi parli tu, con una lancia?> proseguì Ivan, ancora punto sul vivo.
<Idiota, non è il momento di fare il bambino!> lo rimbeccò Yao, uno dei pochi al mondo che non temeva la sua aura pericolosa.

<Forse hai ragione... Dovrei cambiarla? Ma mi ci trovo così bene. Così sono troppo debole e vulnerabile? Probabile.> sospirò il marchigiano.

<Maurizio, tranquillo, la tua lancia è perfetta come arma e noi siamo qua per aiutarti.> assicurò Rita.
<Allora perché siete armati?> indagò lui.

<Perché i tuoi fratelli hanno cercato di ammazzarci malamente, mentre provavamo a salvarli.> riassunse Antonio.
Henrique lo guardò seccato, bisbigliando fosse un idiota. Il fratello lo sentì e ricambiò l'occhiataccia.

<Vi devo uccidere? Avevo la mia lancia quando mi sono svegliato, in fondo... Ma perché?> si interrogò il marchigiano.

<Non ti conviene, siamo in superiorità numerica! È inutile perfino che tu ci prova!> esclamò Alfred che, per sfortuna di tutti, non si era saputo trattenere.

Qualcosa scattò nella mente di Maurizio alle sue parole. Fissò lo sguardo sull'interlocutore, una rabbia che ora bruciava nei suoi occhi.

<Io non sono inutile!> strillò, scattando in piedi, la posa pronta allo slancio <E ve lo dimostrerò!>

E partì alla carica.
Le nazioni e le regioni provarono a schivare o rotolare via, ma non vi riuscirono.

Stavano sprofondando nel terreno.





N/A: e anche Maurizio entra in modalità "assassinare tutti".
E per Sofia bisognerà ancora aspettare un po' :D

Ora intanto vediamo come non ci muoiono, se non ci muoiono.

Gabbia di séWhere stories live. Discover now