Capitolo 108. Rabbia e protezione

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La faccia di Michele si sciolse e scivolò come acqua colorata per terra, come il resto di quell'involucro fasullo.
Rimase solo una figura amorfa, scura e oleosa come il petriolo. Sfoderò due serie di denti aguzzi e spalancò le fauci.
Ed attaccò.

Franco schivó di lato con uno strillo ma non perse tempo. Si slanciò in avanti e si fiondó addosso alla creatura e affondò il pugnale nella "schiena" dell'essere.

L'essere emesse uno strillo acuto e si dimenò, ma Franco si arpionò e mise a cavalcioni su di essa. Estrasse il pugnale solo per riconficcarlo nella molle e scivolosa carne. Ancora e ancora e ancora.

Il nemico provò ad allungare arti e tentacoli e prolungamenti rigidi e arzigogolati ma Franco li respinse senza sforzo, gli rimbalzavano addosso.

<Muori!> strillò il molisano.
Affondò per l'ennesima volta la lama nella creatura e tirò con tutte le forze verso il basso, squarciando una larga porzione.

E poi la creatura lo respinse come se fosse scoppiato e Franco voló di vari metri mentre il mondo irreale perse i suoi pochi contorni.

E poi fu come essere ficcato a forza in un corpo che era stato sbatacchiato in una lavatrice.

•~-~•

Yao non credeva ai suoi occhi. Provò ad avanzare ma appena si alzò le gambe gli cedettero e soffocò un lamento.
Si rialzò e provò ad avanzare, quando una presenza gli afferrò la caviglia.

Il cinese si girò di scatto e si fermò giusto all'ultimo prima di dare in testa la sua arma ad un Kiku ancora mezzo steso.

Il volto del fratello era straziato e con lo sguardo indicò il suo alter ego che si stava rialzando usando la katana come un bastone.
Yao prese Kiku per il polso e provò a tirarlo su per recuperare secondi preziosi.

•~-~•

Franco si sedette con soprassalto e spalancò gli occhi. Il mondo era un turbinio di colori e suoni. Strizzó gli occhi più e più volte, fino a che i colori non ebbero di nuovo dei contorni.

Stringeva il pugnale in mano, che mandava pallidi bagliori biancastri.
Un sibilo lo risveglió e notò la creatura, svariati metri lontano da lui, accasciata al suolo, ma ancora viva. E si stava riprendendo in fretta.

"L'ho respinta quando mi ha preso." realizzò e si issó, i muscoli dolenti. Una volta in piedi scoprì che era più semplice del previsto e si meraviglió.
Ma poi si guardò le gambe e capì. Vicino alle sue gambe dei tentacoli lo sostenevano dal terreno. Girò il busto e notò un tripudio di tentacoli d'un verde mentolato che si muovevano sinuosi e placidi. Ma erano pronti ad attaccare.

Franco si girò di nuovo verso il nemico e strinse con più forza il pugnale.
Non erano ancora ad armi pari, ma almeno anche lui ora aveva dei tentacoli ad aiutarlo!

E non si sarebbe fatto fregare un'altra volta!
Doveva ucciderlo e così liberare i fratelli! E, chissà, forse pure Lovino e Feliciano!

Con un grido si coprì il volto con le braccia e i tentacoli imitarono in fretta il gesto, avvolgendolo in un bozzolo verde.

L'acido della creatura rimbalzò contro le difese di Franco che, essendo semi-trasparenti, notò come la creatura stesse muovendosi irrequieta.
Voleva forse raggirarlo e attaccarlo alle spalle?

Fece un passo indietro per poi buttarsi in avanti con tutta la foga che possedeva.
Saltó, e ben più in alto di quanto sarebbe stato umano possibile, e lasciò che fosse il coltello il suo appiglio con la creatura.

La lama scivolò dentro fino all'impugnatura, praticamente avvolgendo anche il polso del molisano. La creatura si dimenò dal dolore nel tentativo di interrompere la minaccia.

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