Capitolo 23. Vendetta per il calcio nelle palle

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<Francesca sta cavalcando Kiku? Se il contesto non fosse così tragico, farei volentieri a scambio con lui.> commentò Francis.

<Ma hai un minimo di decenza?!> si esasperò Arthur, mentre Angela si stupì: <Hai già memorizzato il suo nome?>

<Come Jacques e Marie, ho avuto l'onore di conoscerla.> asserì il francese.
<Roberto, non Jacques.> ammonì Rita.

<Raga, non è il momento!> esclamò Gilbert dall'altro lato della sfera.
Francesca fissò il globo, confusa, per qualche secondo, senza mai allentare la presa su Kiku.

<Perché saresti la più grande traditrice?> chiese Ludwig, certo che l'unico modo per uscirne tutti ancora vivi e con la testa sulle spalle era parlarle.

<Ho tradito la mia patria! E unnumerevoli volte!> confessò la regione, il tono meno pomposo. Una piccola inflessione di tristezza si era annidiata in quella retorica artificiosa.

<Perchè l'hai gettata nelle mani di un dittatore? Non-> provò Gilbert, ma venne interrotto da un secco <No!> della ragazza dai capelli ramati.

<E allora cosa?> la interpellò João.
<Ho ucciso la mia gente! Ho versato il mio stesso sangue per strade e strade! Ho tradito la fiducia di città piene di poveri ma speranzosi umani!> elencó lei, strattonando senza volere la frusta attorno il povero Kiku.

Finché non cambiava colore in faccia, però, voleva dire che comunque non stava soffocando o altro. Quindi tutto andava bene. Nei limiti del possibile.

<Pulizia etnica?> chiese candidamente Ivan. Come ci riuscisse, con argomenti del genere... neanche un Dio poteva saperlo.

La toscana lo fissò, aggrottando le sopracciglia. Scosse la testa e rispose: <Ho ucciso senza distinzione di razza, sesso o età. Ho uccido in base al luogo di appartenenza.>

<Io comunque la vedo come pulizia etnica.> si intestardì il russo.
<Non è questo il punto.> notò Antonio.

<Perché li hai uccisi in base al luogo?> la interrogò il tedesco.
Si giró verso l'emiliana, notandola come bloccata, ma non sembrava terrorizzata.

Però non c'era tempo per altri problemi su cui soffermarsi.

<Perché erano miei nemici; guarda l'ironia! Le mie stessi genti sono state il mio rivale e la mia vittima! Sono una traditrice di prima categoria.> assicurò la pazza.

<Non andiamo da nessuna parte cosí.> sospirò l'albino.
<Io continuo a credere si tratti di pulizia etnica.> si introdusse Ivan.

<Hai rotto il cazzo, zitto!> impose Ludwig, le staffe ormai a quel paese (e, se non del tutto, mancava poco).

<Che sboccato! Da te non me lo darei aspettato, West!> lo prese in giro il fratello maggiore.

Ivan per fortuna non lo rese un ghiacciolo seduta stante, bensì si voltò verso la toscana e provò a interrogarla.

Le parole non gli uscirono di bocca perché tutto avvenne troppo velocemente.
Francesca regalò un calcio nelle parti basse al nipponico, per poi alzarsi fulminea, la frusta non più attorno al mazziato.

Si diresse verso Sofia, comparsa accanto a lei. Ludwig scattò la testa verso dove un attimo prima era... e quella figura di Sofia tremolò per poi sparire.
"Era solo una proiezione." realizzò, con ovvietà.

L'emiliana non si spaventò, respingendo l'arma con uno scudo, per poi modificarle il ghiaccio sotto i piedi e farla inciampare.
Francesca cadde all'indietro e l'occhialuta le fu addosso, strappandole la frusta di mano.

Sofia si mise a cavalcioni su di lei, stordendola con una leggerissima scossa sullo stomaco. Lanciò la frusta nella direzione degli altri e, prontamente, Henrique la afferrò.

<Come ci si sente ad essere in svantaggio?> soffiò l'emiliana alla sorella, avvicinando i loro volti, un ghigno soddisfatto in volto.
Se non fosse che era stato testimone della sua liberazione dall'incanto, Ludwig avrebbe detto fosse folle quanto colei che sovrastava.

<Uh, le cose si fanno ora pure più interessanti!> ridacchiò Francis dalla sfera.
<Le donne non esistono per le tue perversioni, maiale!> lo ammonì Sofia, seguita nelle sgridate un secondo dopo da un richiamo più corporeo.

Rita aveva mollato con enorme cattiveria e soddisfazione un colpo sulla nuca a Francis, che si era leggermente piegato dal dolore.
<Giustizia!> esclamò Arthur.

La terra sotto di loro tremò.
<Chi hai richiamato all'attenti?!> si spaventò Alfred, per ricomporsi tre secondi dopo, realizzando che accanto avesse Rita.

<Muoviamoci, anche se cercando di dare un'occhiata a loro.> ordinò Angela a mezza voce, per non disturbare coloro dall'altra parte della sfera.

Intanto, nell'altro gruppo, Ivan si fece lentamente avanti verso le due regioni e  il povero Kiku dolorante a terra.

Ludwig si risvegliò dalla sua "immobilità" e sfrecció verso l'amico, chinandosi al suo fianco.

<Allora... Perché hai fatto pulizia etnica a seconda del luogo di nascita? Queste tue genti come erano diverse? Altra religione? Altre tradizioni? Altro colore di pelle? Altra concezione politica? Altri modi di vivere che la tua società definiva aberranti?> elencò Ivan, come fosse un professore che ne discute in una lezione universitaria.

Sofia lo fissò di traverso un po' preoccupata, per poi riconcentrarsi su Francesca.
Questa boccheggiava, gli occhi sbarrati sulla sorella. Voltò lenta il volto verso la voce maschile, trovando due occhietti viola che la scrutavano.

<Vuoi davvero saperlo?> domandò la toscana.
<Beh, sì.> rispose Ivan.

<Erano nel lato opposto in tante guerre e scaramucce. Il problema non erano le loro guerre, non per intero. Ero io. Una volta ero dal lato di Firenze, e poi di Pisa, e dopo di Prato, ancora dopo di Pistoia, poi di nuovo a Pisa... Non ero mai dallo stesso lato.> ammise la regione, gli occhi lucidi e il cuore pesante di vergogna.

<Perché?> chiese Kiku in un soffio, ancora dolorante <Perché questi cambiamenti?>

La toscana fissò lo sguardo sulla terra ghiacciata e sussurò: <Perché ero tirata da una parte o dall'altra. Non... lo controllavo. Venivo attratta verso una città e ne diventavo la difensora.>

<Allora non è colpa tua.> decretò Ivan.
Francesca levò lo sguardo di lui e l'osservò come se fosse diventato scemo.

Il russo la continuò ad osservare ed asserì: <Non hai scelto. Erano i tuoi cittadini a controllarti. Erano gli umani a ordinarti di ammazzare. Tu sei vittima. Non innocente, ma non hai avuto scelta.>

<Non sei una traditrice.> aggiunse Sofia, ancora sopra di lei <Solo... eri sola e disperata dal dolore nelle tue terre.>

Francesca spalancò gli occhi, la realizzazione che la colpì, e qualche lacrima prese a scorrere lungo la sua guancia.

Ben presto però le pupille si rivoltarono all'indietro, esponendo solo la sclera, mentre veniva presa dalle convulsioni.
L'emiliana si levò dallo spavento, mentre del fumo nero fluttò fuori dalla bocca e dal naso della posseduta.

La creatura oleosa comparve, questa volta con una moltitudine di teste che provavano a mozzarsi l'un l'altra, producendo inquietanti schiocchi di denti. A questo, bisognava aggiungere le urla spacca timpani che emenavano.

Sofia fu costretta a tapparsi le orecchie, rannicchiata a terra per il dolore di tutti quei decibel sparati contro l'orecchio.

Le grida furono finalmente interrotte da un taglio netto di katana di un furente ma soddisfatto Kiku.

<Questo è per il calcio nelle palle.> dichiarò il nipponico, ammirando la creatura scomparire.



N/A: il bullizzato di turno oggi è stato Kiku, poverino, non si meritava il calcio nelle regioni vitali.
Almeno è riuscito un pochino a vendicarsi, anche se non sarà mai abbastanza

#justiceforkiku

Gabbia di séWo Geschichten leben. Entdecke jetzt