Capitolo 25. «Questa non è una cosa positiva»

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<Non hai bisogno di essere più forte! Sei già molto muscoloso e te lo dice uno che non è generoso con i complimenti in questo ambito!> notò Alfred, sparando qualche colpo.

Andarono a vuoto, perché ancora una volta Domenico li respinse con la pelle di pietra. Si diresse a tutta birra verso le nazioni.

Francis e Yao tentarono di fermarlo, ma furono sbaragliati da un portentoso pugno ciascuno. Yao lo schivò in parte, mentre il francese lo prese in pieno, cadendo a terra come un sacco di farina.

<Papà!> si spaventò Matthew. Sfoderò una scarica di freccie su per il beneamato posto del nemico, ma Domenico ne uscì illeso, se non per qualche buco nei pantaloni.

<Lasciamoglieli addosso, Matthew caro, vorrei evitare di dover vedere le parti intime di qualcuno!> consigliò Arthur, mirando ai piedi.

Domenico sfrecciò via, tornando indietro. Prese un attrezzo per allenare principalmente i dorsali e il trapezio e lo lanciò come fosse una leggera palla medica addosso gli altri.

<Ehi, Domenico! Siamo i tuoi fratelli! Non vogliamo farti del male!> esclamò Maurizio, più propenso a schivare che attaccare.

<Chiunque può essere un ostacolo da abbattere!> gridò il posseduto, dirigendosi come una saetta verso l'altro.

Il marchigiano si vide costretto ad usare la sua lancia e tentò di pungolarlo a sorpresa. La pelle dell'abruzzese si era indurita, ma un secondo troppo tardi.

La lama si incastrò nella carne ora di pietra e Maurizio ne approfittò. Rigirò l'arma nella piaga, senza affondarla non più di un altro millimetro.

Bastò a Domenico per arretrare emettendo un verso di dolore. Rita non perse tempo e, insieme ad Arthur e Angela, scagliarono incantesimi volti a stordirlo e/o immobilizzarlo.

Nonostante un rivolo di sangue uscisse dalla ferita, con il corpo ancora di pietra, l'abruzzese si vide costretto a posticipare il dolore. Si chinò, ficcò le dita nella terra e l'alzò, sradicandola.

La zolla di terra, grande quanto una macchina di modeste dimensioni, fu usata da scudo e poi da proiettile.

<Non è distruggendo tutto che sarai il più forte, eh!> esclamò Franco, praticamente apparendo accanto al posseduto.

Sfruttando la sorpresa, il molisano saltò e si aggrappò al suo collo, stringendosi stile koala alla sua schiena e puntandogli il pugnale alla gola.

Domenico si immobilizzò; pazzo sì, ma suicida no.

<Franco, non fargli del male!> ammonì Angela prima di trattenersi.
<Cosa?! Ma ci sei?! Sta provando a renderci spessi come dei fogli!> esclamò Alfred.

Francis, che intanto era di nuovo in piedi e spada alla mano, con lo stomaco solo vagamente dolorante, soffiò: <Parliamo e basta, come nazioni civili.>

<Allora tu chiuditi la bocca.> impose Arthur <Sapresti solo sparare cazzate.>
Il francese ne fu offeso, ma non replicò perché Yao intervenne prima: <Cosa ti spinge a volere essere così forte?>

<Me stesso.> rispose Domenico.
<Vuoi essere forte solo per piacere personale? Non sei un bruto, ti conosco. Sei meglio di così.> asserì Angela, visibilmente confusa di fronte tale risposta.

<Perché sembra una cosa già sentita?> sussurrò Alfred al gemello.
<Perché l'hai creata tu con Hollywood.> puntualizzò Matthew.

L'abruzzese spalancò gli occhi, come se davvero realizzasse fosse lei. Da come si rilassò, parve praticamente dimenticarsi di avere un piccoletto avvinghiato alla schiena con un coltello al collo.

Gabbia di séWhere stories live. Discover now