Capitolo 27. E tutto si risolve con il potere del dure-

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N/A: vi lascio immaginare come finisce l'ultima parola.
Comuuuunque, ho notato che la storia ha appena raggiunto oltre 1000 visualizzazioni!

Grazie mille, sono felicissima di ciò :3
Io come sempre vi incito a lasciare una stellina e commentare e vi auguro buona lettura!


Angela pensava di aver capito male. Anzi, sperava di aver capito male.
Lei era la ragione di tutto questo?

<Tu non devi preoccuparti per me. Mi so difendere.> ribatté, la voce molto meno fredda e sicura di quanto avrebbe voluto.

Un tuono al di fuori della grotta la fece saltare leggermente, i nervi tesi come una corda di violino.
Domenico non perse un istante e la tirò a sé, abbracciandola contro il proprio petto mentre un altro tuono scuoteva la terra.

<Ci stanno andando giù pesante.> commentò Domenico. Abbassò lo sguardo e osservò la regione che aveva stretto fra le braccia.

L'umbra pensò di entrare in autocombustione. Non che fosse il momento migliore per distrarsi, ne era perfettamente conscia, ma era anche altrettanto difficile non pensare alla solidità e durezza dei muscoli dell'abruzzese quando era premuta contro di essi!

Oh cielo, si stava rincretinendo?
Troppo tempo vicino a quel deficiente di Francia sicuramente la stava danneggiando.

Intanto, lui non si mosse e neanche lei vide la ragione per farlo, anche perché la sua mente continuava a vagare da altre parti, altrimenti avrebbe potuto incendiare se stessa e lui senza volere, per via della magia che poteva scappare al suo controllo.

La magia è una cosa molto volubile, anche da allenati. I sentimenti si tramutano in grandi interferenze, se esagerati.

<Domenico.> lo richiamò per l'ennesima volta lei, il tono ancora poco sicuro.
<Sei ancora spaventata dai fulmini?> domandò in un sussurro lui. Mosse un braccio e, con estrema delicatezza, le accarezzò i corti capelli corvini, dal lato opposto rispetto al ricciolo.

Era un gesto così intimo e dolce... non c'entrava niente con la pura furia e forza omicida che fino a poco prima scagliava addosso a loro tapis roulant e notevoli zolle di terra.

"Devo convincerlo, sono l'unica che può farlo. Non solo perché sono la sola qua, con lui, ma anche perché sono l'unica che non vuole uccidere." decretò mentalmente lei.

Rispose: <No, ma sono preoccupata per te. Questo non sei tu. Cioè, quello che prima ci stava attaccando.>
<Ho cercato di non attaccare te. Ti ho ferita lo stesso?> inquisì allarmato lui.

<No no no!> quasi esclamò l'umbra, prima che lui facesse qualcosa di stupido e imbarazzante come ispezionarla centimetro per centimetro.

Domenico non inquisì oltre, rispondendo con un verso non propriamente di assenso. Angela si rilassò e proseguì: <Tu non devi essere il più forte al mondo, anche perché è impossibile. Ci sarà sempre qualcuno o qualcosa più forte, tristemente è così. E i tuoi cittadini sono forti e se tu li aiuti si risolleveranno sempre e->

<Non voglio aspettare che arrivi il peggio cosicché possa curare le ferite!> la interruppe lui <Voglio prevenire.>
<Non puoi sempre, anzi, spesso si può fare di tutto per evitare il peggio e poi quello ti prende a tutta velocità in faccia.> ribatté l'umbra.

<Però io non voglio soffrire insieme alla mia gente, percependo il loro dolore come mio e certamente non voglio che tu venga ferita!> sbottò Domenico. Eppure non la lasciò, né la strinse più forte.

<Non sono una bambolina da proteggere.> si difese Angela, lo sguardo duro e arrabbiato. Non era una bambina che necessitava di perenne aiuto.

<Lo so, sei potentissima, ma questo non mi impedisce di tenerci! Di preoccuparmi!> contrattaccò l'abruzzese.
<Perché mi vuoi trattare come se fossi fatta di vetro?!> inquisì l'umbra.

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