Il peso dell'obbedienza

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Il vento sferzava il mio viso e il cielo sopra di me era nero e minaccioso, rischiarito solo da rami luminosi fatti di elettricità, che correvano sul manto scuro come vene pulsanti di un arto vivo

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Il vento sferzava il mio viso e il cielo sopra di me era nero e minaccioso, rischiarito solo da rami luminosi fatti di elettricità, che correvano sul manto scuro come vene pulsanti di un arto vivo.

Persino le mie ali pizzicavano per tutta la carica elettrica presente nell'aria. Accelerai la mia corsa, diretto verso la casa di Raffaele. Molte domande vorticavano nella mia testa. Chi era quella donna? Perché il mio sangue era su quelle radici? Ne ero certo, era il mio sangue quello, aveva il mio odore e solo quello di un angelo poteva rimanere vivo per molto tempo senza seccarsi. In quel luogo era successo qualcosa, qualcosa di grosso, e io non dovevo ricordare. Era legato alla mia volontà di cadere, ma perché?

Atterrai in un vicolo isolato, per essere sicuro di non essere visto da nessun umano. Entrai nella chiesa dalla porta principale, attirando però l'attenzione di alcuni turisti che mi avevano visto varcare la soglia di un luogo sacro a petto nudo.

-Raffaele! -lo chiamai e lui apparve quasi subito. 

Mi guardava in modo strano, come se fosse allarmato da qualcosa. I suoi occhi azzurri erano troppo limpidi e puri per riuscire a nascondermi qualsiasi verità.

-Cosa è accaduto alle Colonne di Ercole?- chiesi ancora ansimante per la corsa in volo che avevo fatto.

-Michele, io...- mi guardò implorante. 

-Dimmelo! C'è stata una battaglia lì?- ordinai.

-Non posso parlarne. Prova a capirmi.- rispose afflitto. 

-Perché? Cosa è accaduto di tanto grave da dovermi tenere all'oscuro?

Non lo stavo chiedendo a lui, ma a me stesso. Affondai le mani nei capelli, scompigliandoli con forza.

-Raffaele, mi dispiace. So che sono ordini e non dovrei chiedere, ma ho trovato il mio sangue ancora vivo lì e poi ...

-Principe, è colpa mia!

Core spalancò la porta della sagrestia ed entrò nella chiesa, affiancandosi all'angelo guaritore e parandomisi di fronte. Era un comportamento che non le avevo mai visto usare in mia presenza, ci aveva addirittura interrotti.

-E' accaduto per salvare me.- continuò. 

Il suo vestito azzurro continuava a dondolarle sui fianchi, sposandosi perfettamente con il suo incarnato chiaro.

-Entrambi vi siete feriti nella lotta, ma siete riusciti a convincere Lucifero a liberarmi.

-Come? -la interrogai dubbioso. - Il mio gemello di certo non avrebbe ceduto solo per una gentile richiesta.

-Gli abbiamo consegnato Ezechiele.

Mi fissò negli occhi, non vacillò nemmeno un momento, ma io sentivo che era una bugia. Le sue iridi verdi erano leggermente dilatate e le ciglia folte e bionde tremavano appena, erano movimenti quasi impercettibili, ma c'erano e io li vedevo.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu