Lasciarsi vicini e ritrovarsi sempre più lontani

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Mi guardò

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Mi guardò. Era al centro di quella stanza circolare in cui l'odore della cenere sarebbe dovuta essere forte e asfissiante, invece sentivo solo il suo profumo intenso riempirmi i polmoni e il cervello, mandando in frantumi ogni muro che mi ero creata per costringermi ad odiarlo. Il miasma di legna arsa era completamente nascosto dall'aura scura e odorosa che emanava il primo anemone. Potevo vederla chiaramente, era un alone rossastro intorno al suo corpo che sprigionava una agrumata fragranza dalle note di fondo aspre.Era arrabbiato, anzi, furioso, anche se cercava di contenere ogni emozione mostrando un'immagine calma e controllata, ma io lo conoscevo bene, lo conoscevo fin troppo per non capirlo da un solo sguardo o dalle sole rughette che facevano la loro comparsa agli angoli degli occhi; erano piccole e quasi invisibili, ma io le notavo. Erano solo una minima contrazione della pelle ma c'erano.

La sua mano gocciolava sangue da sotto l'orlo della giacca di seta scura, ogni singola goccia appena stillata dal suo braccio ferito, gli scivolava sulle dita fino a creare una perla cremisi sulla punta, una sfera di vetro scarlatta e profumata. La gola mi si seccò come se il solo odore del suo sangue la rendesse arida e assetata. Nonostante i secoli non riuscivo a resistere al suo richiamo, nonostante lottassi con tutta me stessa non riuscivo a reprimerlo .

Un altro rivolo purpureo gli colò lungo i polsi creandogli un bracciale scuro ricamato sulla sua pelle diafana. Un'altra perla gli scivolò lungo le dita per poi staccarsi e infrangersi sul pavimento nero di marmo lucido sotto i nostri piedi. Deglutii a vuoto e mi portai una mano sulla bocca per cercare di non respirare le note intense del suo odore.

Tirò fuori un fazzoletto candido dalla tasca con il suo marchio ricamato nell'angolo e si pulì il sangue di dosso, liberandomi dalla lenta agonia di quella scena.

Lo sentii ridere mentre lo rimetteva nella tasca. Abbassò la testa e con una mano tirò via dietro la nuca i ciuffi ribelli che gli erano ricaduti sul viso. Vedevo il suo profilo perfetto fare ombra sull'altra metà del viso e le labbra rosse e piene arricciate in qualcosa che sarebbe dovuto essere un sorriso. Si tolse la giacca blu notte e la lasciò ricadere a terra e poi, con un gesto che gli avevo visto fare tante volte nei secoli, si voltò lentamente verso di me e impresse l'ombra scura dei suoi occhi sul mio corpo.

-In quanti modi sei in grado di tradire, eh?

Guardò le catene appese al soffitto, che continuavano a dondolare senza sosta e a tintinnare. Un'eco fastidioso che rompeva i nostri silenzi. Si morse il labbro nel tentativo di reprimere un'altra risata piena di risentimento.

-Prima hai tradito il nostro amore...

La sua voce era tagliente, ma mai nulla mi aveva ferita tanto quanto il significato di quelle parole. Nessuna ferita avrebbe mai potuto eguagliare quelle inferte da quella bocca tanto sensuale quanto astiosa. Lui era una maledetta ragnatela in cui mi ero impigliata, attratta dall'elaborato disegno, senza riuscire a vedere la trappola mortale.

-Poi hai tradito la mia fiducia...- si voltò e mi guardò con puro disprezzo. I quarzi neri incastonati nelle sue palpebre scintillavano, assottigliate solo dal sentimento bruciante della gelosia che lo tormentava.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Where stories live. Discover now