Chi guarda indietro è perduto

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-Uno, due tre e quattro, cinque, sei, sette e otto...

Luce si staccò non appena una sottile voce fece eco nella grande sala delle torture. C'era una bambina. Era avvolta da velluto rosso, una tonalità così forte da essere persino inopportuna per una creatura della sua età. Un bonnet dello stesso colore sembrava un'aureola sopra la sua testa e le nascondeva completamente i capelli. La seta lucida era lucente e arricciata sugli orli tondeggianti; vicino alle guance un nastro scuro le avvolgeva il volto pallido e teneva stretto alla testa la cuffia mentre saltellava per la stanza senza curarsi di noi. Si fermava a prendere qualcosa dal pavimento di tanto in tanto e sembrava completamente assorbita da quel suo gioco.

  -Lilith - Luce guardò vicino alle porte e io mi voltai con lui - cosa stai facendo?

Quindi era Lilith. Non l'avevo riconosciuta subito. Il fatto che nascondesse i suoi boccoli sotto la cuffia mi aveva ingannata o forse era il sapore di Luce ancora sulle labbra a rendermi poco lucida.

-Nove, dieci, undici, dodici...- sembrava non essersi nemmeno accorta della nostra presenza.

-Lilith! - la richiamò ancora, usando un tono più duro.

Lei lanciò un'occhiata nella nostra direzione e poi tornò al suo gioco. La vidi afferrare una sfera nera dal pavimento e riporla in una piccola sacca di juta. Il merletto della manica che le si srotolava lungo le esili braccia era nero e metteva in risalto la carnagione pallida della piccola mano, mentre lasciava scivolare nella sacca il suo tesoro.

-Ti ho chiesto cosa stai facendo. - sibilò il primo anemone.

Lei saltellò e le sue scarpette tintinnarono sul marmo.

-Padre, sto giocando, non vedete? - disse aprendosi in un sorriso infantile. 

-Sai cosa sono e sai che non puoi giocarci. - chiarì.

La bambina sembrò ignorarci e  cominciò a volteggiare su se stessa lentamente, canticchiando una melodia dalle note dolci che mi parve una ninna nanna. Sciolse il nastro che teneva annodato sotto il mento e una cascata di ricci corvini le dondò sulle spalle, lasciandomi per un momento incantata a guardarla. Per quanto fossi cosciente che fosse un anemone,  il modo in cui si comportava e il suo viso delicato la rendeva bellissima, pura, come ogni essere della sua età.

-Lilith, smettila di giocare! - ordinò senza scomporsi. Come riuscisse a controllare ogni sentimento forse non lo avrei mai davvero compreso. Era come se i suoi occhi imprigionassero ogni emozione un momento prima che venisse fuori. Forse era per questo che le sue iridi diventavano vermiglie quando era furioso.

La piccola femmina si fermò all'istante e lo guardò contrariata. Sembrava perfino arrabbiata e anche se non era proprio vicina, mi parve di scorgere persino un broncio sul suo volto di porcellana.

-Ridammi quelle anime, forza! - la incoraggiò. 

Solo in quel momento capii cosa fossero quegli oggetti che stava raccogliendo con così tanto entusiasmo. Belzebù gli aveva morso una mano prima di essere ucciso e gli aveva strappato qualcosa dal polso, ma non avevo pensato che potesse essere un oggetto tanto importante. Il bracciale delle anime dannate di Lucifero.

Lei strinse fra le piccole dita la borsa contenente le perle.

-Padre, venitevele a prendere se le rivolete. - lo sfidò.

Si voltò velocissima e cominciò a correre. Oltrepassò le porte che congiungevano ai corridoi degli inferi e sparì sotto la soglia. 

-Dobbiamo prenderla! - mi voltai verso di lui e lo strattonai appena.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora