Chi sei davvero?

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 Era già una settimana che Dakota veniva a lavoro con me e sembrava essersi integrata benissimo. Lavorava come se lo facesse da anni, chiacchierava con tutti come una di quelle ragazze belle e popolari a scuola, che vogliono assolutamente diventare rappresentanti d'istituto e si intrattengono a blaterare con chiunque solo per ottenere il suo consenso, e poi si trasformava in mr Hyde non appena restavamo sole, rendendo la nostra convivenza un vero inferno in terrra. Ezechiele non si faceva viva da quando aveva lasciato gli Inferi dieci giorni prima e io volevo solo restare dannatamente sola, così da potermi piangere addosso come ogni donna che era stata mollata dal proprio ragazzo. Tutto quello che volevo era una enorme coppa di gelato al cioccolato, un film romantico a rischio diabete con un'unica prerogativa, il lieto fine, e poter versare un mare di lacrime così da farmi venire gli occhi gonfi di Gollum e finalmente metabolizzare e superare la cosa. Non mi sembrava chiedere troppo in fondo.

-Ehi, Cina, come ti ritrovi in Italia?- la voce bassa di Luca alle mie spalle mi riportò velocemente al presente, mentre ero di fronte al bancone del bar a mettere le tazzine sporche nel cestello della lavastoviglie. Mi voltai e vidi Dakota vicino alla macchina spremiagrumi lanciargli uno sguardo di fuoco. Uno di quelli che mi dedicava a casa quando la contraddicevo; praticamente sempre.

-Sono coreana. - replicò strisciando i denti fra loro, cercando comunque di mantenere un sorriso tirato.

-Come vuoi, Corea. Quindi che ci fai in Italia? - Luca si appoggiò al bancone del bar in quel momento vuoto e incrociò le braccia al petto, mettendo involontariamente in risalto i bicipiti; la guardò divertito e con un sorriso furbo stampato in faccia.

-Sono affari miei.- sbuffò lei lasciando cadere finalmente la maschera che vestiva in pubblico.

-Oh abbiamo una principessa che gioca a fare la misteriosa!- la punzecchiò lui.

Un brivido di puro panico mi percorse la schiena. Un anemone non era un essere con cui poter scherzare e di sicuro non avrebbe mantenuto la facciata da brava ragazza di fronte ad un affronto simile. I lineamenti spigolosi di Dakota si contrassero quasi impercettibilmente e scattai subito nella loro direzione per cercare di salvare l'ignaro umano, ma contro ogni mia aspettativa, lei si limitò a lanciargli addosso lo straccio con cui aveva appena ripulito la macchina spremiagrumi e a voltargli le spalle.

-Che schifo! - si lamentò disgustato lui, cercando di scrollarsi di dosso i piccoli pezzi di frutta.

La polpa delle arance si era spalmata sul  serpente che teneva avvinghiato al braccio, appiccicandoglisi addosso, come tante piccole sanguisuga; lui cercò di ripulirsi sotto il getto d'acqua corrente del rubinetto.

-Ehi, miss gentilezza! -Protestò nella sua direzione - Sarebbe carino aiutarmi a ripulire tutto per bene, credo mi si sia ficcata un po' di polpa sotto la maglietta, non vorrai che io faccia tutto da solo, vero?

Pensavo davvero che la demone sarebbe tornata indietro per tirargli un pugno sul muso, ma con mia grande sorpresa Dakota si limitò a rispondergli con un elegante dito medio alzato.

-Se mi si irriterà la pelle dovrai spalmarmi la cremina per farti perdonare! - rise divertito e ritornò a pulirsi aiutandosi col getto d'acqua, mentre io guardavo i due inebetita.

Lei aprì la porta con rabbia e si rintanò nelle cucine, lasciando che le povere ante sbattessero rumorosamente contro il muro ai suoi lati.

La giornata era stata davvero stressante. Una moltitudine di voli erano atterrati lì a Milano. Era primavera inoltrata e, anche se l'aeroporto di Malpensa era sempre meta di molti turisti, in quel periodo dell'anno c'era una vera e propria invasione.

Lasciai ricadere il cartone pieno di succhi di frutta che avevo in mano vicino al frigo ed esausta mi asciugai le goccioline di sudore che mi solleticavano la nuca, scivolando lente lungo il collo. Fu proprio in quel momento, quando le due donne entrarono nel mio campo visivo, che tutti i miei sensi si rimisero in allerta come non succedeva da tempo. Vidi Dakota ridacchiare con Carmen e poi entrare nelle cucine insieme a lei come due colleghe affiatate, era una scena comune, se non fosse stato che una delle due donne di fronte ai miei occhi era un anemone, una demone per nulla loquace o interessata a crearsi nuove amicizie. C'era qualcosa di strano, non capivo ancora cosa, ma ne ero certa, la demone aveva dei secondi fini, non poteva farlo solo per potermi tenere d'occhio. Avrebbe semplicemente potuto mostrarsi silenziosa e solitaria, per il capo l'importante era che fosse disponibile ed educata con i clienti, ma lei sembrava fare di tutto per entrare nelle grazie dei miei colleghi e io non ne capivo la ragione.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Où les histoires vivent. Découvrez maintenant