LA VENDETTA HA UN SAPORE DOLCE

1.2K 105 55
                                    

  Mi guardai intorno. Non vedevo via d'uscita se non alle sue spalle. C'erano anche due tende appese alle pareti, dovevo provare. Eravamo all'Inferno, mi ero addentrata abbastanza da non essere più nel duomo, e nelle viscere dell'Inferno non c'erano finestre. Feci un passo verso quella direzione e il pavimento sotto i piedi cominciò a scricchiolare, poco dopo anche le pareti cominciarono a vibrare come se fosse in atto un violento terremoto. I drappi di velluto caddero a terra e assieme a loro parti di soffitto che ne richiusero il passaggio mentre la porta alle sue spalle si chiuse da sola con un violento colpo secco.
Ogni uscita era sbarrata. Lui sorrise. Una risata gutturale, vittoriosa.

-Finalmente un po' di privacy. - sogghignò avvicinandosi.

La pelle nera dei suoi pantaloni provocava un leggero fruscio ad ogni passo insieme al ticchettio delle catene d'oro sul petto.

-Bene bene, ti ho inseguita per giorni, ma oggi sei stata tu a venire da me. Che bella visita di cortesia.

Sembrava disegnare cerchi nella aria col mio pugnale. Mi ricordava un felino che osservava la preda con attenzione prima di capire da quale punto sarebbe stata più vulnerabile.

- Cortesia? È un riguardo che si fa agli amici, non parlerei di cortesia fra noi. - soffiai fuori sfrontata. In fondo dovevo aspettarmelo. Non potevo uccidere uno dei suoi sudditi e sperare di passare inosservata. Una piccola leggerezza che poteva costarmi cara.

-Quanta aggressività per un essere così piccolo e..- fece schioccare la lingua sul palato - fragile.

Lanciò un'occhiata al corpo di Belial che continuava a sciogliersi come un pezzo di plastica al sole.  C'era qualcosa nel modo in cui mi guardava, un misto fra curiosità e aspettativa.

-Sul piccolo non posso di certo contraddirti, ma per quanto riguarda il fragile... potrei stupirti.

-Poche cose sono ancora in grado di stupirmi, - si tasto' appena il labbro con la punta della lama - e nulla ha a che fare con il prevedibile e noioso genere umano. Se ci riuscissi saresti unica, devo ammetterlo.

Socchiuse appena gli occhi riservandomi poi uno sguardo di sufficienza. 

-Non sono solo un'umana. Una profezia parla di me. I millenni di follia delirante probabilmente fanno dimenticare le cose. - contrattaccai. Piegò il labbro di lato, ma era come se non sorridesse davvero.

-Non potrei mai dimenticare un dettaglio simile, e devo ammettere che sei stata coraggiosa a venire qui senza i tuoi amici angeli e decisamente fortunata per essere riuscita ad entrare. Devo ricordarmi di scegliere con maggiore attenzione le guardie che controllano le porte del mio regno- credeva fossi sola. Quella frase mi fece intuire che non sapesse nulla del legame con mia nonna.

- Non è una mossa furba sottovalutare il nemico. - gli ricordai beffarda. Era come se avessi un piano b oltre al piano A che era decisamente naufragato sotto l'onda distruttiva della mia vendetta. Nonostante tutto però ero soddisfatta. Capivo perché venisse definita "dolce", veniva servita alla fine, era sempre il piatto più atteso e aveva l'impagabile capacità di farti sentire felice dopo averla assaporata. Sì, per me la vendetta aveva il sapore dello zucchero. Il problema pero' era che io non avevo un piano B su cui aggrappare le mie speranze o grazie al quale giustificare la presunzione nel mio tono di voce.

- Sminuire... valutare una persona meno di quanto effettivamente vale... - cominciò a elencare tutti i sinonimi come se stesse leggendo un vocabolario -è vero, normalmente questa non è una buona mossa, ma vedi, in tutti questi secoli c'è una cosa che ho avuto modo di notare, si ripeteva con scontata frequenza come una maledetta litania, così spesso da poterla considerare una caratteristica distintiva della vostra specie, ed è che per quanto alcuni di voi possano essere migliori di altri o speciali, non cambia il fatto che siete destinati a cadere sempre negli stessi errori. Una sorta di ciclica fatalità che vi porta per un motivo o per un altro a distruggervi a vicenda. No, non te ne faccio una colpa, sei nata così. Te l'ho detto. Se vuoi puoi considerarlo un difetto genetico. Il tradimento è scritto nel vostro sangue. È lui, il tuo sangue, il primo che ti tradisce.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Where stories live. Discover now