SCACCO ALLA REGINA

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Lasciai che la testa smettesse di girare. Era come se non riuscissi a controllarla e la lasciassi pendere dove volesse. Sentii le sue mani scivolare via dai polsi e lasciarmi andare per poi allontanarsi. Sentii uno strano suono, come se dei cubetti di ghiaccio stessero rotolando in un contenitore metallico e poi un rumore simile allo sfregamento del legno, seguito da un leggero sfrigolio. Dopo poco l'aria si riempì dell'odore pungente dell'incenso e io ritrovai un po' di lucidità. La sua figura divenne nitida. Mi voltava le spalle e trafficava sul tavolo vittoriano che aveva di fronte. Se non fosse stato per la luce traballante delle candele sarei forse riuscita a vedere cosa avesse in mano.

-Dove mi hai portata? - biascicai, cercando di rimettermi dritta. Era faticoso. La scossa elettrica mi aveva risucchiato le energie.

-Siamo a casa vostra, non ci siamo mossi - replicò tornando a voltarsi verso di me. Non aveva nulla in mano, ma ora che si era mosso riuscivo a intravedere due flute sul tavolo pieni di un liquido ambrato.

-Questa stanza non era così prima!- ringhiai, subito dopo aver messo finalmente le gambe dritte.

-Davvero? - si soffermò a guardare i soffitti arcuati della stanza, come se cercasse qualcosa di diverso, come se non se ne fosse accorto. - Oh, sì ho pensato di abbellirla un po'...sai l'atmosfera rilassante riesce a far essere le persone molto più accomodanti e noi dovremmo conoscerci meglio.

Stirò le labbra in un sorriso falso che non ebbi difficoltà a riconoscere. Nonostante fosse un anemone, io conoscevo ogni sua espressione se reale. Non era più lui. Dovevo ripetermelo spesso. Dovevo convincermene.

Lui è il male. Tu combatti il male. Pensai che se avessi continuato a dirlo, probabilmente ci avrei creduto prima o poi.

-Credi che delle stupide candele possano farmi collaborare? - stavo per strattonare di nuovo quelle catene invisibili, poi mi bloccai di colpo, ricordando il dolore di poco prima.

- No, ho messo anche dei petali di rosa sotto i tuoi piedi e una bella bottiglia di champagne in ghiaccio, non li hai notati? - indicò prima sotto i miei piedi e poi il tavolo. Affianco ai flute c'era un secchiello di acciaio da cui sbucava il collo di una bottiglia. Stava giocando con me.

- Che diavolo vuoi? Se vuoi uccidermi devi sbrigarti, gli angeli si accorgeranno subito della mia assenza! - incalzai. In parte immaginavo che volesse torturarmi per costringermi a dirgli che volto avesse il Messia. In ogni caso non gli avrei mai consegnato mia madre o mio padre anche se mi avesse torturata in eterno.

- Vedi è questo il problema di voi donne, non apprezzate gli sforzi degli uomini. È per questo che ci sono così tanti divorzi. - sentenziò ironico.

-Davvero? Io credevo fosse a causa tua. 

-Mhm, forse...ma perlopiù è merito vostro.

Era snervante, quasi come Lucifero, però c'era qualcosa di diverso. 

- Te lo ripeto, cosa vuoi da me? - replicai caustica.

Non volevo giocare. Nonostante vederlo in quello stato fosse una pugnalata allo stomaco, dovevo tornare da Core e Raffaele, trovare Ezechiele o magari Lucifero, e farmi aiutare per catturare Lilith. Speravo davvero che una volta fermata lei, sarei riuscita a far redimere Michele, anche se non avevo idea di come fare.

- Te l'ho detto... dobbiamo conoscerci meglio. La situazione in cui ci hanno presentato non era delle migliori, vorrei rimediare.

- So chi sei! - glielo urlai quasi in faccia, come se dirlo a voce alta potesse nascondere la voce nella mia testa. Quella che continuava a dirmi che non era davvero lui.

- La mia fama mi precede,- sorrise appena, compiaciuto - e dimmi quale è stata la prima cosa che ti hanno detto sul mio conto? Forse le mie buone maniere...

-Accendere qualche cero non ti rende un gentiluomo. - incalzai irridente.

- Oh suvvia, ho pensato solo che vedermi alla luce del sole ti avrebbe imbarazzata troppo. - replicò con la tipica svogliatezza di un arrogante aristocratico. Era persino più snervante di Luce, cosa che avrei creduto impossibile fino ad un giorno prima.

-Vanità e boria! Credo sia stata questa la prima cosa che mi hanno detto di te. - rimbeccai.

-Per quanto il mio fascino sia senza dubbio ineguagliabile, io parlavo di te. Hai solo un asciugamano addosso. - lasciò vagare lo sguardo dai miei occhi a piedi, sostando su ogni parte il tempo necessario per farmi sentire terribilmente a disagio. Quando arrivò alla punta dei piedi si voltò per prendere il flute. Ne fece un lungo sorso e tornò a puntarmi. Mi sentivo nuda e indifesa, nonostante non lo fossi realmente del tutto. - ma se a te piace con la luce accesa, chi sono io per inibire l'audacia di una signora.

Quasi lasciai perdere l'allusione e mi concentrai sulla sua mano che si apriva come uno scrigno, nello stesso istante l'intensità della luce sembrò aumentare. Più apriva il palmo, più io mi sentivo scoperta e vulnerabile.

-Ma cosa... No aspetta! - mi vergognai di me stessa. Era quasi un'implorazione la mia.

Si fermò nel punto in cui era e piegò il labbro di lato in un sorriso compiaciuto e allo stesso tempo dannatamente malizioso.

-Peccato - disse. Schiocco le dita e mi apparve addossoal posto dell'asciugamano una veste. Era leggera e azzurra, con delle sottili bretelle, quasi una sottoveste.

-Così va meglio? - lasciò di nuovo il bicchiere sul tavolo e vi si appoggiò sul bordo, sostenendosi con i palmi. - Ora che sono stato gentile, potresti esserlo tu e dirmi dove ti trovi?

Ogni traccia di sorriso era svanita. In un istante il suo volto era diventato inespressivo.

-Vuoi dire che non è reale? - chiesi tastando la superficie della porta come per costatarne la consistenza.

-Lo è abbastanza da fare male.- si sollevò e si avvicinò ad una porta alla sua destra. Era piccola e la maniglia era circolare e scura. Sembrava pesante - è un sogno d'ombra.

Inclinai la testa indietro, presa dallo sconforto. Un sogno d'ombra. Ero in un sogno d'ombra. Non avevo pensato a questo piccolo particolare.

-In realtà non sapevo se avrebbe funzionato, ma ho fatto delle ricerche. Lo so, lo so, in questi tre giorni ti sono mancato, vero? - girò la chiave che ne chiudeva la pesante serratura e riprese a parlare come se si aspettasse che non avrei risposto. - ho scoperto che tu non sei legata a nessuno, non hai filo del destino e allora, ci ho provato ed eccoti qui.

Spalancò la porta sulla parete sinistra, ma non entrò nessuno e da dove mi trovavo io non riuscivo a vedere cosa ci fosse all'interno, se un corridoio o semplicemente fosse un ripostiglio.

-Ti propongo un accordo - disse tornando a guardarmi - gli uomini come te sono destinati all'Inferno, questo lo sai?

Non mi scomodai ad annuire e lui sembrò compiaciuto dal modo in cui cercavo di trattenere ogni istinto umano di sopravvivenza.

-Ti offro una posizione nel mio regno, potere, rispetto e soldi se ne desideri, ma ad una condizione...

Mi sembrò quasi di sentirgli schioccare la lingua sul palato.

-Non ti aiuterò a trovare il Messia. - dissi prima che continuasse. Non avrei mai accettato il patto, qualsiasi cosa lui mi avesse offerto, io avrei rifiutato.

- Ti svelerò un segreto, a me non importa. - mi si avvicinò lentamente-  È Madre che è ossessionata dalla storia del Messia. Io non credo al suo smisurato potere, soprattutto ora che non è altro che un neonato. Però devo ammettere che tutta questa storia ha preso una piega divertente.

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RAGAZZI, PUBBLICO IL CAPITOLO IN DUE PARTI DISTINTE PER COMODITA', MA SONO UN CAPITOLO SOLO. PER LA PRIMA VOLTA TRA L'ALTRO SONO IN ANTICIPO QUESTO MESE XD XD XD 

SPERO VI PIACCIA E PS...GRAZIE DI ESISTERE :*

Dark plume "Gli angeli gemelli"Where stories live. Discover now