Mio dolce peccato

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Milioni di occhi grigi ci fissavano con le loro iridi immobili

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Milioni di occhi grigi ci fissavano con le loro iridi immobili. Statici, fermi sul lenzuolo cobalto ad osservarci stesi sullo stesso manto, noi intrusi chiassosi in un etere silente. Erano solo astri annoiati che pendevano fra i ricami color zaffiro di un cielo notturno, che li avvolgeva con la stessa delicatezza di un amante e che in quel momento accarezzava anche noi.

-Sono morta e non me ne sono accorta?

Michele sorrise appena e cominciò a giocare con le ciocche dei miei capelli sparse fra le stelle. Il mondo intero sembrava capovolto, la gravità un falso ricordo e tutto quello che avevo sempre studiato sugli astri e sui pianeti senza senso.

-Sei viva - si girò sul fianco per potermi osservare e io feci lo stesso. Non volevo perdermi nemmeno un suo battito di ciglia. - questo posto è solo un inganno. Però io l'ho sempre trovato magico. Ma in fondo è solo una perfetta illusione... un riflesso del cielo.

Un arco tempestato di stelle si rifletteva sopra le nostre teste e sembrava la porta per il paradiso. Dopo tutta quella bellezza non poteva esserci altro posto più bello se non il paradiso stesso.

Pizzicai col dito il riflesso di una stella sullo specchio d'acqua su cui eravamo stesi, sottile come una pellicola e questa si mosse. Cominciò a traballare lentamente per poi allargarsi sempre di più fino a deformarsi e disperdersi lontano in onde circolari sempre più grandi, finché non finì per perdersi fra i riflessi di pianeti lontani e angoli di universo che non avrei mai potuto toccare o solo illudermi di farlo, se non grazie a lui.

-Non è reale? - sussurrai avvicinando una mano al suo viso ma la fermai a mezz'aria, temendo per un attimo che si sarebbe ritratto.

-Certo che lo è, è il deserto Salar de Uyuni -afferrò il mio palmo esitante e se lo poggiò sulla guancia, lasciando andare la mia mano subito dopo averlo accarezzato.

-Hai paura di toccarmi? - interrogò, baciandomi la punta delle dita che avevano avuto il coraggio di accarezzargli le labbra.

Sembrava fingere naturalezza, ma qualcosa, nel modo in cui i suoi occhi fissavano impazienti i miei, mi diceva che fosse teso per la risposta.

-Ho paura di farti un torto - si fermò nel preciso istante in cui stava per baciare un nuovo dito e per un attimo sembrò cambiare umore - ho avuto l'impressione che ti desse fastidio.

Si rigirò lasciandomi andare la mano per mettersi a pancia in su e i suoi morbidi ricci si schiacciarono sul terreno, bagnandosi sulle punte e scurendosi.

-Quella è l'Orsa maggiore - disse puntando il cielo limpido - ma credo che tu lo sappia già...

Al contrario di come aveva fatto lui io mi girai a pancia in giù poggiandomi sugli avambracci e fissai le stelle gemelle che si riflettevano sul terreno emanando la stessa identica luce, come se non fossero solo l'illusione di un riflesso. Da quella posizione avrei potuto guardarlo di sfuggita senza rischiare che se ne accorgesse troppo e avrei potuto godere comunque del suo stesso panorama.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Where stories live. Discover now