Se mi vedi davvero

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Avevo sempre pensato che il tempo potesse cambiare molte cose, persino le emozioni erano capaci di mutare con il suo scorrere, fino ad assopirsi del tutto se non tenute vive. In ogni caso però, credevo impossibile che una persona potesse davvero diventare totalmente diversa da come ci si era mostrata, da come l'avevamo conosciuta. Persino l'ambra calda nei suoi occhi non aveva le stesse striature d'oro che erano riuscite ad incantarmi con un solo sguardo. Le labbra morbide e piene che avevano bruciato le mie con la loro sola passione, ora erano tese in un'espressione dura e imperscrutabile. Il volto su cui avevo imparato a leggere ogni emozione attraverso la più piccola ruga, ora mi era estraneo e mi puntava con freddezza. Il suo aspetto era quello di un angelo, ma non emanava lo stesso calore avvolgente, era freddo, glaciale, se non fosse per l'espressione di disappunto che aveva stampata in faccia, avrei giurato che non mi stesse nemmeno vedendo, nonostante mi guardasse. Michele e io non ci conoscevamo più e questo oramai doveva essermi chiaro, ma quella fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco non mi lasciava in pace ed io, lo sapevo che era sbagliato, ma speravo ancora che mi guardasse come quando eravamo solo noi... nient'altro che noi, l'umana e l'angelo, Bianca e Michele.

-Una dea, un anemone e una strega. Che trio singolare. - disse piegando le labbra da un lato, mostrando una sottile striscia bianca.

-Non è come sembra.- borbottò l'anemone indignata -Io non trascorro volutamente il mio tempo con queste due!

-Lo credo bene, noi non ci mischiamo ad infimi esseri come te! - Sbottò Susi, allontanandosi ancora dalla demone per poi puntare lo sguardo su Michele scontrando il suo cipiglio severo -Chi sarebbe la strega, principe?

- Pensa che io sia una strega, è un'idio... - soffocai un rantolo invece di finire la frase e mi voltai a fissarla senza fiato.

-Bia, non è il caso che tu lo chiami in quel modo... -sussurrò senza smettere di guardare il serafino con la stessa aria composta con cui una bigotta fissa il prete la domenica mattina, e, sopratutto, come se non mi avesse appena assestato una gomitata nel fianco.

Odiavo la fastidiosa aria reverenziale che mostrava nei suoi confronti. Avrei voluto urlarle di smetterla. Mi ricordava costantemente che lui non era lo stesso Michele che conoscevo io.

-Quest'umana comincia a piacermi. - ghignò Dakota compiaciuta, portandomi a voltarmi verso di lei e a smetterla di fulminare la mia amica con lo sguardo.

-Core cosa ci fai con questi esseri maledetti? -il tono di Michele era duro, autoritario, secco come sabbia del deserto. Nonostante questo, mi voltai a guardarlo sfrontata e ovviamente non fui ricambiata, ma sapevo che se ne era accorto. Lo faceva di proposito, voleva mostrarmi che era lui a decidere se potevo parlare o no. Non mi avrebbe degnata di alcuna considerazione, come se non esistessi. Eppure, io non avrei subito quel trattamento in silenzio.

-Io non sono una strega! - dichiarai e la Dea parve ingoiare le sue stesse parole. 

Nemmeno per un momento rimpiansi di averli interrotti, e di sicuro non lo feci quando lui non riuscì a fare a meno di voltarsi a guardarmi. Avrei sfidato per sempre lo sguardo di fuoco del guerriero di Dio se mi fosse servito a piegare il suo dispotismo.

Michele assottigliò le palpebre puntandomi, il suo palmo destro si strinse in un pugno. Le vene sul dorso si gonfiarono e per un attimo mi parve di vedergli tremare l'arto. Confesso che un brivido gelido mi percorse la schiena, ma lo celai fingendo di raddrizzare le spalle in un gesto spontaneo.

-Core? -chiese ancora l'angelo, non mollando i miei occhi nemmeno per un attimo come se temesse di vedermi sparire se solo si fosse distratto.

In quel momento sembrava detestarmi con tutto se stesso. 

Dark plume "Gli angeli gemelli"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora