Se il buongiorno si vede dal mattino...

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- Oh, ma bene -Sentii quelle parole come un ringhio gutturale e graffiante, con un inconfondibile accento ironico di sottofondo. -mi sarei aspettato Bianca a rotolarsi sull'erba con Michele e invece, vedi Belfagor? Ci troviamo Ezechiele.

Il primo anemone ci guardava furente da sotto le ciocche brune e ribelli che gli ricadevano sul viso pallido, come una macchia d'inchiostro caduta su un foglio bianco, si diramavano sulla sua fronte oscurandogli le folte sopracciglia. Forse non mi sarei mai abituata a vedere i suoi lineamenti delicati disegnati su una pelle diafana. Forse non mi sarei mai abituata a quello sguardo carico di cupa malizia. Forse...

Ci alzammo entrambi dal manto spugnoso ed io mi spazzolai la tuta blu dai fili erbosi che mi erano restati appiccicati addosso, brillanti come fili di seta. Vidi Michele fare lo stesso dai suoi jeans scoloriti,  dimenticandosi un ciuffo di erba sulla spalla destra della maglia bianca.

Il modo in cui i suoi occhi mi squadravano dalla testa ai piedi, mi faceva sentire colpevole. Sembrava imprimere ogni piccolo dettaglio nella memoria. Mi odiava. In quel momento mi odiava con tutto se stesso, me lo sentivo addosso. 

-Che vuoi, Lucifero? -disse il serafino, parandosi un passo davanti a me.

-Oh, niente di importante. -Inarcò un angolo della bocca imitando un sorriso tanto falso quanto irritante, mentre ficcava le mani nelle tasche del suo vestito blu notte, lucido come il cielo senza nuvole. -volevo solo dimostrare ad uno dei miei sudditi più assillanti che, in realtà, ha torto.

Lanciò uno sguardo a Belfagor al suo fianco, che abbassò la testa. Aveva una divisa verde militare, come un soldato in servizio, aderente sul busto e più larga lungo i fianchi. Gli anemoni non erano soliti vestirsi in quel modo e questo mi fece sospettare che fossero in missione e non ci stessero solo cercando.

-Mi dispiace, mio signore, non pensavo che loro due...- sussurrò.

-No, non dispiacerti per me, io non ne ho bisogno. - sibilò. - anzi, mi hai fatto un favore. Forse se non lo avessi visto io stesso, non ci avrei creduto.

Digrignò i denti e ci voltò le spalle. Contro ogni mia aspettativa lui se ne stava semplicemente andando via. Qualcosa dentro di me sembrò spingermi verso di lui.

-Luce. - lo chiamai, avanzando di qualche passo nella sua direzione. Non volevo che se ne andasse. Non volevo che pensasse davvero che ci fosse qualcosa fra noi.

Si girò rapido verso di me, puntando i suoi occhi brucianti nei miei, vermigli come il sangue che fuoriesce da una ferita appena inferta. Due gocce carminie appena stillate dalle dita dell'amore punte dalle spine dell'odio.

-Non osare chiamarmi così  - ringhiò puntandomi un dito contro. 

-Lo tollero da lui... - indicò Michele  -e lo tollero da chi mi è vicino, non dagli estranei! Quindi non osare chiamarmi così, Comunicante, ne hai perso il diritto!

Afferrò il colletto della camicia in uno scatto di nervosismo; lo strattonò, allentandolo, come se la stretta lo stesse facendo soffocare.

-Estranei? Tu ed io saremmo estranei? - annullai le distanze, marciando contro di lui, fermandomi solo quando fui a pochi passi.

Vidi la linea della sua mascella irrigidirsi prima che tornasse a tirare il colletto della camicia, fino a strapparne il primo bottone.

-Ti è tornata l'allegria qui? - tirò i capelli dietro la nuca con forza. -Non dirmi che è l'aria limpida a farti quest'effetto, perché non ti crederei. 

Fece per andarsene e poi tornò sui suoi passi.

 -Cosa ti ha detto di così divertente per farti ridere così, eh?

Dark plume "Gli angeli gemelli"Onde histórias criam vida. Descubra agora