La torre

1.1K 105 27
                                    

-Cosa? - mi rialzai aiutata da Core. Quella montagna di stoffa rendeva scivoloso ogni mio movimento.

-La donna sembrò scuotere la testa e fingere di non sentirmi.

-Mi hai chiamata per nome! - continuai, non lasciando cadere la conversazione nel nulla.

-Se è per questo tu mi hai chiamata nonna! Non sembro davvero così vecchia - afferrò subito uno degli abiti appesi e finse di essere occupata.

-Questo non cambia il fatto che tu sai esattamente come mi chiamo, Dorina Costa! - la chiamai col suo nome da nubile e lei sembrò rizzarsi sull'attenti.

-Amelia, cara, perché non vai di là a prepararci un tè? - disse rivolgendosi a mia madre. Era strano sentirla chiamare per nome dopo tutto quel tempo.

-Nonna, puoi spiegarti? - Le girai attorno e finalmente decise di mollare il tubino azzurro che aveva tra le mani e di voltarsi a guardarmi.

-Va bene, hai ragione, non ha senso continuare a fingere di non sapere che tu nascerai e sarai mia nipote, ossia la figlia di quella ragazza appena maggiorenne che non conosce ancora abbastanza il padre di sua figlia, la quale è giusto qui in carne ed ossa e dimostra qualche anno in più di lei. Contenta? - sbuffò teatrale e ancorò la mani ai fianchi.

-Sì, sufficientemente contenta. - le concessi prima di buttarmi sulla poltrona lì accanto. Come faceva a conoscermi? Era impossibile, era forse un'umana capace di prevedere il futuro?

-Non dovreste essere qui. Tutto questo altera gli equilibri già precari del nostro mondo. - ci sgridò rivolgendosi a me e Core.

La dea la fissava scettica. Non capiva chi fosse e forse nemmeno di cosa stessimo parlando, mentre io diventavo sempre più confusa, parlava di noi, parlava come noi, ma io ero certa di non ricordare nulla di strano su di lei. Era sempre stata come tutte le nonne, normale, dolce, sempre pronta a viziarmi.

-Che ne sai tu degli equilibri del creato? - sbuffò alla fine la dea, uscendo dal mutismo in cui sembrava essere caduta.

- E come diavolo fai a sapere chi sono? - incalzai.

Lei prese un profondo respiro e poi lanciò uno sguardo verso la porta da cui era uscita mia madre, assicurandosi di non essere ascoltata.

-Immagino che se voi siete capitate, fra tutti i negozi, proprio nel mio, ci sia una ragione - disse rivolgendo un veloce sguardo al cielo - e spero che la ragione non sia uno dei miei stupendi abiti o i prezzi stracciati a cui sto vendendo questa bellissima collezione...- ci lanciò un'occhiata di traverso e noi prontamente oscillammo la testa negando.- che anni gli anni ottanta, la seta era davvero seta e il cotone solo cotone, nessun surrogato sintetico.

Oscillava la testa come se tra i mali del mondo subito dopo Lilith e Michele ci fossero le importazioni cinesi. Mai come allora mi resi conto di quanto le assomigliassi.

-Vuoi dire che siamo davvero negli anni ottanta? - replicai sconvolta. Core mi guardava come se fossi appena impazzita. Cominciavo finalmente a capire perché il mondo mi sembrava così antiquato. Non lo era, ero io nel decennio sbagliato.

-Speravi di essere già nata, forse? - mi lanciò un'occhiata che sembrava volermi dire qualcosa ma non avevo la più pallida idea di cosa.

-Non so cosa mi aspettavo in realtà- in parte invece lo sapevo. Mi aspettavo di non esistere. Se in quel futuro non c'era bisogno di un corpo per la comunicante perché la comunicante in questione era l'anticristo, non c'era nemmeno bisogno di un'anima custode, non c'era bisogno di me. Mi aspettavo di essere tornata nello stesso anno in cui avevo attraversato le porte per seguire Lilith. Pensavo di dover cercare due bambini appena nati. Di certo non mi aspettavo di vedere lei.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Where stories live. Discover now