SUL QUADRATO DELLA REGINA

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Una volta ho letto "non c'è differenza fra salvezza e dannazione", all'epoca non capii davvero cosa l'autore di quella frase volesse dire e forse non lo so' nemmeno adesso, però in quel momento ne avevo dato la mia personale interpretazione.

Il punto di vista era essenziale per capire quale dei due fosse la zona di partenza e il punto d'arrivo. Spesso, molto spesso, bisognava attraversare l'una per raggiungere l'altra e non sempre la via che molti pensano, è percorsa nel verso giusto. Non sempre si attraversava la dannazione per arrivare alla salvezza. A volte i due stati rischiano di miscelarsi, unirsi, fondersi in una unica tortuosa via. Perché se è vero che ogni uomo, essere, diavolo e persino angelo ricerchi la salvezza, è anche vero che per alcuni la dannazione è salvezza.

E io conoscevo la dimostrazione vivente di chi era certo di aver trovato la sua salvezza nella dannazione.

Aprii gli occhi a fatica. Avevo preso una bella botta, sentivo ogni parte del corpo fare male.

Mi tastai il fianco e guardai la mia mano convinta che avrei visto del sangue ma non fu così. Mi sollevai sui gomiti malferma, scorgendo Ania e Dakota fare lo stesso.

-Cosa è successo?  - farfugliai fra un gemito di dolore e l'altro.

- Siamo caduti da almeno cinque metri di altezza e tutto per salvare il tuo profetico fondoschiena, donna della leggenda! - sbuffo' Ania rimettendosi dritta.

Feci una smorfia irritata ma lasciai correre. Mi avevano salvata e quello era più che sufficiente per farmi stare zitta, almeno in quell'occasione.

L'anemone tese una mano verso Dakota che la prese e si rimise dritta con un semplice slancio, come se l'avessero spinta dal basso. 
Stronze. Nessuna delle due sembrava intenzionata ad aiutare anche me, perciò cercai di rimettermi in piedi da sola anche se a fatica.

C'era qualcosa di strano in quel posto. Sembrava il mondo reale, eppure sentivo che non era così. Era una sensazione. Qualcosa nel profondo, partiva dalla testa e scendeva giù come lava incandescente; una scia di calore urticante che sprofondava sin nelle vincere.

Mi alzai da terra.

-Dove diavolo siamo? - mi sentivo attratta da quel posto, ma allo stesso tempo era come se fossi consapevole che quella sensazione fosse sbagliata.

-Nostro malgrado - Dakota si guardò intorno guardinga e poi posò la mano sulla cintura di cuoio allacciata all'addome. Ora che ci facevo caso, entrambe erano armate fino ai denti. La loro sembrava una divisa. Tuta nera di un materiale che avrei definito pelle, nonostante dubitassi che lo fosse, e cinture allacciate alla vita alla coscia destra e persino una alla caviglia. Su ognuna c'erano due lame mentre alla caviglia una specie di penna. Mi chiesi perché sprecare un altro posto utile per un oggetto simile, in fondo dubitavo che entrambe avessero intenzione di lasciare un messaggio per qualcuno. Era stupido, pericoloso e di sicuro per nulla facile da ritrovare. Avremmo dovuto nasconderlo e non avremmo mai avuto la certezza che chi lo avrebbe dovuto trovare ci sarebbe riuscito. Non aveva senso.   

-È ancora l'Inferno questo - continuò.

La guardai mentre fiutava l'aria come se potesse sentire qualcosa. Io non sentivo nulla se non un intenso odore di zucchero. Un po' come quando si apre una busta di mashmallow, ma loro probabilmente percepivano i loro simili. E io finalmente capii perché mi sentivo così divisa. Razionalmente ripugnavo l'Inferno, ma questa regola non valeva anche per la mia parte irrazionale. Quella purtroppo era dipendente dal suo nuovo sire e io potevo cercare di imporre qualcosa alla mia volontà, ma ero miseramente impotente sui miei sentimenti.

-Merda. - imprecai scalciando l'erbetta sotto i nostri piedi. Eravamo ancora in quel maledetto posto. Senza mia nonna. Senza sapere dove andare. Senza un piano. Maledizione!

Dark plume "Gli angeli gemelli"Where stories live. Discover now