TRAPPOLA

1.2K 112 86
                                    

Prese una ciocca di capelli fra le mani e li strinse intorno al pugno per costringermi ad avvicinarmi al suo viso.

-Non ho bisogno nemmeno di sapere che volto abbia il Messia perché mi basterebbe ucciderti e sterminare tutti gli uomini per eliminare il problema, ma non voglio farlo, mi diverte troppo.

-Oltre ad essere folle hai anche assurde manie di potere. Credi davvero che basti uccidermi per tenerli sotto controllo? - mi sporsi in avanti involontariamente, quasi a volergli sputare addosso quell'avvertimento.

-Chiamale pure manie se vuoi, io lo chiamo solo diritto di nascita. Sono nato principe. Tutto questo mi appartiene già. - fu in quel momento che lo odiai davvero, odiai lui e odiai me stessa, ma soprattutto il fascino che esercitava su di me. Tutto ciò che diceva era sbagliato eppure volevo toccarlo e saggiare la morbidezza delle sue labbra che si muovevano lente, sempre con un accenno di sorriso. Sembravano addirittura più rosse in contrasto con la pelle diafana, il colore dei dannati. Troppo lontani dal sole per avere persino un tenue velo rosato sulle guance -In realtà, come ti ho già detto, non odio voi uomini, io detesto mio padre, i miei fratelli, uno in particolare. È lui la causa di tutto. 

Fece una leggera pressione con il palmo sul tavolo e fu come se questo improvvisamente si fosse abbassato. Il legno che prima mi premeva contro lo stomaco ora arrivava a bloccarmi solo appena sopra le ginocchia.

- Come ho fatto a vivere senza questo potere per tutti quei secoli. -sospirò.- controllare la materia è davvero utile. Ho scoperto di saperlo fare solo dopo la caduta.

Afferrò il pugnale con i denti e poi fece scivolare la mano sul mio fianco fino a trovare l'apertura dello spacco. Sussultai quando sentii la punta delle sue dita sulla pelle. Cercai di divincolarmi senza troppa decisione con l'affetto di divertirlo ancora di più. Ero inchiodata fra la parete e il tavolo che mi bloccava. Disegno' due rette parallele al centro della mia gamba con l'indice e il medio fino a quando incontrò il cinturino di pelle.
Recuperò con la mano libera il pugnale che stringeva fra i denti.

- La tua determinazione nell'opporti mi sconvolge, devo ammetterlo.

Sollevai la mano per cercare di colpirlo ma mi bloccò a metà strada, lasciando scoperta la porzione di gamba che aveva percorso. Cercai di graffiarlo, chiudendo le dita a pugno. Sentii le unghia conficcarsi nella sua carne ma non si mosse nemmeno.

-Non dirmi che hai anche la tendenza a mordere, perché potrei non rispondere delle mie azioni - replicò irridente.

Sbuffai frustrata ma continuai a opporre resistenza con tutte le mie forze.

-Ti fa sentire forte approfittare della circostanza? - sibilai più per la ferita nell'orgoglio che per la situazione.

- Non salterei a conclusioni affrettate, fossi in te - soffio' vicino al mio orecchio divertito.

Rigiro' l'elsa fra le dita e poi lo fece scivolare nella fodera allacciata alla mia gamba. Un fruscio secco, seguito dal tocco leggero della seta del vestito.

-Tienilo tu, io rischierei di perderlo di nuovo. - mi lasciò andare quando capì che l'unica azione che avrei compiuto sarebbe stata lasciar cadere le braccia lungo i fianchi.

-Potrei cercare di ucciderti. - lo provocai.

- E io non vedo l'ora di vedertelo fare. - replicò tranquillo, mentre continuava a guardarmi con il volto appena inclinato di lato. 

Aveva preso a giocare con le sottili ciocche che gli erano rimaste intrappolate fra le dita. Poi socchiuse gli occhi proprio come quando una leggera brezza si alza all'improvviso e ti accarezza la pelle.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Where stories live. Discover now