GLI ULTIMI PEZZI DELLA SCACCHIERA

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-Hai un odore inconfondibile, credi davvero che io non ti abbia riconosciuta subito? - rise e scrollo' la testa. Poi sollevò ancora il volto verso di me come se sapesse precisamente dove mi trovassi, nonostante fossi immersa nel buio.

I nostri sguardi si incatenarono. Il suo illuminato dalla luce delle candele e il mio celato dalle ombre, ma si trovarono, come era sempre stato fra noi.

-Ti ricordavo un po' più sveglia...- continuò.

Ero stata una stupida a pensare che non si fosse accorto di noi. Ogni essere trascinava con sé dell'energia, per quanto debole. Ero un essere umano nel regno dei morti, un essere vivo fra i non vivi, avrei dovuto immaginarlo. Il fatto che la maggior parte degli anemoni non fosse capace di percepire gli odori di altri esseri e il fatto di non essere un essere di luce capace di sviluppare una considerevole fonte di energia divina mi avevano fatto credere di poter rimanere nascosta nell'oscurità e di non essere vista. Come al solito pensavo da umana. Forse non sarei mai riuscita a ricordare tutte le loro capacità. In fondo per quanto mi fossi mescolata a loro, io restavo sempre... diversa. Un'intrusa.

-Anche lei mi ha sentita, vero? - dissi. Eravamo noi il piccolo problema.

- Ma certo. - affermò come se fosse una verità inequivocabile- ha sentito te e loro due, a proposito, benvenute, non ci capita spesso di incontrare dei puri qui, incursione di poco fa a parte, ovviamente.

Irritazione. C'era irritazione nel suo tono. Poteva cercare di nasconderlo, ma non ci sarebbe riuscito con me. Le detestava.

-Comunque- interruppe il flusso dei miei pensieri con la sua voce - mettetevi comode, ragazze, abbiamo tutto il tempo che vogliamo per chiacchierare, Ezechiele non si riprenderà prima di un'ora.

-Chiacchierare? - Ania al mio fianco fece un passo avanti, esponendosi alla luce fioca delle candele e mostrandosi. 

-Oh, finalmente... Ania giusto? - chiese facendole un leggero cenno con la mano. Lei annuì. Era nell'ombra al mio fianco, ma ebbi la sensazione di vederla irrigidirsi. Era strano come il mio corpo si fosse abituato all'assenza di luce. In parte riuscivo a vederle. Erano ombre indefinite, ma era qualcosa.

- La sorella di Devril. - preciso' poco dopo.

-Non nominarlo, anemone! - ringhiò lei, sporgendosi ancora e lasciando che la luce la illuminasse, ma Dakota la fermò bloccandola, prendendola per un braccio. Ora poteva vederle, anche se, a quel punto, immaginavo lo facesse comunque.

-Perché no? Era un ottimo soldato.

Vidi la mora irrigidirsi. Aveva usato il passato, aveva detto "era". 

-Era uno di noi e tu lo hai ingiustamente sacrificato! - gli urlò contro. 

Lei era furiosa, Dakota invece sembrava essersi incupita più del solito. Usato, lui lo aveva usato. Devril era un mezzosangue. Non era un puro e non era un caduto, allora cosa ne era stato di lui? Perché diceva usato?

Per qualche assurdo motivo mi tornarono in mente le parole di mia nonna.

Se è scritto nel tuo destino che succederà non c'è modo di evitarlo. Se l'universo reclama energia la avrà.

-Tuo fratello ha cercato di fare un gesto eroico, sacrificandosi al tuo posto, e posso dirti che è morto con onore. - ghignò.

-Tu volevi solo eliminarci tutti, volevi togliere me di mezzo, ma lui non te lo ha permesso.

-Si è proposto da solo, dovevamo attaccare gli angeli e tu avresti dovuto accettare la sfida, invece di lasciarti sostituire da lui. Mi avreste dato un motivo per pensare di essermi sbagliato... invece, vi siete dimostrati per ciò che siete, inutili.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Where stories live. Discover now