SCACCO MATTO II

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Lui si sollevò da solo e mi lanciò una breve occhiata prima di voltarsi alle sue spalle. Realizzai che non era stato davvero incosciente per tutto quel tempo. Forse la sua era stata una prigione da cui poteva osservare tutto, una stanza insonorizzata da cui urlare senza essere ascoltato.

 Fissò i suoi occhi su Ezechiele che era lì incosciente sul gelido altare. Non c'era dolore e non c'era nostalgia nel suo sguardo, restava un'enigma che non avrei mai saputo risolvere. Puntò Lilith che scoccava sfere di fuoco contro la ragnatela di elettricità delle streghe, sembrava irritata, forse quel gioco non la divertiva più. Ripresi la spada che avevo lasciato incautamente incustodita e la strinsi forte nel pugno.Fu lui a parlare e a togliermi dall'imbarazzo di dargli fretta.

-Grazie, Bianca, - disse, mi voltai di nuovo verso di lui. Mi aveva riconosciuta. Doveva percepire qualcosa di diverso in me, oppure aveva ascoltato la conversazione con mia nonna - l'hai trovata, hai tenuto fede al nostro patto e te ne sono grato, nonostante le circostanze.

Si riferiva ad Ezechiele e alla mia promessa nell'Eden. Si tirò i capelli spettinati dietro la nuca, imitando gli stessi movimenti che gli avevo visto fare un sacco di volte quando era un anemone.

-Sai cosa fare? - chiesi titubante. Io non ne avevo idea, mia nonna mi aveva detto di risvegliarlo come se questo sarebbe bastato a distruggere Lilith. Strinsi la prigione d'argento fra le dita e poi gliela porsi.

Lui la guardò e poi mi sorrise.

-Non posso usarla io, Bianca. - dichiarò.

-Cosa?

-Tu. Devi usarla tu, hai il corpo del primo anemone, sei l'unica che può farlo. 

-Dovresti uccidere Michele - valutai.

Ora la prigione d'argento era sua e lui non voleva ucciderlo. Nemmeno io ad essere onesta. Nonostante tutto, speravo ancora che ci fosse un modo per salvarlo dalla dannazione. Il mio perdono però, quello probabilmente non lo avrebbe ricevuto mai. 

-No, non posso farlo io perché a breve non sarò più qui. Ma non sarai sola, non temere. Quando verrà il momento saprai cosa fare.

-Che cosa stai dicendo Luce - lo afferrai per un braccio quando lui si volto di nuovo verso Ezechiele, - non vorrai prendere lei e scappare in una romantica fuga d'amore, vero? - lo accusai frustrata. Notai che la sua pelle era fredda, forse ero io a scottare o forse le torture che aveva subito lo avevano provato più di quanto lasciasse vedere.

-Sarebbe allettante - replicò donandomi un rassicurante sorriso, - ma la nostra non è una storia d'amore, è più una tragedia d'amore - continuò.

Sfilò il suo braccio dalla mia presa e volse qualche passo verso Ezechiele, fino a fermarsi quando le fu di fronte. 

-Cosa stai dicendo ? - lo seguii cauta. Avevo un brutto presentimento.

Lui si chinò sull'altare dove l'anticristo giaceva immobile, si sporse verso di lei fino ad avere il viso a pochi centimetri dal suo.

-Cosa stai facendo, Luce? - ripetei con un tono più alto e agitato.

-Avevamo detto per sempre - le disse ignorandomi, le accarezzò la fronte con la punta delle dita come se temesse di farle del male. - te lo avevo promesso e sarà per sempre.

-Non farlo - sussurrai impotente, quando quel brutto presentimento si tramuto' in certezza. 

Avevo imparato a capire gli angeli e il loro non considerare le mezze misure, le piccole possibilità che non valutavano per il solo fatto che fossero incerte. No, loro preferivano la via più sicura, nonostante il prezzo da pagare fosse quasi sempre alto.

Dark plume "Gli angeli gemelli"Donde viven las historias. Descúbrelo ahora