Jotunheim. La nascita di una principessa

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Incinta.

Chi lo avrebbe mai detto che io, Siobhan Jonidottir, regina di Jotunheim, potevo restare incinta.

Solo gli Antichi sanno quanto ci abbiamo provato, solo gli Antichi sanno quanto ho pianto pensando di non essere in grado di dare un figlio al mio re. Al mio Signore. Al mio Ghiacciolo.

Alla notizia che presto sarei diventata madre e lui padre, era scioccato come lo ero io. Moyreen ha il dono della Visa ce va oltre, così mi aveva detto Loki. E io non lo avevo detto a nessuno. Lo avevo scoperto per caso, quando gli odori del cibo mi disgustavano, sentivo più freddo ma lo avevo imputato la mio essere una strana Jotun essendo ibrida.

Quando l'ho detto a Loki era incredulo. Aveva sorriso, gli occhi lucidi di commozione. So quanto per lui significhi diventare padre. Dopo tutto quello che aveva subito, un padre bastardo, una madre vittima, un padre adottivo che non lo aveva mai capito fino in fondo, una madre adottiva che lo amava come fosse sangue del suo sangue e un fratello che sarebbe morto per lui, diventare padre lo aveva fatto sentire meglio.

Una notte mi aveva chiesto e sarebbe stato un buon padre e io gli avevo risposto di sì. Eravamo tornati a Jotunheim dopo tutto quello che era successo su Midgard e la gravidanza procedeva bene.

Quella mattina ero sola in camera, avevo fatto un lungo bagno rilassante, avevo iniziato a parlare al piccolo che cresceva nel mio grembo regolarmente. Piccolo o piccola. Entrambi non volevamo sapere nulla del suo sesso, l'importante era che stesse bene. E adesso ero davanti allo specchio a figura intera avvolta nella vestaglia verde scuro con i suoi colori. Presi la mia forma primaria e osservo il mio corpo. Stavo cambiando.

Dicono che quando sei incinta cambi, sei anche più bella, oddio io non mi vedevo bella, sembravano più una piccola mongolfiera ed ero solo di cinque mesi. La vestaglia era aperta e mi accarezzavo la pancia, i seni gonfi per via del latte, i miei capelli lunghi e sorrisi. Ero felice. In me c'era il futuro di questo regno.

**

Essere re di Jotun ha dei doveri, essere un Avenger è una gran rottura di scatole. Ma aver fatto ritrovare la ragione al sergente Barnes e aver contribuito nella missione non ha prezzo. E Moyreen è diventata qualcos'altro.

Beh, sempre un piacere tornare a casa, dalla mia Streghetta. Mi basta percepire la sua energia e quella della piccola vita che cresce nel suo ventre e svanisco per poi materializzarmi nella nostra camera.

Resto nell'oscurità per poterla ammirare. Passerei l'eternità così, a guardarla e godere della sua bellezza. Nella sua forma originale mi sconvolge sempre. Le orecchie a punta che spuntano dai capelli bianchi come la neve, la pelle bianca iridescente, i tatuaggi blu scuro che dalle tempie scendono lungo il corpo, gli occhi blu senza pupilla, sfaccettati come cristalli e quel tatuaggio che dice che mi appartiene, che siamo legati. Sono uno Jotun legato che ucciderebbe chiunque le si avvicinasse. Ero protettivo, possessivo e a detta della mai Streghetta, quasi ossessivo. Ma in lei c'era il futuro di questo posto. In lei c'era la vita. Mi avvicino a lei circondandole il corpo con le braccia, lei trasale, mi guardo dallo specchio e vede solo i miei occhi verdi luminosi che fendono il buio.

 Mi avvicino a lei circondandole il corpo con le braccia, lei trasale, mi guardo dallo specchio e vede solo i miei occhi verdi luminosi che fendono il buio

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