Nascite. Di mamme, papà e... Inima mea (Extra XVI)

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È notte a Procida.

Tutti dormono tranquilli, tutti tranne Imma che ha svegliato Tom e...

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Plin.

"Mmmm" tento di muovermi ma sono bloccata da Sebastian che è semi sdraiato su di me come una calda coperta di carne e muscoli. Afferro il cellulare per capire chi diavolo era che mi massaggiava alle due del mattino. Metto a fuoco lo schermo, Seb non si sposta anzi, circonda la mia vita con un braccio. Quando gli avevo detto che ero particolarmente freddolosa, non pensavo che mi prendesse alla lettera.

Leggo il messaggio, era Imma, che aveva scritto un po' alla cazzo di cane avevo capito e così... "Seb, sveglia..." "Mmmm..." "Bastian, a Imma si sono rotte le acque..." lui aprì gli occhi, strofinò il anso dietro al mio collo e mi baciò tra le scapole "I bambini non nascono subito Inima mea..." "Lo so, ma voglio esserci. Lei per me c'è stata, glielo devo..." ho un marito eccezionale e così, con Mickey ben coperto in auto, raggiungiamo l'ospedale.

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Otto ore più avanti di fuso orario, costa Est degli Stati Uniti, un'altra donna aveva dato la sveglia al suo procuratore apprensivo.

Lana era in travaglio.

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Procida. Ore 3.

Dovrei esserci abituato con TJ ma lui aveva deciso di nascere nel pomeriggio. E no, non si è mai preparati anche se ci sei passato. Laura e Seb sono arrivati, Mickey dorme tranquillo nel suo porta enfant. TJ dormiva dai miei suoceri, perché ora che aveva iniziato a camminare era un ciclone. Una cosa alla volta.

Sebastian viene verso di me "Nervoso?" "Sì... quando andrò in sala parto devo esserci. Lei non lo ammetterà mai ma vuole che io ci sia... anche solo per mandarmi a quel paese..." lui sorride "E' da Imma proprio..." non me lo perdonerei mai se le accadesse qualcosa. A lei, al vicolo. No, vivere senza si loro è impossibile.

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Entro nella camera e la trovo sconvolta. Flebo, monitor fetale e l'aria di una che vorrebbe fare una strage. "Non ti chiedo come ti senti perché lo vedo oh Imma..." "Dimmi perché lo sto facendo? Ah si, perché amo quel bietolone li fuori e una vita senza di lui sarebbe piatta..." una contrazione. Ginecologa, ostetrica e infermiera le erano attorno "Signora, lei è quasi pronta al parto" Imma la guarda come a dirle "Non dirmelo, ma va?"  "Vado fuori, mi raccomando..."

***

Invece, a New York

La bambina di Lana si presentava podalica e non c'era altro da fare se non procedere con un cesareo. Non si sarebbe girata e si correva il rischio di perdere la bambina o entrambe.

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"Sì, va bene..." non ci pensai su due volte e Chris mi baciò la mano visibilmente commosso. Non ci perderai Procuratore, nessuna delle due.

*

In sala operatoria.

Dovevano cacciarmi a pedate da li. Mai e poi mai mi sarei mosso dal suo capezzale. Anestesia epidurale "Signora Evans, ora procederemo con il taglio e vedrà a breve la sua piccola..." Vedevo che Lana aveva paura e mi metto dietro di lei accarezzandole la teta per poi baciarle la fronte. "Sarai mamma Lan. Saremo genitori e andrà tutto bene..." "Chris..." "Dimmi..." "Ho una paura tremenda..." ne avevo anch'io ma dovevo esserlo per lei. almeno questo devo farlo, voi siete più forti non noi.

***

Procida, ore 6 del mattino.

Le acque si erano rotte alle dieci di sera e il travaglio almeno da 8 ore. Ora siamo in sala parto. Avevo saputo da Laura che anche Lana era in travaglio. Questi bambini sarebbero nati a poche ore di distanza. Imma mi aveva afferrato la mano e quando arrivava una contrazione, me la stritolava. "Collo dell'utero appianato, dilatata dieci centimetri, siamo pronti... alla prossima contrazione, una bella spinta..." Imma grida, mi stritola e spinge.

Procida's jewels and...Where stories live. Discover now