Come eravamo. Di magazzini, parchi e... gelato (Extra XII)

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Disclaimer: Contiene scene di sesso esplicito con linguaggio forbito, insomma io vi avviso. Anche se metto sempre per adulti ;)



Procida, qualche anno prima.

Aprire la mia Bottega è stato edificante, ereditata dai miei genitori e prima ancora dai miei nonni, in poco tempo è diventato il punto di ritrovo della maggior parte della popolazione dell'isola. Qui poi trovare di tutto e anche di più.

Sono stata felice quando Laura mi ha raggiunto, aveva proprio bisogno di cambiare aria, in tutti i sensi dopo quello che le era successo. E poi c'è Tommaso. Anzi, Thomas James, l'uomo di cui mi sono innamorata pazzamente e che ancora non si decideva a fare il primo passo. Oh beh, nemmeno io sarei stata in grado di farlo, Dio, con uno così è praticamente impensabile farlo.

Non ho mai capito perché ha deciso di rimanere qui a Procida, so che è laureato a Oxford e potrebbe fare benissimo il professore o qualsiasi altra cosa. Ma ha deciso di fare il tuttofare e aiutarmi alla bottega. In questi mesi ci è capitato spesso di restare da soli, di parlare, di sfiorarci. Anche di baciarci quando nessuno ci vedeva ma ero stata io a ritrarmi e non perché avessi paura, se fosse stato per me gli sarei saltata addosso! Non capivo bene quello che voleva da me. Le sue intenzioni, intensioni che capii fin troppo bene una sera che siamo rimasti soli io e lui per fare l'inventario. Io, lui e il magazzino.

**

Spengo le luci del negozio dopo aver tirato giù la serranda e chiuso la porta, raggiungo Imma in magazzino. Ci giriamo attorno da almeno un anno e solo ora la vedo più ricettiva e disinibita, beh lo è sempre stata ma dopo Michael la vedo più libera. Ci siamo sempre girati attorno tra alti e bassi ma mai andati oltre, sguardi, tocchi, e tante altre cose che facevano pensare che fossimo già sposati. Ma io ho tutte le intenzioni di sposarla, se lei mi vorrà.

Levo il grembiule inforcando gli occhiali e solevo un sopracciglio, non so se ridere o piangere o fare altro. È per metà dentro a uno dei grandi congelatori orizzontali e basta per caderci dentro. Lei poi è così minuta che davvero potrebbe finirci dentro in due secondi. Sta imprecando con le più colorite imprecazioni napoletane che io abbia mai sentito e mi scopro a sorridere, continuo a guardarla soprattutto quel magnifico sedere tondo che sta richiamando le mie mani che formicolano per toccarla.

No, non posso farlo.

"Ci stai girando attorno da mesi, fallo!"

"Tom, per favore prendi appunti, segna venti confezioni di piselli surgelati, altrettante di spinaci, minestrone e altre verdure assortite. Tom, potresti tenermi? Ho paura di cadere dentro a questa trappola di ghiaccio..." afferro i suoi fianchi stringendoli e lei sussulta, mi strofino volontariamente affinché senta l'erezione che mi è venuta vedendole solo il culo, se penso anche al suo seno sono fregato. Dicono che il corpo non attiri una persona, Imma mi ha fottuto prima la testa e poi tutto il resto. Un concentrato di sagacità, irriverenza e testardaggine racchiusi in un metro e sessantacinque di bellezza mediterranea. E se ora fa una battuta non mi scandalizzerò.

**

Appena sento le sue mani che mi stringono i fianchi ho un sussulto. Ha delle mani così grandi e delle dita così lunghe che farebbero gioire qualsiasi donna. E io me le sono sognate quelle dita, e altre cose. E poi l'erezione dura e solida che si strofina tra le mie natiche mandandomi un brivido lungo la spina dorsale fino al cervello.

Il prof è ben dotato ma non ci voleva un genio per capirlo. Ora sono io che strofino il sedere contro la sua erezione, sibila e le mani agguantano il sedere stringendolo con forza, avrò i lividi ma poco importa. Mi aiuta per poi staccarsi da me mentre richiudo il congelatore. Evito di guardarlo e vado verso le file di scaffali, i sacchi di farina e il tavolo con le bilance e tutto il resto.

Procida's jewels and...Where stories live. Discover now