Quando Imma si infuriò e... (Extra XVIII)

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Disclaimer: Linguaggio forbito e scene esplicite. Io avviso


Quando Imma si infuriò e il povero Tom dovette sudare sette camicie



Procida, mattina

"Sparisci dalla mia vista!" lancio di un vaso che il malcapitato schiva abilmente e si infrange alle sue spalle "Calmati Darling..." "Calmarmi? No! Tu non mi dici di calmarmi CAZZO!! Sei uno stronzo sporco egoista che ti fai qualsiasi cosa respiri! Come hai potuto amare una... una cosa del genere? Hai veramente dei gusti del caxxo!"

"Imma, posso spiegarti..." "Non ho bisogno di spiegazioni! Vi ho visti! Lei che ti teneva per mano e ti si strofinava addosso – viene prese un altro oggetto e scagliato contro Tom – una gatta in calore appiccicosa, slavata e senza artigli. Mi fai schifo!"

I bambini iniziano a piangere, furiosa continuo a guardare malo mio marito. Un bastardo che si è fatto una specie di cavalla finto bionda e ora vorrebbe darmi spiegazioni? Non ho bisogno di spiegazioni, mi è bastato quello che ho visto. Deve andarsene o non potrei rispondere delle mie azioni.

"VATTENE!"

Tom sospira, non parla, prende la giacca ed esce. Io invece, dopo aver calmato i gemelli sento le lacrime salirmi agli occhi, rabbia, delusione, voglia di fare a fettine quella gatta morta e farla pagare a lui. Scivolo a terra piangendo. La disperazione si sarebbe trasformata in una lenta vendetta. Fredda, saporita e totale. Voi vi starete chiedendo, ma come siamo arrivati a qui? Ora ve lo racconto.

***

Procida, una settimana prima

Quella mattina mi ero svegliata di buon umore, i gemelli crescevano, TJ era argento vivo che sgambettava da una parte all'altra della casa. E io e Tom facevano sesso quando si poteva ma avevamo trovato il modo di incastrare tutto. Andava tutto bene.

Ero andata alla Bottega per controllare, mi fidavo ciecamente di Laura, siamo una società no? Beh lo ammetto, mi manca la mia Bottega e così... dopo i saluti, una Laura radiosa che si spupazza i gemelli, le chiedo come va "Tutto ok, Seb mi porta Mickey più tardi" "Per il resto?" "Alla grande. È così... Sebastian. Prima o poi dobbiamo prendere un caffè nel mio patio, ho appena aggiunto delle nuove piante..." "Sì, con Lana a spettegolare e lasciamo i pargoli ai mariti..." ridiamo entrambe "Beh, vado incontro a Tom, ci vediamo..."

**

Thomas James Jr. non so quante volte chiamerò mio figlio in questo modo quando mi farà perdere le staffe. Per ora è il mio TJ e insieme arriviamo al bar della piazza dove avremo incontrato Imma. Andava tutto bene, tutto a meraviglia e quando arrivo al bar, TJ mi sfugge e gli corro dietro. "Fermo!" ma è un ambino molto vivace e non ascolta nessuno e va a sbattere contro una donna la quale si rovescia addosso il caffè. TJ ha la prontezza di allontanarsi e lo raggiungo. La donna impreca in inglese e mi sembra strano che lo faccia. In effetti non sono più abituato a sentire imprecazioni nella mia lingua natia. Quando lei alza gli occhi la riconosco, mi sorride anche se incerta.

"Zara?" "Thomas? Ma sei proprio tu?" sorrido. Chi lo avrebbe ami detto che avrei incontrato una mia ex proprio qui? E per di più, una ex del college? "Ma che ci fai qui?" "Ci vivo. Insegno inglese, sono sposato con figli e a proposito, TJ, chiedi scusa alla signorina..." mio figlio è nascosto dietro alle mie gambe guarda male la mia ex. "Avanti Tj, chiedi scusa..." la sta incenerendo con lo sguardo, ha la stessa espressione di Imma quando si arrabbia.

"Oh ma che bel bambino, ti somiglia sai?" "Sì parecchio anche se certi comportamenti sono tutti di sua madre. Ma dimmi, che ci fai qui?" "Vacanza. A breve inizierò la mia tournée teatrale, sono Lady Macbeth..." "Sono contento per te. Dai vieni a prendere un caffè..." afferro TJ e ci dirigiamo al tavolino del bar. Non immaginavo che quella era la mia condanna a morte. Si, l'avevo appena firmata col sangue e Imma l'avrebbe eseguita.

Procida's jewels and...Where stories live. Discover now