Capitolo 68 Parte Prima

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Ciò che è stato fatto nel passato dovrebbe rimanere tale, senza conseguenze al seguito

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Ciò che è stato fatto nel passato dovrebbe rimanere tale, senza conseguenze al seguito. È un arco temporale imprescindibile che definisce l'uomo che sono diventato oggi... Eppure, dovevo aspettarmelo anche questa volta. 

"Non può andare come volevi..."

Il destino continua a ripetermelo e, nonostante mi rifiutassi di dargli ascolto, stavolta dovevo farlo. Mi do una spinta e il cigolio del metallo si ripercuote unendosi al crepitio della pioggia che cade. Quel perpetuo gocciolio penetra sulla terra e, nel dolce silenzio, tutto riecheggia. L'effetto che provoca quell'impercettibile frequenza cadenzata mi scuote internamente. Sembra il ticchettio di un orologio lontano che all'inverso scorre... Ed io, ritorno indietro. Ripercorro con la mente tutta la mia vita a ritroso. Nel momento esatto in cui tutto si ricongiunge al presente di oggi...

*

Chad a tredici anni:

Stavo steso sul banco con le braccia aggrappate ai bordi come per tenermi a galla. Sweeler, l'insegnante, spiega qualcosa d'importante, mentre io, rimuginavo su dove potesse essere mio fratello. "Lo troverò a tutti i costi!" Mi urlava irrequieta la mia voce interiore. E poi, finalmente, lo porterò a casa con me. Mamma sarà così felice di vederlo e riaverlo con noi. Dopo tutto quel tempo che abbiamo perduto a causa di quel bastardo... Ci ritroveremo tutti insieme, come dovrebbe essere una vera famiglia. 

Il rintocco della campanella che segna la fine della lezione, mi risveglia dal torpore. D'un tratto, la confusione e il chiacchiericcio si materializzano tutt'intorno a me, ed io, come un automa, raccolgo le mie cose per scaraventarmi fuori dall'aula, saltando tutto il programma di oggi. 

Corro a perdifiato tra i corridoi della scuola, precipitandomi all'esterno. Mi calco un berretto sulla testa per rendermi irriconoscibile e passare inosservato ai suoi occhi. Nonostante quell'essere non mi veda da anni, potrebbe riconoscermi... E, anche se so, che le possibilità di ritrovarlo siano minime, devo stare attento ad ogni mia mossa. 

«Dove credi di andare? Hai intenzione di saltare gli allenamenti anche oggi?» A quelle parole, mi volto di scatto per ritrovarmi quel dannatissimo ragazzino allampanato che mi dà il tormento... Quel TJ. È lì ad aspettarmi davanti all'ingresso principale, poggiato al muro che circonda l'edificio di mattoni rossi della scuola. Se ne sta in quella posa rigida, con le braccia abbastanza lunghe incrociate al petto, a scrutarmi in volto come se già sapesse che non sarei andato di nuovo.

«Tu non capisci ed io devo andare!» Affermo stringendo i denti e con passo svelto, attraverso il marciapiedi per percorrere la strada trafficata che mi si para dinanzi agli occhi, lasciandomelo dietro. Non deve essere coinvolto nella mia schifosissima vita. Sto per andare ma quell'impiccione inizia a strattonarmi per la maglietta e mi rendo subito conto che ogni mio tentativo è del tutto inutile perché quello stupido cocciuto mi è di nuovo tra i piedi! 

«No amico, sei tu che non capisci! Io e te siamo amici. È da quando ti conosco che stai sempre per i fatti tuoi, indifferente a tutto ciò che ti circonda! Ma sappi che da quando sei entrato nel club di basket, automaticamente sei diventato uno dei nostri... Fai parte della squadra, dannazione! E quando io inizio a crederci veramente, nonostante ti ostini a startene in silenzio per i fatti tuoi senza spiaccicare parola con nessuno... Anche se alle volte annuisci e ci basta, tutto finisce... Poi, durante gli allenamenti ti rivedo distratto, così distante da tutti. Ultimamente sei poco concentrato, azzarderei che lo sei anche più del solito e la squadra ne risente parecchio! Sento che c'è qualcosa che non va e che tu non vuoi dirci. Ma almeno noi due parliamoci chiaro. Dimmi cosa ti succede!» Dibatte. 

Odio il fatto che mi studi così attentamente, come se fossi una cavia da laboratorio... E soprattutto, mi infastidisce ancor di più quando si pone un mucchio di domande sul mio conto, non lo sopporto con tutto il mio essere!

«Non è affar tuo. È un mio problema!» Digrigno tra i denti. «Ok, non mi lasci altra scelta!» Dichiara prima di affrontarmi faccia a faccia, così mi si para davanti, bloccandomi ad ogni passo che faccio. «Levati di torno!» Urlo fuori di me. «No! Gli amici si aiutano sempre nel momento del bisogno!» Grida afferrandomi per le spalle e scuotendomi forte, come se non mi stesse già sbarrando la strada e la gente non fosse a portata d'orecchie per ascoltare i nostri diverbi.   

«Devo trovare una persona. Questa è l'unica cosa che ti concedo di sapere.» Impreco tra me e me, inghiottendo la rabbia per avergli rivelato più del dovuto. «Bene. E chi sarebbe?» «Continuano a non essere affari tuoi!» Replico di rimando, perdendo quasi del tutto la pazienza. «Dimmelo, così posso aiutarti!» «Mio padre!» Confesso, arrendendomi. Maledizione! Stringo i denti per non essere riuscito a tenermi la bocca chiusa. La cosa più assurda di tutta questa faccenda è che non dovrei affibbigliargli quell'appellativo perché non gli spetta per niente. «Lo troveremo insieme!» Dichiara, convinto della sua affermazione. Che ingenuo... Non sa quante volte io ci abbia provato... Tuttavia, annuisco comunque e lo illudo. 

Andrò da solo perché non ho bisogno del suo aiuto. Di mio padre ho visto solo il peggio, e so perfettamente cosa è capace di fare. Non metterò a repentaglio la sua vita solo per il desiderio che ha di starmi vicino ed essermi amico. Non posso. Colgo l'attimo perfetto in cui si distrae e inizio a correre. «Chaad!» Mi urla dietro, trovandosi braccato dai passanti. Non mi guardo indietro e vado alla ricerca di quell'uomo che mi ha dato la vita e che, contemporaneamente mi ha tolto tutto. Tutto quello che avevo. 

Mi affretto tra la folla, girovagando per la città, tra le bettole poco raccomandabili di Manhattan. Mi ritrovo nei suoi viscidi sobborghi penosi che comprendono i quartieri più pericolosi... Ma non riesco a trovarlo, ed un altro giorno va via così. Deluso, torno sui miei passi. Cammino a piedi tra i vari isolati che mi separano dalla meta. Giunto al capolinea, varco la porta di casa. Stremato e frustrato m'intrufolo dentro, attendendo l'arrivo di mia madre. Solo, come lo sono sempre stato in questi miei tredici anni strazianti. 

*

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L'Angolo dell'Autrice:

Miei Carissimi Lettori, non so come abbia avuto la forza di scrivere questa mia prima parte del capitolo, con tutto quello che sta succedendo nel mondo. Avevo bisogno di distrarmi ed eccomi qui. Non voglio parlarne, quindi, saltando questo orribile discorso che ci coinvolge tutti in maniera mondiale, vi dico che il prossimo sarà il continuo di questo travagliato capitolo 68. Vi avevo già detto che sarebbe stato abbastanza lungo... Anche se l'ho impostato in maniera differente rispetto al mio solito modo di scrivere... Gli altri due pezzettini li ho abbozzati in foglio perchè qui, ho creato solo caos!!! Perdonatemi se ci ho messo così tanto tempo... Ma ovviamente, ho rimodificato ogni cosa. Non fraintendetemi, la soddisfazione di aver fatto eccellentemente non l'avrò mai, ma almeno son riuscita a portarmi avanti con la storia.

Vi voglio bene e vi penso sempre, in qualunque parte del mondo vi troviate. 

Un abbraccio!

P.S.: Non riesco nemmeno a dormire con tutti questi pensieri che mi ritrovo addosso, ma spero di allietarvi in qualche modo! 

P. P. S. (Del giorno dopo) : Ed è qui che ero indecisa... Voi avreste preferito che i ricordi fossero uniti al presente oppure così, con l'asterisco e la dicitura che indica: "Chad a tredici anni?" Vorrei sapere cosa ne pensate voi. Grazie sempre per esserci! 🙇‍♀️❤️

-Clelia. 

✰03. Give Me Love ☆•A STARS TRILOGY•☆Where stories live. Discover now