Capitolo 37

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Dopo ore di travaglio sopportati con molta pazienza e tanta fatica, il piccolo Kaelan venne messo al mondo

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Dopo ore di travaglio sopportati con molta pazienza e tanta fatica, il piccolo Kaelan venne messo al mondo. Quel piccolo esserino indifeso insieme alla mia adorata madre divennero "casa" e la mia vita sembrava aver trovato un equilibrio precariamente stabile, se confrontata a quell'infanzia brutalmente dominata da quel mostro che si nutriva della vitalità della donna che diceva di amare e del figlio di cui avrebbe dovuto prendersene cura, e invece, lui ci maltrattava giorno dopo giorno, risucchiandoci nel buco nero della sua essenza. 

Nella mia totale ingenuità, idealizzavo un futuro opportuno con una dimora modesta e un minuscolo giardino, laddove io stesso, avrei piantato il mio cuore dilaniato, concedendogli il permesso di crescere serenamente. Sarebbe stato un cuore sano e forte, se fosse stato nutrito dall'amore incondizionato della donna che mi aveva dato la vita e dal sincero affetto che sentivo dalle profondità della mia anima verso mio fratello. Desideravo poter ricostruire delle solide fondamenta dalle stesse ceneri e poi, quando sarei stato pronto, avrei spiegato le ali e spiccato il volo, allontanandomi il più lontano possibile da quella terra bruciata fino a scomparire... come una fenice leggera nel vento.

Me lo dovevo. Abbiamo lottato per sopravvivere e dar valore alle nostre vite e adesso, ci meritiamo tutto ciò che ci spetta di diritto: La serenità che ci è sempre stata negata. Finalmente saremmo cresciuti insieme in quelle quiete giornate di sole che prima non erano mai state incluse nelle nostre vite. Kaelan e mia madre stavano bene ed entrambi erano al sicuro. Tutti i problemi che mi attanagliavano dentro vennero prepotentemente accantonati via dalla gioia che invadeva da poco la nostra nuova esistenza. 

"Tutto sembrava essere risolto per il meglio"  pensai innocentemente. O almeno, così credevo che fosse a quel tempo...




Un uomo, quella notte, stette ad aspettare. Attese con intrepida impazienza che tutti dormissero, così avrebbe potuto fare ciò per cui era venuto. Si trovava lì per un motivo ben preciso: Adempiere al suo piano. In lui, si annidava quella malsana intenzione che gli premeva in testa di continuo. Computava di intrufolarsi dentro casa per prendersi il moccioso appena nato; desiderando così tanto sottrarlo via alla sua ex-moglie talmente inetta, che, non era stata in grado di crescere quel piccolo demonio, figuriamoci se le avrebbe ceduto il marmocchio appena arrivato.

Sì, doveva proprio farlo. Anche per quella li, quella Jenna. La stessa donna fumatrice incallita conosciuta al bar, qualche tempo fa. Quella per cui aveva perso il senno, già del tutto inesistente. Era lei, la nuova causa per cui lui aveva mollato quella schifosissima donnaccia che si ritrovava al suo fianco. Karen raffigurava l'ennesimo emblema della famosa palla al piede, mentre Jenna, aveva un'anima affine alla sua.

In questi mesi trascorsi con lei, aveva provato in tutti i modi a metterla incinta ma non c'era mai riuscito. Chissà perché i suoi spermatozoi facevano cilecca. Cazzo! Eppure, senza nemmeno volerlo, aveva messo subito ingravida quella baldracca per poi regalarle un secondo figlio che con resistenza e tenacia, insisteva di non volere. Questa volta, invece, era certo che non avrebbe fallito.
Aveva bisogno di un piccolo incentivo per stare con lei. Voleva crescere suo figlio con quell'alcolizzata, pazza, scatenata di Jenna. La sua nemesi al femminile.
Tra una cicca e l'altra, il fumo fuoriusciva da quelle sue labbra sghembe, pregustando l'attesa di quel memorabile momento in cui ci sarebbe riuscito, così, con le braccia incrociate e accostato alla parete esterna di quella recinzione che ospitava quello sgangherato trabiccolo, si concentrò su qualsiasi suono proveniente dall'interno della casa.
Nessun rumore di passi o nessun segnale della TV accesa giungeva al suo orecchio teso, quindi, indisturbato affrettò il passo, calpestando quel limitato giardino incolto, disseminato di erbacce fastidiose. Jack riuscì ad aprire la porta sul retro rompendo una mediocre lastra di vetro. Fece scattare la serratura e arrancando di soppiatto, si avviò al piano di sopra.
Uno spiraglio di luce lo bloccò sulla soglia di una stanza.
Sentì un rigurgito e con rinnovato impulso piombò in quel minuscolo spazio ristretto. Si avventò sulla culla del piccolo appena concepito.
Il bambino iniziò ad agitarsi per poi scoppiare in un pianto angoscioso.
Quella maledetta donna si svegliò dal sonno e iniziò ad urlare a squarciagola.
Anche quello stronzetto di Chad si svegliò e cercò di afferrarlo per prendere il suo pargolo.

✰03. Give Me Love ☆•A STARS TRILOGY•☆Where stories live. Discover now