Capitolo 56

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E con la mano stretta tra le sue, mi conduce nella mia stanza vuota

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E con la mano stretta tra le sue, mi conduce nella mia stanza vuota. Mi ci siedo piano e lo guardo negli occhi. Improvvisamente la mia mente lo vede sparire via da me, e senza rendermene conto, alzo le braccia e lo tengo stretto sbattendogli contro il mio petto, impaurita di vedermelo svanire come una nuvola di fumo. «Sta tranquilla, non vado da nessuna parte.» Mi sussurra piano, baciandomi la nuca, comprendendo fino in fondo le mie paure.

È come se ogni qualvolta mi passa un cruccio per la testa, Chad riuscisse ad arrivarci ancor prima di me, leggendo ogni mio orribile pensiero che mi sommerge da dentro. Si scosta per prendere le distanze da noi e poi prende posto accanto a me. Ci spostiamo verso al centro, appoggiando la schiena sulla spalliera del letto. Guardo un punto fisso distogliendomi dal guardarlo di sottecchi, mentre lui mi si avvicina cauto e mi poggia un braccio sulle spalle e mi fa adagiare su di lui, tenendomi stretta tra le sue braccia.

«Dunque, cosa credevi di fare andandotene via dalla nostra casa?» Mi domanda accarezzandomi i capelli. «La tua casa.» Rispondo con voce arrochita. «Dovresti saperlo che oramai è diventata anche la tua perché non posso viverci senza di te.» E le sue parole mi sconquassano il cuore, uccidendomi lentamente.

Casa nostra, dice lui... La sua presenza mi ha fregata di nuovo perché adesso che me lo ritrovo davanti agli occhi non riesco a lasciarlo andare. Sebbene non ho più un futuro da costruire e la mia povera anima è piegata sotto un cumulo di macerie e dolore, lo voglio ora più che mai nella mia miserabile vita.

L'ho trattenuto quando non avrei dovuto pretendere niente. Avrei dovuto lasciarlo andare ma non ci sono riuscita. Non appena mi ha stretto tra le sue braccia pensando che quel bambino fosse suo mi sono sentita morire. L'ho tradito. Ho tradito la sua fiducia. Non sono riuscita a impedirlo e adesso mi ritrovo ad essere madre. Un pensiero che mi tormenta perché so di non esserne capace. Anche se fossi sicura di chi sia il padre, non cambierebbe nulla. Io questo bambino non lo vorrei comunque.

Rimaniamo stretti ma sempre lontani con la mente. I miei pensieri si fanno sempre più insistenti e, senza rendermene conto cado in un sonno profondo. Gli incubi prendono il sopravvento e diventano reali, così veri nei miei sogni che mi fanno paura.

Mi vedo camminare nel buio. La mia mano è intrecciata a quella dell'uomo che amo poi, in un battito di ciglia, sposto lo sguardo e la mano che stringevo prima scompare. Sono sola, enorme per la gravidanza e disperata. Corro, chiamandolo a gran voce ma di lui non è rimasto più niente.

D'un tratto, vedo le sue spalle allontanarsi. «Chad!» Lo chiamo, imperterrita ma lui non si volta mai. Piango, urlo con tutto il fiato che mi rimane nei polmoni. Ne esce fuori un lamento strangolato che mi graffia la gola e affaticata, mi accascio per terra, allora, lui si guarda dietro le spalle e mi vede in difficoltà. Si avvicina per aiutarmi a rialzarmi ed io, con le gambe instabili mi fiondo sul suo petto. «Chad, amore mio!» «Amore mio?» Domanda lui con la fronte aggrottata. Io faccio un cenno di sì col capo e lui mi sposta allontanandomi dal suo corpo.

«Scusa ma io non ti conosco. Questa è la prima volta che ti vedo, non so nemmeno chi sei.» Sbianco e continuo ad insistere che stiamo insieme ma Chad sposta lo sguardo sul pancione. «No, ti sbagli. Questa è la prima volta che noi due ci vediamo. Non so come ti chiami e sicuramente quel bambino che aspetti non è mio perché non siamo mai stati insieme e non posso esserne di certo il padre.» «Chaad!»Un'altra voce cantilenante e gioiosa si mischia alle nostre, mi volto verso quell'eco. Una ragazza bellissima gli si avvicina e lo stringe per un braccio. Lui la guarda con quegli occhi innamorati ed io muoio. Chad le dice che stava solamente aiutando una ragazza incinta che era caduta. La ragazza allora si accorge di me e storce il naso. Lui le sorride in quel modo speciale, poi la prende per il viso e la bacia con passione.

Mi sento trafigge le viscere da parte a parte e cado nuovamente giù. Mi contorco al suolo, piangendo lacrime amare e improvvisamente non riesco a... a... respirare e in un attimo non esisto più.

Mi sveglio di soprassalto. Respiro con affanno e quando porto le mani alla faccia mi accorgo che la mia mano è stretta ad un'altra. La pelle mi si drizza di colpo quando vedo Chad seduto al pavimento. Ha il volto stravolto per la stanchezza di quel peso che gli ho inflitto e comincio a sentirmi come se fossi ancora vittima di quegli incubi.

Trattengo le lacrime che vorrebbero venir fuori perché non si accorge nemmeno di me che mi son svegliata. È proprio come in quel sogno. Lui non mi vede più.

Resto immobile ad assorbire il colpo. Sono morta, morta dentro, quando all'improvviso mi sento strattonare e non appena mi volto, un bacio mi coglie alla sprovvista. Chiudo gli occhi scacciando via quell'immagine aberrante di lui con un'altra ragazza. Me lo stringo addosso, incollando il mio corpo al suo e approfondisco il bacio. Chad mi salta addosso. Si spoglia dei vestiti che lo coprono e scostandomi le mutandine inizia a toccarmi prepotentemente. Non appena le sue dita mi sfiorano, mi inumidisco immediatamente come se fosse una replica istintiva legata alla sua forza nel possedermi totalmente. «Sei mia.» Ansima, squarciandomi a metà. «Sai perché so che sei mia?» Mi chiede tra un ansito e l'altro. «No.» Rispondo, andandogli incontro. «Lo so perché mi vuoi. Quando ti tocco, ti stringi tutta e ti strofini su di me in cerca di sollievo.» Poi, scostandosi i boxer mi penetra rude. Inizia a spingere e a pressarmi col suo peso mentre continuo ad imprimerlo dentro di me.

Mi prende con spinte feroci. Lo bacio avida di avere la sua bocca sulla mia, mi morde e mi segna con dei succhiotti per tutto il corpo. Lecca i capezzoli, li tormenta addentandoli e mi bacia dappertutto, arrivando al ventre. Lo bacia con reverenza, spargendo ripetutamente dei piccoli baci che mi infiammano l'anima, ed io, con le lacrime agli occhi lo tengo li, accarezzandogli i capelli mentre il suo viso si posa sulla mia pancia ancora piatta ma che adesso, ospita un esserino che sta per crescermi dentro, pronto a stravolgere le nostre vite. Lo trattengo premendolo nel punto che più mi fa soffrire e incidendolo in modo indissolubile vicino al mio cuore. Pian piano, scende ancora baciandomi e leccandomi anche li.

Singhiozzo senza limiti, scossa sia dalle emozioni che dal piacere che m'infligge la sua passione. «Guardami Hel. Questo non cambia nulla. Voi siete miei.» Ringhia tra i denti. Mi vede voltarmi di lato, costernata di umide lacrime, le asciuga e si sposta dietro di me. La mia schiena si aderisce sul suo petto mentre mi accarezza dolcemente il ventre, facendo scorrere ritmicamente le dita con tocco leggero. «Sei nostro. Nostro figlio. Io lo so.» Mi bacia su una spalla ed io inghiotto il dolore, seppellendolo dentro di me.

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L'Angolo dell'Autrice:

E lo so, forse è un po' confusionario da dove parto e non dicendovi chi è che parla... Comunque siamo tornati un po' indietro a quello che è successo prima che Helena si addormentasse. Sono voluta partire da li perché pensavo fosse giusto scrivere di quel momento. Comunque, ora sono nei casini perché ovviamente non ho un piano su come proseguire... si, vabbé di cose da scrivere ce ne sono tante ma il problema è che non so da dove partire, quindi mi ci vorrà più tempo per aggiornare (Come se non me ne fossi preso già abbastanza...). Detto ciò, oggi ha piovuto quindi, eccomi qua! Ah...ah...ah! Scherzi a parte, è da un paio di giorni che volevo scrivere ma ho avuto un mal di testa atroce che mi è durato sette giorni... ragazzi non vi dico nemmeno come sono stata. È stato terribile e non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico! Non riuscivo nemmeno a concentrarmi sulle parole... D_:

Vi auguro come sempre una: Buona Lettura sperando che il Capitolo sia di vostro gradimento, ovviamente!

Vi voglio bene Lettori Miei!

Un saluto.

-Clelia.







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