Capitolo 44

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Con l'andare dei giorni ero distrutto e tanto valeva, devastarmi fino in fondo

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Con l'andare dei giorni ero distrutto e tanto valeva, devastarmi fino in fondo. Senza più ritorno. Ogni volta che vedevo il suo sguardo vuoto, cercavo di allontanarlo, cancellandomelo via di dosso. Così, senza rendermene conto smisi di parlare con lei e pian piano, consumato dall'odio che sentivo per la mia persona, mi spensi completamente.

Non volendo ferirla, la allontanai sempre più da me poiché il ritorno di quella donna mi ha fuorviato da me stesso. Questo mi succede tutte le volte, quando Skylar Ripe soprannominata "La Russa", rientra prepotentemente a far parte della mia fottutissima vita.

Non ho nessuna via di uscita e ogni possibilità di amare sfuma via dai miei pensieri. La vedo lì, davanti agli occhi. Seduta sul divano del mio camerino, provocante e pericolosa come sempre.  

Le concessi di dirmi ciò che aveva da dire anche perché non potevo rifiutarmi di farlo. Continuava a parlarmi mentre io ascoltavo e annuivo. In verità non ascoltavo nulla delle parole che fuoriuscivano dalla sua bocca arrogante. I suoi capelli biondi erano perfettamente impeccabili e inevitabilmente, la mia mente a ritroso, ripercorse il primo ricordo che ho di lei. L'istante in cui la sua immagine piomba a capofitto nei miei affari e nel mio lavoro. Mi profondevo a trovare una soluzione per togliermela dai piedi. Volevo stordirla e portarla via da ciò che mi apparteneva. La sua presenza stonava con tutto il resto. 

Sapeva che non me ne fregava un cazzo, ma proprio per quello stesso cazzo che avevo attaccato al mio corpo che stavo attento, tenendomela ben stretta. Perché con una sola mossa avrebbe potuto rovinare ogni cosa che avevo costruito. Bastava che agitasse un dito e una delle sue unghie affilate di perfidia, mi avrebbe tranciato l'arnese a metà.

Mi sedetti vicino a lei, mantenendo un certo distacco e una calma non propriamente mia. Il profumo mi ottenebrava i sensi mentre lei si propendeva sempre più verso di me, accostandosi al mio corpo impotente. Ero come stordito e intanto, le sue mani facevano su e giù, toccandomi il braccio immobile e teso. Inerme. Provavo a scostarla. Lei si leccava le labbra, sapeva che voleva di più ma non sapeva affatto che io, avrei evitato di darle quello che lei bramava più di tutto.

Adesso avevo molto altro da perdere e lei non poteva fare di me ciò che più voleva. Non poteva più approfittarsi di me e cercavo in ogni modo di tenermela lontana. 

«Sai perché sono qui, vero Chad?» La pelle mi si rizzò dal gelo che provavo dentro e arrendevole annuii piano. «Bene, allora non c'è nient'altro da dire.» Fece per spogliarmi quando io le bloccai le braccia, fermandole quelle mani smaniose di avermi. «Che ne dici se prima non festeggiamo il tuo ritorno come si deve? Un altro po' di sano e puro alcol ti va'?» Skylar socchiuse gli occhi, scrutando ogni mia possibile mossa, poi, vedendomi innocuo annuisce. «Ok, non può farmi altro che bene.» 

Con un sospiro di sollievo l'abbandono sul divano e vado a prendere una bottiglia di Vodka che tengo nascosta nel frigo. Dandole le spalle agisco d'impulso. Apro un cassetto e arraffando ciò che mi occorre per mettere fine a tutto ciò, le metto un sonnifero dentro. Stringo forte gli occhi per quello che sto per fare ma non posso permetterle di andare oltre, so che se lo facessi non mi potrei più perdonare. Deluderei Helena e rovinerei tutto. Non potrei sopportare di essere l'artefice delle sue sofferenze. Un "no" non è mai contemplato quando rischio di perdere il lavoro per uno stupido errore che ho commesso in passato.  

Mescolo la soluzione ad ogni mio problema e lo vedo sciogliersi, confondendosi con la Vodka. Cerco di sembrare tranquillo e con nonchalance le passo l'alcol che tengo in mano. Skylar mi ringrazia e trangugia la miscela esplosiva che le ho personalmente riservato. Tanto nemmeno se ne accorgerà di quanta cocaina, pasticche e droghe che si fa mandar giù in ogni modo possibile. 

«Allora come vanno gli affari?» Le chiedo distraendola dal gusto della sua bevanda. «Mai andati meglio.» E non appena risponde, sbatte le palpebre e collassa sul mio divano. La prendo in braccio e la porto via dal mio camerino. La lascio nelle mani di un tizio che lei conosce, non preoccupandomi di nulla che la riguardi, poiché il suo male peggiore è se stessa.

Questa donna rasenta il diavolo. Sotto mentite spoglie.  



Dopo averla rivista, non riesco più a togliermela di torno. La trovo ovunque. Alla A Stars, nel mio camerino e dovunque io vada. Torno tardi perché non voglio far preoccupare Helena e anche perché non voglio ritrovarmela in casa mia. Tra i pensieri che mi procura Kaelan e quelli che riservo per l'incolumità di Helena e me stesso adesso, si moltiplicano con la presenza di Skylar. 

Non posso più dormire la notte, ogni sogno che faccio è un incubo insopportabile, ogni tocco della mia Hel, si trasforma in qualcosa di malvagio che prima non era. Sono rotto e non c'è più niente che io possa fare per evitare l'inevitabile. 


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L'Angolo dell'Autrice:

Ed eccovi qui, finalmente sono riuscita a svelarvi cosa è realmente successo in quel determinato Capitolo 42. Che ne dite? Lo avete perdonato? Vi piace come ha reagito Chad alla presenza della Russa? Eh sì, il ragazzo non ha fatto proprio niente eppure se ne va' via la sua etica morale mettendole del sonnifero nell'alcol per farla crollare...

Spero che vi sia piaciuto fino a qui!

E come sempre vi auguro una Buona Lettura e alla prossima!

-Clelia. 

✰03. Give Me Love ☆•A STARS TRILOGY•☆Where stories live. Discover now