CAPITOLO 85

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Non ne posso più di quel lampeggiare intermittente, mi alzo piano, vado vicino al comodino di Erika, prendo il mio telefono... 

357 messaggi di WHATSAPP, 198 chiamate perse e un centinaio di messaggi in segreteria... leggo e ascolto qualcosa... poi decido che fa troppo male... sentire la tua voce... quelle parole... basta devono finire... 

Mi siedo sul letto e ti scrivo, mentre le lacrime ora sono copiose, mi bagnano il viso e il pigiama... e inizio anche a singhiozzare...

Erika dorme o, forse, finge per lasciarmi sfogare... uso parole forti dettate dalla rabbia, ma anche dalla disperazione per un amore che poteva essere l'Amore... e che invece... alla fine non riesco a non scriverti quel nomignolo... accarezzo il mio bracciale, uguale al tuo... con quella piccola lettera che è tutto, l'amore, la vita, tu... ma che, ora, dovrà diventare solo un ricordo... poi spengo il cellulare... come se quel gesto potesse essere l'interruttore che spegne anche la luce del nostro amore, quell'amore in cui mi avevi fatto credere così profondamente... che ora sarà un bel casino liberarsene, se mai ne sarò capace... ma che, soprattutto, non vorrò mai più provare... fa troppo male... se solo avessi ascoltato quella vocina quando mi diceva di non farmi coinvolgere in qualcosa di più grande di me...

Sto tornando a casa... questa volta, però, sarà più dura di sempre... dovrò lasciarla, ma non per venire da te, come speravo con tutto il cuore... anche se, purtroppo, dovrò lasciarla per trasferirmi proprio nella tua città, in quella città che per me è noi... quel noi che tu hai calpestato e distrutto e che, ora, non esiste più...

Non posso rinunciare al nuovo lavoro che ho chiesto ed atteso con tanta trepidazione... non posso deludere chi ha creduto in me così tanto da darmi tutta la fiducia che un progetto simile prevede... loro non centrano, non sanno... e io, ora, non so nemmeno se realmente merito tutta questa stima... mi sento così inadeguata, ora... si, perché mi ero convinta di essere in grado di sostenere le responsabilità che ne derivano, avevo te al mio fianco e tutto era possibile... ma ora... beh, ora, tu non ci sei e non ci sarai più... quindi io dovrò mettermi d'impegno per dare il meglio di me, mi butterò a capofitto in questo lavoro... tanto non avrò altro da fare a Milano... e non ho intenzione di muovermi oltre lavoro e casa... cazzo, dovrò cercare anche un appartamento, ora...

Vengo distolta dai miei pensieri dalla vista di qualcosa che non mi aspettavo... la tua macchina davanti casa mia... e tu appoggiato ad essa... stai fumando di sicuro... non ti vedo... sei di spalle, ma ti riconoscerei anche se ti incappucciassi come il membro di una setta misteriosa... 

Jeans neri, cappotto lungo, cappuccio della felpa che sbuca dal colletto... capelli disordinati... non riesci a tenere ferma quella gamba anche se sei appoggiato... sei nervoso... lo percepisco da qui... perché, poi?... Hai fatto la tua scelta... cazzata o no, non mi importa... sai, che penso in merito... poi mostrato così pubblicamente... no, basta non ce la posso fare...

Mentre le lacrime continuano a scendere veloci e calde sulle mie guance... non hanno mai smesso da ieri pomeriggio... mi affretto a dire ad Erika, che sta guidando...

"Tata, per favore gira qui... subito dai... poi ti spiego..."

Quasi urlo, allungando una mano sul volante... lei obbedisce, pur non capendo... dopo un pò mi guarda interrogativa e mi chiede...

"Si può sapere che ti è preso? Perché non sei voluta andare a casa tua?... E, poi, dove andiamo ora?"

La guardo, chiedendole scusa con gli occhi prima che con la voce...

"Scusami... c'era Marco... ti prego, portami da Simo!"

"Cavolo tata, ma non ti scusare... io non me ne ero accorta! Tranquilla, ora la chiamo e le dico che stiamo andando da lei, tanto ieri sera mi ha detto che oggi non andava al lavoro per venire da te!"

LA MIA LETTERA PER TEWhere stories live. Discover now