CAPITOLO 116

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Mi sveglio... apro lenta gli occhi, ci sono luci a neon fastidiose... un'insopportabile odore di disinfettante invade le mie narici... che non sono libere... qualcosa è inserito in esse... mi irrita le mucose... cerco di toccarmi il viso, ma mi rendo conto che pure le mie braccia sono legate a tubi collegati a macchinari, di cui, ora, percepisco anche il suono... uno sgradevole ticchettio, interrotto ad intervalli regolari da un suono più stridulo... d'istinto sposto una mano sul ventre... dove scopro due grosse fasce che bloccano due sonde collegate ad un apparecchio che anch'esso emette suoni, simili a battiti cardiaci... ma molto molto deboli... e che, inoltre, stampa di continuo un foglio con quelli che mi sembrano grafici tipo quelli che rivelano terremoti simili... non capisco, ma sono preoccupata, angosciata... sono in ospedale... ma che ci faccio qui? Non lo ricordo... provo a pensare... ma la testa pulsa troppo così rinuncio...

Pochi istanti dopo si apre la porta ed entra un ragazzo alto, moro, con i capelli lunghi e un folto barbone scuro... mi guarda in modo sorpreso, pare sollevato nel vedermi sveglia...

"Ehi, Giò... ti sei svegliata, come ti senti?"

Poi si avvicina al letto... mi accarezza la fronte... io lo fisso interrogativa...

"Sono Giovanni, non ricordi?... Ora chiamo il dottore"

Mi dice calmo, premendo il pulsante a fianco di quello scomodo letto...

Io continuo a guardarlo, mi dice qualcosa quel volto, quel nome... ma non riesco a ricordare... poi il silenzio viene interrotto da una melodia che, invece, mi è subito famigliare... conosco quella canzone... quella voce...

... sono giovane lo so, ma penso già a come andrà a finire...

Canticchia la mia mente... poi un nome si fa largo dentro di me... urlato a squarciagola da ogni singola cellula del mio corpo... <Marco>...

"Marco"

Esce dalle mie labbra mentre la mia mente lo formula nella mia testa... Giovanni mi guarda, sorride, mentre risponde a quel telefono posato sul comodino accanto a me...

"Pronto?... Simo, si sono qui... si è appena svegliata... ma non si ricorda di me...".

Poi entra il medico con due infermiere e lui si allontana... ma sento ancora...

"... però appena ha sentito la suoneria del suo cellulare ha chiamato Marco..."

Non ho più tempo di pensare, iniziano a misurarmi la pressione, la temperatura, a farmi domande su come mi sento, controllano i tracciati di quei macchinari... ma ad un certo punto smetto di preoccuparmi di loro... continua a tornarmi in mente quel nome, solo quel nome... Marco... come se fosse la chiave di tutto... poi, d'improvviso la frenesia esplode in quella stanza... uno di quegli apparecchi smette di funzionare, non suona più... il medico ordina qualcosa ad una delle infermiere... poi qualcosa viene introdotto in una delle flebo alle mie braccia e pochi secondi dopo gli occhi mi si chiudono... le palpebre sono troppo pesanti... la testa è vuota... cado in un sonno profondo, senza pensieri... o quasi...

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"... No, non l'ho ancora avvertito.... è ancora all'instore... volevo prima capire come stava davvero, prima di allarmarlo... ma ora chiamo Marta e le dico tut..."

Si interrompe, sentendo rumori e movimenti bruschi provenire dalla mia camera... poi la porta si pare... un'infermiera esce di corsa e chiama un portantino, che arriva con una barella... entrano, per poi uscire pochi secondi dopo con me su quel lettino mobile... la concitazione è alta... Giovanni chiede cosa succede, ma nessuno lo considera, si dirigono verso un ascensore di servizio e il silenzio torna alla chiusura di quelle porte...

LA MIA LETTERA PER TEWhere stories live. Discover now