CAPITOLO 117

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Mi sono svegliata da poco... in una stanza asettica, bianco ovunque... rumori ovattati arrivano alle mie orecchie, i flash intermittenti, forse di un neon giunto al suo capolinea, impediscono ai miei occhi di restare aperti... tento di parlare, ma la voce non esce... come bloccata infondo alla gola... muovo le braccia, ancora quei tubi a tenermi legata a flebo e non so che altro... poi... le gambe... ma... ma le mie gambe non si muovono... panico... che succede?!... Perché non rispondono ai miei stimoli?... respiro... respiro a fondo... devo calmarmi... ragionare... ascolto il mio corpo... uno strano gonfiore... si, dal bacino fino ai piedi... mi sento il doppio di me... sembra come... si, come quando mi hanno operata al ginocchio... l'epidurale... ecco di cosa si tratta, il motivo per cui mi sento così... ma... d'istinto allungo una mano sul mio ventre... non ci sono più quelle fasce... e... non si sente più neppure quel ticchettio di prima, era debole, ma... oddio... oh, no... non può essere...

"Marco?"

Chiamo con tutta la voce che riesco a recuperare dalle viscere del mio corpo...

"Oh, signorina si è svegliata... ora chiamo il dottore"

Un'infermiera mi ha parlato in modo dolce dopo aver controllato velocemente il macchinario al mio fianco... pochi attimi dopo rientra insieme ad un uomo, sui 60 anni credo, biondo, occhi verdi, bell'uomo... con voce pacata inizia a parlarmi... ma la sua espressione tirata svela più di quanto vorrebbe...

"Ben svegliata Giorgia! Che piacere vederti qui, con noi... io sono il dottor Franceschini, ma puoi chiamarmi Dario... Come ti senti?"

Troppi convenevoli per i miei gusti... ho bisogno di sapere che mi succede, cos'è accaduto, se il mio scricciolo sta bene e... dov'è Marco?... Ho bisogno di lui, ora...

"Mi scusi dottore, ma ora non ho voglia di presentazioni o altro..."

Riesco a dire con un filo di voce, poi devo respirare a fondo, recuperare fiato...

"Si, lo immagino... ma non si sforzi, ora, è ancora molto debole"

"Mi dica come sta il mio bambino..."

Sussurro, senza rendermi conto delle leggere gocce calde che iniziano a percorrere il mio viso, silenziose...

"Ehm... Giorgia ora deve pensare a risvegliarsi completamente, poi parleremo di tutto il resto..."

Mi risponde dolce, ma fermo... girandosi per uscire... gli afferro debolmente un polso, costringendolo a fermarsi e girarsi di nuovo verso di me...

"No, me lo dice ora... tanto è chiaro dalle sue parole che non va bene... Dario, vero?!",

dico risoluta, disperata, anche se con un filo di voce... lui annuisce, abbassando lo sguardo...

"Ti prego, dimmi che non è... che non è... per favore... scricciolo non può essere..."

Il dottore mi prende la mano stringendola nella sua e con lo sguardo più tenero possibile mi comunica ciò che mai vorrei sentire, ma le mie orecchie adesso non sono più ovattate...

"Si, Giorgia, purtroppo il tuo bambino... non c'è più... era compromesso... e abbiamo dovuto scegliere... i tuoi genitori e il tuo fidanzato erano d'accordo che la tua vita fosse troppo importante per loro... soprattutto perché non c'erano garanzie se..."

Non lo sento più... i miei li posso capire, ci provo almeno, ma... <Marco, che hai fatto?!... Hai, volontariamente, ucciso scricciolo, il nostro scricciolo... ma... che senso ha?!... Perché?... Che cosa può valere la mia vita ora?... Io ce la potevo fare... si, ce l'avrei fatta per lui, per te, per noi... invece... hai distrutto il nostro sogno... il nostro bambino non c'è più... ed è colpa tua... come hai potuto?!... Ti odio, ti odio Marco!>, i miei pensieri scorrono veloci, come le mie lacrime... Dario si accorge che ho smesso di ascoltare le sue parole, così mi scuote leggermente e quando i miei occhi incontrano i suoi mi dice...

LA MIA LETTERA PER TEWhere stories live. Discover now