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21 Novembre, Riverdale

''L'aereo sta per attraversare la fase di atterraggio, tutti i passeggeri sono pregati di allacciarsi le cinture, grazie'' La voce dell'altoparlante mi risvegliò dai pensieri inducendomi a compiere l'azione richiesta mentre un sospiro pesante abbandonò le mie labbra.

Quel giorno la mia vita avrebbe preso una svolta disarmante dal momento che ero stata costretta ad abbandonare la mia amata Los Angeles per raggiungere Riverdale, una piccola e fredda cittadina, dove sarei stata ospitata da alcuni amici di famiglia.

Come mi sentivo? Sinceramente non sapevo spiegarlo, avevo una moltitudine di emozioni contrastanti che girovagavano dentro di me, mandandomi in confusione. Ormai non sarei più potuta tornare indietro.

Serrai le palpebre quando l'aereo incontrò una piccola turbolenza durante l'atterraggio, per poi aprire gli occhi solo dopo essere stata completamente sicura che non ci fossero pericoli.

Mi slacciai la cintura, alzandomi dal posto che mi era stato recapitato accanto al finestrino, immettendomi nel corridoio, seguendo la mandria di persone fino all'uscita.

Mi diressi all'interno della grande struttura, fermandomi davanti al nastro trasportatore mentre attendevo che la mia valigia mi venisse restituita. Non appena l'adocchiai mi affrettai ad afferrarla per poi muovermi verso una scala mobile che mi avrebbe condotto all'uscita.

Mi guardai attorno estremamente spaesata, sentendomi come se non mi sarei mai abituata a quel tipo di vita completamente lontano da quello che avevo intrapreso fino a qualche giorno prima.

Giunsi al piano principale, infestato da una moltitudine di persone che sembrava non comprendere dove dovesse andare. C'era chi osservava il tabellone dei voli con estrema confusione, chi correva verso il check in, chi si lamentava con l'assistenza per aver smarrito il proprio bagaglio e infine chi si ricongiungeva con i propri cari.

Il mio cuore ebbe un sussulto di fronte a quella scena...io non avrei potuto più fare una cosa del genere...Provai reprimere il mio dolore mentre cercavo Roxy tra la folla. Erano passati ormai diversi anni dall'ultima volta che l'avevo vista ma ricordavo perfettamente ogni singolo tratto del suo viso.

«Cheryl!» Voltai velocemente il viso non appena sentì pronunciare il mio nome, incontrando all'istante gli occhi della donna che stavo cercando...era esattamente uguale a come me la ricordavo.

Abbozzai un piccolo sorriso mentre goffamente mi avvicinavo alla sua figura, sospirando non appena due braccia mi circondarono le spalle, stringendomi possentemente. Chiusi gli occhi per qualche istante beandomi leggermente di quella piccola quantità d'affetto. Per un attimo mi parve di abbracciare la mamma...dio quanto mi mancava.

«Ma quanto sei cresciuta! Quanto tempo è passato dall'ultima volta? Dio sono cosi felice di vederti.» Affermò entusiasta, accarezzandomi delicatamente il retro del capo.
«Credo siano passati dieci anni. » Risposi dolcemente, facendo incontrare i nostri sguardi.

«Dammi pure i bagagli, li porto io. Gli altri dovrebbero arrivare entro questa settimana.» Esclamò, prendendo lo zaino che tenevo in mano, ma la fermai quando cercò di afferrare anche la mia valigia.
«Roxy davvero non preoccuparti, ce la faccio. Non serve che ti scomodi per me.» Mormorai incurvando leggermente le labbra in un piccolo accenno di sorriso, vedendola annuire successivamente.

Ci incamminammo all'esterno dell'aeroporto, raggiungendo la macchina, riponendo il mio materiale nel portabagagli per poi prendere posto sui sedili anteriori.

Roxy mise in moto, accendendo la radio, impostando un volume estremamente basso che avrebbe fatto da sfondo alla nostra conversazione, per poi uscire dal parcheggio immettendosi nella strada principale.

Choni one shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora