Capitolo 1

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"Usate bene il tempo perché non sappiamo quanto ne avremo a disposizione."

Un bar, un bicchiere di whisky e un barista che di sott'occhi mi osservava: poteva mai essere così avvilente e monotona la vita di una donna di ventisei anni?

Sorseggiavo il whisky mentre osservavo un gruppo di ragazzini, avranno avuto massimo sedici anni, giocare a biliardo e battersela su chi è il più forte, una risatina incontrollata fuoriuscì dalla mia bocca per poi posare il bicchiere vuoto sul bancone.
Sono sette anni, sette fottuti anni da quando la mia vita fu stravolta da un viaggio non programmato, amicizie lasciate al vento, un amore perduto e il posto tanto meritato come capogruppo dell'FBI ceduto a Melinda.

«Un altro!» Mi rivolsi al barista.

Si girò verso di me, ispezionandomi, il ché mi fece roteare gli occhi per il fastidio e mi versò dell'altro whisky, vidi il suo intento, era pronto per parlare, cercare di iniziare una conversazione che io avrei troncato all'istante, gli risparmiai la fatica poiché bevvi il whisky, lasciai i soldi sul bancone e mi diressi al tavolo da biliardo, l'unico libero.

«Vediamo cosa riesco ancora a fare!» Parlai tra me e me.

Centrai la pallina e la vidi colpire le altre e mandarle in buca, sorrisi soddisfatta finché non sentì un alito caldo solleticarmi il collo alle spalle, mi voltai di scatto, un ragazzino presumibilmente sulla ventina mi osservava con uno sguardo malizioso, non c'era bisogno di molto per capire cosa volesse.

«Ti do' tre secondi per spostarti.» Gli dissi con calma, guardandolo di sbieco.

Iniziò a ridere come se avessi detto che avevo un corno in fronte per poi ritornare al suo sorrisetto malizioso.

Perché devono capitare tutti a me!

Pensai, lo guardai truce, a momenti l'avrei preso a sprangate nei denti però non volevo essere violenta quindi aspettai che se ne andasse di sua spontanea volontà, ciò però non accadde.

«Sei davvero simpatica.» Disse ridendo.

Gli tirai una gomitata nello stomaco, facendolo piegare in due e me la svignai fuori dal locale, finì la mia corsa quando arrivai alla mia auto e tirai un sospiro di sollievo.
Il telefono iniziò a squillare, corruciai la fronte poiché era sera tardi e non sapevo chi potesse essere a quell'ora.
Cercai il telefono nella borsetta, imprecando, come mio solito, lessi Melinda e risposi subito allarmata.

«Hope, come stai?» La sentì con un tono pimpante e felice.

Avrei voluto mandarla al diavolo perché mi aveva fatta preoccupare però mi trattenni, non potevo essere sempre scorbutica.

«Melinda, io sto bene, tu invece?» Le risposi mentre salivo nell'auto.

Accesi il motore e mi incamminai verso casa.

«Bene, il capo è diventata ancora più pressante di prima!» Urlò.

Risi per poi rassicurarla mentre ero intenta a parlare con Melinda vidi dietro di me un'auto che mi stava seguendo già da un bel po', corrugai la fronte, non riuscivo a capire chi fosse e soprattutto cosa volesse da me.
Svoltai in una via sconosciuta ma l'auto era ancora alle mie calcagne, capì che mi stava veramente seguendo e dissi a Melinda che l'avrei richiamata più tardi per poi riattaccare.

«Chi sei?» Esclamai, parlando tra me e me.

Decisi di seminarlo poiché non mi andava di affrontare la persona a bordo, non ero neanche armata, premetti l'acceleratore, svoltando all'incrocio in una via poco illuminata, non tanto ideale come posto durante un inseguimento ma non sapevo minimamente dove andare, vidi di sbieco l'auto e capì che dovevo tornare nell'affollato centro della città per potermi perdere nella confusione delle altre auto.
Diedi un colpo di sterzo improvviso e girai, passandogli accanto, non riuscì a vedere il conducente poiché non vi erano tanti lampioni in quella via ma poco importava, in quel momento l'importante era liberarmene, continuai a guidare ad una velocità al di sopra delle righe, premendo sempre di più l'acceleratore e sperando che non mi uscisse qualche auto davanti, arrivai a pochi chilometri dal centro della città e guardai nello specchietto retrovisore, l'auto non c'era più però avevo paura che potesse spuntare da un momento all'altro quindi non decelerai, solo quando arrivai nelle affollate strade del centro decisi di lasciar andare l'acceleratore poiché avrei corso il rischio di fare un incidente, continuai a guardare nello specchietto retrovisore ma dell'auto nessuna traccia, decisi di tornare a casa e quindi svoltai nella via che mi avrebbe condotto verso casa mia finché dal nulla spuntò una figura in mezzo alla strada che mi fece frenare di botto e chiudere gli occhi per paura di averla investita, li riaprì pian piano ma davanti a me non vidi più nessuno, mi guardai intorno ma non c'era nessuno e sentì la pelle diventarmi d'oca, premetti l'acceleratore, sperando di arrivando il più presto possibile a casa.

Cosa è stato?

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now