Capitolo 7

568 14 1
                                    

«Jenny, lascia stare quel bicchiere!» Ero di fronte ad una scena a dir poco esilarante, Johnny Taylor insultò Jenny perché era geloso che lei uscisse col barista della caffetteria, davanti all'intero ufficio, nonostante lei non gli abbia mai dato modo di sperare in un loro avvicinamento Johnny si comportava come se fossero già marito e moglie, abbastanza psicopatico.

D'altro canto Jenny non si lasciò intimidire e dopo avergli dato un destro ben assestato sullo zigomo afferrò il suo bicchiere di caffé bollente con l'intento di versarglielo addosso.

«Jenny, basta!» Cercai di calmarla ma i suoi occhi erano diretti sulla figura inerme di Johnny che si teneva dolorante la guancia.

Sbuffai infastidita al pensiero che da lì a poco sarebbe arrivata Rutherford pronta a bacchettarci perciò cercai di mettere fine al battibecco per evitare il peggio.

«Hope, lasciami stare!» Esclamò Jenny divincolandosi nella mia presa ferrea sulle sue braccia.

«Che succede qui?» I miei colleghi tornarono ognuno sulla propria sedia, come se prima non stessero osservando lo spettacolo di quei due litigare mentre Rutherford fece la sua entrata affiancata dal solito damerino che gli fungeva da assistente.

Jenny si fermò di scatto mentre Johnny si sedette alla sua scrivania, lo trucidai con lo sguardo per il vigliacco che era.

«Nulla Capo, un insulso battibecco.» Risposi sorridendo nervosamente.

Jenny accanto a me trasalì dalla paura e sentì le sue mani aggrapparsi al mio braccio.

«Quindi quando io non ci sono voi litigate come bambini dell'asilo?»

Il suo ragionamento non faceva una piega ma non potevo tradire Jenny che in quel momento era tutto fuorché tranquilla.

«Mi scusi, Capo.» Disse Jenny con una voce sottile.

Rutherford la guardò con superficialità dall'alto per poi andarsene nel suo ufficio, sospirai sollevata ma la calma durò poco.

«Taylor, Anderson e Williams nel mio ufficio, ora!»

L'ultima parola di Rutherford fu un grido che fece trasalire tutto l'ufficio.
Jenny mi guardò preoccupata e ci incamminammo verso l'ufficio del Capo.

«È ineccepibile un simile comportamento sul posto di lavoro!» Esclamò furiosa Rutherford camminando avanti e indietro con le mani posate dietro la schiena, una postura composta e uno sguardo da rabbrividire.

Noi tre eravamo seduti su delle poltroncine davanti a lei con lo sguardo abbassato e Jenny quasi sul punto di piangere.

«Williams non ha nulla da dire?» Ingranò ancora di più la marcia Rutherford osservandola da sotto i suoi occhiali, sentì Jenny trasalire sulla poltroncina ma non si scompose del tutto.

«Mi scusi ma Taylor mi ha offeso pesantemente e non ho perso la lucidità.»

Il mio collega Taylor la guardò arrabbiato di sott'occhio e in cambio gli dedicai un'occhiata furiosa che fece distogliere la sua attenzione da Jenny.

«È vero, agente Taylor?» Lui guardò il Capo per poi girarsi verso Jenny, Rutherford lo richiamò e spostò immediatamente la sua attenzione sulla figura davanti a lui.

«No, io ero tranquillamente seduto alla mia scrivania che stavo svolgendo il mio lavoro quando l'agente Williams mi ha importunato.» La mia bocca formò una perfetta O e la stessa cosa successe a Jenny che iniziò a tremare dalla rabbia accanto a me, ciò non sfuggì a Rutherford che la guardò severa per poi rivolgere nuovamente la sua attenzione su Johnny.

«Che non si ripeta più!» Esclamò, forse capì che Johnny inventò tutto e si limitò a non prendere provvedimenti per nessuno dei due.

«Sei un depravato!» Esclamò Jenny verso Johnny appena uscimmo dall'ufficio della Rutherford, non diede il tempo a Johnny di rispondere che già se n'era andata.

Seguì Jenny non prima di guardare il depravato con rabbia che lo fece deglutire e girare il volto.

«Jenny, stai bene?» Le chiesi nell'auto, un silenzio fastidioso regnava e capì che ancora doveva sbollire la rabbia per l'affronto che ebbe con Johnny.

«Ti rendi conto cosa ha detto quella razza di energumeno?» Sbottò furiosa.

Rimasi composta continuando a guidare e le rivolsi un'occhiata di comprensione.

«Jenny lo sai che ha una cotta per te praticamente da sempre, non dargli peso.» Lei sbuffò guardando fuori dal finestrino con un'espressione furiosa.

«Appunto, dovevo mandarlo al diavolo già un bel po' di tempo fa!» Rispose, capì che doveva ancora riprendersi da ciò che era successo poco fa e rimasi in silenzio lasciandola nella sua pace.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now